Capitolo 157

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A malapena gli aveva rivolto la parola per il resto della mattina. Era intenzionata a mettergli il muso e Henry era intenzionato a farla cedere.

Cirilla stava grattando il pancione del gatto che Henry le aveva regalato. Ormai era diventato grasso e svogliato verso qualsiasi cosa, si era adattato troppo bene alla vita di corte e lasciava che Cirilla gli facesse qualsiasi cosa.

La ragazza stava seduta sulla panchina sul lungomare a guardare l'oceano di fronte a sé. Henry si sedette accanto a lei e sentì il gatto soffiargli quando lo fece.

L'aveva seguita perché aveva una regola cardinale nel prendersi cura di Cirilla ed era mai lasciarla sola quando abbandonava la stanza.

"Stai bene?" le chiese fingendosi disinteressato. Cirilla fece spallucce e continuò ad accarezzare il gatto.

"Non voglio litigare con te."

Nessuna risposta.

"Preferisco restare in silenzio." Con sorpresa di Henry, Cirilla schioccò la lingua come faceva lui quando non credeva alle sue orecchie. La trovò tremendamente affascinante quando lo imitava inconsciamente.

"Lo sai che sei estremamente intrigante, quando sei arrabbiata?"

Cirilla lo guardò dalla testa ai piedi. Henry lo colse come il suo segnale per spostare il gatto dalle mani di Cirilla e sedersi tra le sue gambe baciandole il dorso.

"Sono esausto."
Cirilla, anche se cercò di impedirselo, non poté non accarezzargli i capelli per rassicurarlo. Henry posò la guancia sulle gambe di Cirilla e chiuse gli occhi, lasciandosi andare a quel tocco premuroso.

"A che pensi?"

"A quando pensavo che l'amore fosse fatto della stessa sostanza delle favole che ci leggono da piccole. Di principi sempre perfetti e principesse disposte a tutto per amore."

"Come mai pensi a questo?"

"Perché ho paura di perdere la mia favola. Anche se è diversa da tutte le altre, me la sono costruita su misura e non voglio che la mia stizza o la tua mancanza di fiducia verso il mondo, ci intacchi. Vorrei che comunicassimo di più ma è tanto difficile dopo tutto quello che abbiamo passato."

Henry fu colpito dalla sincerità di Cirilla e i due si guardarono. Henry vide gli occhi della sua amata riempirsi di lacrime. Cirilla parve accorgersene tardi perché sospirò e si portò un palmo al viso.

"Cirilla quello che mi sta succedendo, non ha niente a che fare con te. Nemmeno un po'." Lei lo stava fissando speranzosa e Henry aprì le labbra pronto a raccontarle di Marigold, a dirle tutto e a vomitare ogni cosa che non andava dentro di sé, ma l'innocenza negli occhi di Cirilla glielo impedirono.

Non voleva che il loro rapporto si macchiasse con una cosa tanto grande, così le racconto un'altra cosa che Cirilla voleva sapere, la meno peggio.

"Avevo credo tredici anni quando sono andato in guerra. Mio padre non voleva mandarmici, diceva che ero troppo giovane ma mia madre insistette, diceva che sarei stato perfettamente al sicuro e che avrei imparato per il futuro. Ero uscito appena due settimane prima dall'accademia e avevo lividi su tutto il corpo. Mi percuotevano perché mi beccavano a leggere mentre avrei dovuto correre, o mi addormentavo perché ero meno forte degli altri e quindi mi stancavo prima. Non mi hanno mai frustato, perché a differenza degli altri ero un principe e non potevano marchiarmi, ma mi colpivano alle ginocchia e sulle braccia dove i segni non sarebbero stati visibili."

Cirilla trasalì stringendogli le mani per incoraggiarlo.

"In accademia avevo un amico, era uno degli insegnanti di scherma il duca di York. Mi prese sotto la sua ala e mia madre pensò bene che fosse una buona idea, affibbiarmelo come protettore mentre ero in guerra. Lì ho giaciuto con la mia prima donna. Mi portò in una tenda, la sera prima della battaglia, io non sapevo assolutamente nulla, mi ritrovai con questa ragazza che aveva il doppio dei miei anni addosso e con lui che guardava e mi diceva cosa dovevo fare e cosa facevo male."

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora