Capitolo 144

35 3 0
                                    

Henry era sdraiato sul letto con un libro in mano quando Cirilla spalancò le porte e tenendosi lo stomaco, raggiunse a malapena la bacinella. Henry aveva tirato via la lettura ed aveva scavalcato il materasso ad una velocità disumana. Cirilla si trovò le sue mani tra i capelli ancora prima che riuscisse a piegarsi.

Cercò di spingerlo via ma un altro conato la tenne legata alla ciotola di marmo. Henry con dita esperte, le tirò via tutte le ciocche che erano sfuggite raccogliendole in maniera leggera dietro la nuca di Cirilla.

"Non devi assistermi." Lo ammonì Cirilla e Henry le baciò il capo sorridendo ammiccante.

"Prova a tenermi lontano, allora."

Henry le offrì il suo fazzoletto ricamato, sembrava lo portasse solo per darglielo e quello fece molto ridere la donna che lo accetto pulendosi la bocca. Il ragazzo mandò a chiamare Catarina che si portò via il contenuto mellifluo e ne riportò uno limpido così che Cirilla potesse lavarsi per bene.

Una volta terminato tutto il procedimento, Henry la mise a letto che aveva la fronte imperlata di gocce di sudore. Si sdraiò al suo fianco e la guardò respirare per riprendere controllo dei propri lombi.

"Sono sempre così tremende?"

Cirilla annuì espirando, non gli disse che diventavano peggio ogni volta che doveva affrontare qualcosa di spiacevole. Conosceva Henry e sapeva che avrebbe marciato, spada alla mano, e avrebbe giustiziato sua madre se no si fosse scusata e alla fine, non voleva che lui soffrisse per la cattiveria del suo genitore.

Ad essere onesti, Cirilla non pensava nemmeno fosse cattiveria. Sembrava solo ripicca e astio nei suoi confronti per qualcosa che non si poteva avere. Quasi invidia. Doveva risolverla prima che diventasse tremendamente insopportabile. Come non ne aveva idea, ma avrebbe trovato un modo.

"Di solito quanto durano?"

"Tutte le mattine almeno una volta, e alcune volte durante il giorno. Ma quello dipende da cosa faccio."

Henry le toccò la guancia con il dorso delle dita, Cirilla stava indubbiamente meglio eppure la stanchezza la stava divorando viva. Catarina era al suo fianco, che si prendeva cura della propria padrona con apprensione. Non guardava mai Henry, lo ignorava come lui faceva con lei, aveva occhi solo per Cirilla e al ragazzo non dispiaceva per nulla. Sembrava quasi avesse paura di lui, per il modo in cui distoglieva lo sguarda quando lui la degnava di un'occhiata. La donna offrì alla padrona una tazza di tisana calda e Cirilla si sedette meglio per sorseggiarla. Si sentì meglio subito dopo, riacquistando un colorito sulle gote e sul viso smunto.

"Sei terribilmente pallida, amore mio. Sei sicura che sia normale averle così forti? Non vuoi che chiamo il dottore, giusto per essere sicuri?"

Cirilla scosse il capo svuotando il bicchiere prima di passarlo a Catarina.

"Sto bene Henry, ci convivo da un po', dopo sto meglio." Lo rassicurò sollevandosi e sistemandosi il vestito. Henry voleva crederle ma le occhiaie nere sotto gli occhi e il viso ora affilato per il denutrimento lo rendevano molto scettico.

"Vuoi che mandi a chiamare Margaret?" domandò serio, ignorando lo sguardo offeso di Catarina che era capacissima di prendersi cura di Cirilla. Henry non lo dubitava, ma Margaret era stata con Cirilla da quando aveva messo piede al mondo, la conosceva bene.

"Margaret dice che anche mia madre ha avuto la stessa sorte con me. Quindi temo ci sia poco da fare." Cirilla gli fece un largo sorriso, toccandosi distrattamente il ventre quasi piatto.

"Com'è andata con mia madre?" Cirilla si congelò alla porta come se un fulmine l'avesse colpita e Henry dedusse che era successo qualcosa di tremendo per farla fermare a quella maniera.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora