Capitolo 134

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Cirilla non andò lontano, a malapena raggiunse la prima fontana e vomitò tutto quello che aveva mangiato nell'aiuola dietro la panchina di marmo. Le ci vollero tre volte prima di riuscire a contenersi e riprendere a respirare e ringraziò il cielo che Henry non fosse stato lì, altrimenti che spettacolo tremendo.

"Da quanto tempo, sei in queste condizioni?" la voce era inconfondibile. Preoccupata ma tagliente e la riconobbe subito tanto che le si rizzarono i peli dietro la nuca.

Cirilla si mise seduta ed estrasse un fazzoletto da dentro la gonna per pulirsi il viso.

"Deve avermi dato fastidio l'odore insopportabile del pesce." Si giustificò mettendosi a sedere sulla panchina, seppur a fatica.

"Vieni dalla Norvegia, Cirilla. Letteralmente, il pesce è ovunque lì." Tristan glielo richiese con più insistenza. Aveva quel tono che non ammetteva repliche.

"Non è niente di grave." Cominciò ma il danese sollevò un sopracciglio incrociando le braccia al petto.

"Qualche settimana." Ammise sconfitta e si prese la testa tra le mani esausta.

Cirilla lo vide nei suoi occhi che stava facendo dei calcoli e lei lo ammonì con lo sguardo. "Stavo solo contando."

"Non ci potresti fare nulla comunque. Ormai sono sposata." Lo prese in giro e lui fece spallucce.

"Provare non costa nulla. Anche se poi, ripensandoci, effettivamente io e te non lo abbiamo mai... be' hai capito."

Cirilla sorrise. "Eppure sembravi convinto del contrario."

"Volevo farti male, Cirilla. Avrei detto qualsiasi cosa. Quando ho avuto la possibilità, non ci sono riuscito. Eri così innocente che avevo paura di spezzarti, anche se era mio diritto. Col senno di poi, sono contento di non averlo fatto, ti avrei fatto troppo male." Tristan prese un fazzoletto ricamato dal suo taschino e lo bagnò nell'acqua della fontana poi lo passò a Cirilla che si inumidì il viso con immenso sollievo.

"Lui lo sa?"

La ragazza fece no con il capo e si morse il labbro guardando all'interno del castello. "Non riesco a trovare il momento giusto. Non è stato facile tornare in Inghilterra."

"No, ma non credo che darà di matto. Io probabilmente lo avrei fatto." Risero insieme e Cirilla fermò la stoffa umida contro il collo sospirando per il dolce fresco.

"Non volevo rovinare questo giorno per Meria, è il suo giorno e non voglio che questa cosa la surclassi. Se lo merita."

"Indubbiamente, tuttavia sembra tu abbia paura di dirglielo."

"Be' la situazione non è facile. La regina mi odia e ci siamo sposati da poco. È veramente molto presto e succederebbe uno scandalo." Tristan si fece indietro e la guardò di traverso.

"Siete sposati, come hai detto tu. Non ci sarebbe alcuno scandolo anzi, sarebbe considerato una benedizione il fatto che tu abbia compiuto i tuoi doveri così velocemente. Forse potrebbe persino aiutarti. Oltretutto, non è una cosa che va via semplicemente se non ci pensi. Non dovrei essere io a dirtelo."

Cirilla cominciò a giocare con il fazzoletto tra le mani e deglutì pesantemente. "Ci sono tante cose di cui parlare, non so come dirglielo che vorrei tornare a casa e abbandonare questo posto. Non so come spiegare la sensazione di fatica che mi costa alzarmi ogni giorno. Se dovessi confessare lo stato delle mie condizioni, non potrei più fare ritorno a Mane, Tristan. E io desidero per il mio bambino che nasca circondato da persone che lo amano, le stesse che mi hanno tanto voluto bene. Non me lo perdonerei mai se venisse al mondo qui, con degli estranei pronti a gettare odio su di lui. sarebbe una negligenza troppo grande da parte mia." Cirilla scoppiò in un pianto a dirotto e Tristan le si fece accanto abbracciandola.

"Sei solo stanca Cirilla. Non è da te abbatterti quando vuoi qualcosa. Sei sempre stata una che si prende quello che vuole." Le ricordò Tristan e aveva ragione.

"Non sei sola." Le ripeté stringendola più forte. "Non lo sei mai stata. Se vuoi posso portarti via io, ti nasconderò nella mia nave e ti scorterò personalmente a Mane."

"Ho rovinato tutto." Stava dicendo stringendosi a Tristan. "Sono un disastro, cosa penserà la gente di me adesso? Mi rinchiuderanno per sempre e non potrò più andarmene. Non ce la posso fare a vivere in un'altra gabbia Tristan."

Il cuore di Tristan si spezzò perché sapeva che gran parte di ciò era solo e soltanto colpa sua. Il gigante con la mano buona le accarezzò una guancia, non sapeva che altro fare.

"Nessuno ti chiuderà da nessuna parte Cirilla. Sei grande abbastanza per abbattere qualsiasi cosa che ti stia scomoda e non devi dimenticarti che sei una regina, non possono costringerti a fare nulla. Hai capito?" le sollevò il mento in modo che lui la guardasse dritta negli occhi e lei vedesse quanto sincerità c'era lì.

"Nessuno." Tristan le baciò la fronte e le pulì le lacrime dal viso. Mantenendola ancora contro il suo cuore.

Ci fu un colpo di tosse e i due si voltarono per trovare Henry che li osservava incazzato nero.

"Mi faresti il piacere, principe, di allontanarti da mia moglie prima che ti stacchi anche l'altra mano." Tristan scosse il capo ma non si mosse da accanto a Cirilla. Henry stava per scattare così la ragazza appena in tempo, si allontanò dal principe danese per raggiungere il fianco di Henry.

"Il principe mi stava consolando dopo che non mi sono sentita troppo bene." Messa così, non lasciava molto all'interpretazione. Tristan si scusò e li lasciò soli rientrando.

Cirilla si aspettò una scenata, urla e male parole. Henry la guardò attentamente e con un'espressione di tradimento infinito. Aveva due calici, e se li scolò uno dopo l'altro.

"Non so cosa tu abbia sentito..." Cominciò Cirilla ma Henry scosse il capo per zittirla.

"È il matrimonio di mia sorella e la cosa che mi preme, è finire questa giornata e poi avere una lunga chiacchierata con te sul perché pensi che ti rinchiuderemo qui dentro." E senza darle l'opportunità di rispondere, se ne andò.

Henry evitò Cirilla per tutta il tempo, bevendo ogni cosa gli capitasse sotto tiro pur di non parlarle.

Finiti i festeggiamenti la compagnia accompagnò gli sposi nelle stanze di Meria che erano state preparate per l'occasione come era successo a loro.

Lo scozzese e Meria si raggiunsero a letto con la fanciulla che indossava una veste di seta fermata sugli avambracci da anelli d'oro.

Aveva quell'aria infantile e giovane che quasi fece tremare Cirilla quando, dall'ombra delle tende chiuse, vide il principe salirle addosso. Appena distolse lo sguardo, notò che Henry la stava fissando forse per evitare di impazzire se realizzava quello che stava succedendo d'avanti a sé.

"Che c'è?" mormorò Cirilla a bassissima voce mentre Henry dondolava per via dell'alcool. Il ragazzo scosse il capo e afferrò una caraffa di vino sostituendola al posto del bicchiere. Sembrava sconvolto, come se stesse soffrendo tanto e Cirilla non se la sentiva di dirgli di smetterla, non perché non gli importasse di Henry, quello non era certo il caso anzi, solo non sapeva come affrontare il discorso in un posto così pieno di persone.

Lo scozzese non si fece gli stessi problemi che avevano avuto loro. Il letto cominciò a scricchiolare con insistenza. La regina madre non sembrava interessata a quello che succedeva alle sue spalle. Stava fissando Henry e lo sguardo offeso e preoccupato cadde dopo su Cirilla in avvertimento.

Le stava chiedendo di portarselo via. Cirilla si volse e si trovò Henry alle sue spalle che aveva gli occhi offuscati dall'alcool e se li stropicciava come un bambino. Le afferrò entrambe le braccia e si chinò su di lei biascicando in modo quasi incomprensibile le parole: "Voglio scoparti."

A Cirilla non piacque per nulla il tono e l'imposizione, ma se quella era una scusa per tirarlo via di lì, l'avrebbe accettata. Lasciò che lui la stringesse l'avambraccio e se la trascinasse via.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora