Capitolo 149

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Henry si risvegliò la mattina seguente sudato e vomitò quello che credeva essere tutto il rimasuglio della droga che aveva ingerito.

Era al castello sfinito. Almeno non era nel letto di Marigold, pensò alzandosi a fatica.

Si lavò il viso, aveva un male alla nuca che batteva come se fosse stato un ferro caldo, con insistenza.

Nella sua testa, continuava a pensare alle parole della donna. Non aveva tempo per pensare a quello che era successo ieri. Doveva trovare Cirilla o sarebbe impazzito.

La marchesa gli aveva dato un indizio prezioso.

Prese uno straccio e si lavò di dosso l'odore di Marigold, gli stava facendo venire il voltastomaco. Al limitare della sua coscienza, vedeva le sue mani su di lui, i suoi movimenti.

Vomitò ancora.

Si tirò fuori dalla stanza barcollando e guardandosi intorno. Il castello era affaccendato, nessuno si era arreso nella ricerca di sua maestà, i soldati erano sull'attenti e interrogavano ogni faccia nuova sia lì che al villaggio.

Se non era stata Marigold, chi l'aveva?

Tristan era da escludere.

Henry era di nuovo ad un punto morto.

La su. Come se fosse vicina. Le aveva dato quella sensazione, quella frase.

Guardò i mantelli rossi, la guardia personale di sua madre stare al limitare di un corridoio che portava alle torri. Conosceva la rotta di ogni divisa che lavorava per lui, sapeva cosa dovevano e non dovevano fare e trovò assurdo che a quell'ora in pieno giorno fossero lontani dalle stanze di sua madre.

Cosa stavano combinando?

Henry gli diede un po' di vantaggio e senza farsene accorgere, cominciò a pedinarli. Erano in cinque, notò Henry e sembravano uno sciame di api che si muovevano all'unisono su per la lunga scalinata a chiocciola. I suoi passi venivano nascosti dal tintinnare del metallo sulla pietra mentre i soldati si recavano su. Henry li guardò sostare lì all'entrata per poi discendere e dividersi.

Non aveva senso, pensò tra sé e sé.

Senza dare nell'occhio, imboccò anche lui la ripida scalinata e si avvicinò alla porta di legno mangiucchiata un po' dalle tarme. Era chiusa a chiave e per di più aveva una pesante trave adagiata lì. Toccò la maniglia ma non si abbassava, allora adagiò un orecchio al legno.

Non c'erano rumori. La stanza era vuota.

Rimase in attesa per molto ma la situazione non cambiò. Stava diventando paranoico, anche perché ammettere che i servitori personali della regina avessero a che fare con qualcosa di losco sarebbe stato come ammettere il tradimento in persona di sua madre.

E lei non aveva alcuna ragione di odiare Cirilla a quel modo.

Non l'avrebbe mai rinchiusa sapendo cosa aveva passato. Lui non glielo avrebbe mai perdonato se lo avesse fatto.

Sarebbe stata una cosa troppo avventata, troppo stupida.

Henry discese facendo spallucce e andò verso la biblioteca per cercare qualcosa da leggere anche se sapeva che non avrebbe potuto trovare nulla che l'avrebbe distolto da Cirilla.

Cirilla si svegliò di soprassalto sudata e Catarina le fu subito accanto. Il ventre adesso era ben visibile sotto gli abiti che diventavano sempre più stretti.

"Henry." disse saltando dal letto e raggiungendo la porta. "Henry!" gridò forte sbattendo i pugni sulla porta.

"Maestà era un sogno."

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora