Capitolo 154

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Certe volte, sarebbe così semplice se la gente semplicemente si parlasse. La spiegazione, per quanto assurda è sempre più comprensibile del silenzio. A quello è tremendamente difficile dargli un senso. È come dire che hai un buco nero e ci devi trovare qualcosa all'interno. Non puoi.

Quella sera, i due si erano coricati stando ognuno nella propria parte del letto e guardando il soffitto dell'enorme baldacchino. Cirilla alla fine si era addormentata su un fianco. Henry la osservata e la riempì di baci, dato che non aveva potuto farlo mentre era sveglia.
Sperò che lo sapesse, che la amava con tutto sé stesso.

Poi cedette anche lui all'abbraccio di Morfeo. Solo per precipitare in un sogno frastagliato e pieno di incubi. Si svegliò di soprassalto nel cuore della notte e cercò Cirilla.

La ragazza, che aveva il sonno abbastanza leggero lo sentì strillare dallo spavento e si alzò stropicciandosi gli occhi.

Prima che potesse chiedere, Henry l'aveva tra le braccia. "Ti ho spaventato, mi dispiace."

"Hai fatto un brutto sogno?" chiese cercando di essere fredda.

"Sì." Non ci riuscì dopo quella affermazione. Così si coricò sul petto di Henry intrecciando le dita con le sue. Il ragazzo si calmò immediatamente. Anche lei aveva avuto lo stesso destino uscita dalle grinfie di Tristan e pregò che la ragione per cui Henry era così distante, fosse la stessa.

"Cosa hai sognato?"

"Che eri sparita di nuovo." Cirilla gli baciò la guancia dolcemente.

"Siamo al sicuro qui, Henry. Nessuno mi porterà via da te." Gli sussurrò Cirilla disegnando con le dita i tratti dei muscoli sul petto nudo. "Questo ovviamente se il sesso continua perché non posso garantire di restare con te senza." Lo disse scherzosamente ma quella mancanza ferì Henry. Lui voleva tanto poter fare l'amore con Cirilla, era una delle sue cose preferite e lei era convinta adesso che non la trovasse attraente.

La cosa lo preoccupava.

Dopo quella affermazione nessuno dei due riuscì a chiudere occhio fino a che non si fece quasi l'alba.

Henry si era appisolato pesantemente quando un raggio di sole gli accecò gli occhi in maniera insistente. Dovette svegliarsi e scoprire che Cirilla non era al suo fianco. La cosa lo mandò al manicomio.

Saltò fuori dal letto e come un pazzo, corse verso la cucina a chiedere a Liv.

"Calmati, Henry." lo rimproverò Liv passandogli un bicchiere di latte caldo. Il ragazzo lo accettò ma non si sedette finché Liv non gli disse che Cirilla era impegnata con il consigliere per decidere alcune faccende prima che venisse il re svedese.

"Non l'ho sentita alzarsi." Spiegò bevendo un sorso.

"Devi prenderla con più leggerezza, principino. O ti verrà un colpo." Henry schioccò la lingua e la guardò serio come sapeva fare solo lui.

"Liv, un giorno che l'ho persa di vista, me la sono ritrovata chiusa in una torre. Un'altra volta, se né andata tra le braccia del danese dove è finita sua prigioniera. Perdere d'occhio Cirilla non mi lascia mai tranquillo." Spiegò sospirando.

"Indubbiamente, ma Cirilla è una persona che se la cava anche da sola. E non ha bisogno che tu ti preoccupi così tanto."

"Dissento caldamente."

"Prendi un biscotto, va." Disse Liv per zittirlo. Quando ebbe mangiato, Henry si sentì meglio. La cuoca congedò le donne che si affaccendavano per la cucina e posando i gomiti sul tavolo sporco di farina, osservò Henry.

Ci vollero due secondo perché Henry sospirò e si infilò una torta di luna in bocca come protesta prima di dire: "Te l'ha detto? Non ci posso credere."

"Certo che me lo ha detto. Che ti prende?" chiese in modo materno Liv.

"Nulla, può capitare a tutto." Si difese il principe e Liv gli tirò uno strofinaccio in faccia.

"A tutti, certo a te? No. Tu non mi dai l'aria di uno che può fare cilecca con Cirilla a meno che non sia in fin di vita. Sei un bravo soldatino, abbiamo visto tutti come l'hai presa su quella panchina, principino. Che ti prende." Chiese ancora e Henry si guardò le dita sporche di zucchero.

"Non mi va di parlarne." Ammise e Liv annuì comprensiva.

"è una cosa tanto brutta?"

"Sì." Liv fece il giro del tavolo e gli posò una mano sulla spalla rassicurandolo.

"Allora non preoccuparti. Risolvila con i tuoi tempi. Ma non metterci troppo. Cirilla è incinta e non ha solo voglia di cibo, purtroppo per te principino."

Henry avvampò e si alzò abbandonando la cucina con una scusa.

Liv ridacchiò guardandolo sparire con la nuvola di fumo che aveva la sua stessa sagoma.

Cirilla era nello studio reale, indossava un abito verde più largo e aveva dei cerchi appena accennati sotto gli occhi. Quando vide Henry gli sorrise appena prima di tornare a parlare con il consigliere.

"Lasciateci, per favore." Ordinò Henry e l'uomo assieme a due servitori guardarono Cirilla che annuì. Andarono via c chiudendo la porta alle loro spalle.

"Stamattina non mi hai svegliato." Il tono era accusatorio, Cirilla lo aveva notato.

"No, eri stanco ho preferito lasciarti riposare."

"Non farlo più."

"Cosa? Farti dormire tutto il giorno?"

"Andartene senza dirmelo." Lo scambio fu secco e conciso. Cirilla si morse il labbro sollevando il capo dalle carte che aveva sotto le dita e lo squadrò incattivita.

"Ho delle faccende da sbrigare, non puoi aspettarti che ti faccia sempre sapere dove sono."

"lo pretendo Cirilla. Non voglio sentire ragioni su questo."

"Anche Tristan lo pretendeva e non è finita bene."

"Smettila." Henry strinse i pugni. C'era tensione nell'aria, Henry si sentiva una molla piena di cattivo umore pronta a rompersi. "Smettila di paragonarmi a lui ogni volta che faccio qualcosa che non ti va bene."

"Tu smettila di comportati come lui. Sono passata sopra al fatto che ti sei comportato male con il re svedese, ma non accetto che tu ti comporti così con me."

"Sei mia moglie, Cirilla. Le cose sono diverse."

"No, le cose non cambiano." Replicò rapida prendendo un foglio e portandolo alla luce del sole per dare le spalle a Henry. Il ragazzo glielo sfilò di mano e lo posò sul tavolo di prepotenza. Cirilla si toccò il ventre per calmarsi e socchiuse lo sguardo per intimidirlo.

"Non te lo chiedo perché voglio controllarti." Spiegò finalmente Henry. "Te lo chiedo perché impazzisco quando non ti vedo e inizio a pensare a tutto quello che potrebbe succederti. Non voglio saperlo perché voglio impedirti di farlo, potresti anche dirmi che vai a caccia di unicorni e io ti lascerei andare senza problemi, ma voglio saperlo per non smattare."

Cirilla lo comprendeva, lo capiva e sapeva anche che era giustificato. Tuttavia, le dava fastidio che lui non le parlasse di cosa lo stessi corrodendo così nel profondo.

"Lo farò, solo quando sarai sincero con me e mi dirai cosa c'è che non va."

"Non voglio farlo."

"Peccato, allora continuerò a fare come mi pare anche io." E passandogli accanto, uscì dalla stanza.

Era tremendamente testarda, per dio.

Però quanto era bella quando gli metteva il broncio.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora