Capitolo 168

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Henry tagliò via il cordone con un pugnale che aveva pulito nell'acqua bollente e senza alcun senso logico, si ritrovò a infilare quella cosa minuscola, grande forse meno delle sue due mani, nella camicia per tenerla al caldo.

Sentì le piccole labbra contro la sua pelle e in quel momento, capì effettivamente che cosa era appena successo. realizzò che tra le dita teneva qualcosa che aveva lo stesso valore di Cirilla, seppure diverso. A capì che per quell'esserino, che aveva due peli contati in testa, le dita raggrinzite e le ciglia lunghe, sarbbe morto.

E avrebbe fatto di tutto per meritarsi quell'amore.

Si avvicinò a Cirilla che lo stava guardando ansiosa. La ragazza sorrise quando vide dove Henry aveva insinuato il loro bambino.

"Ricordo un principe che teneva i bebè a distanza come fossero esseri da esorcizzare." Scherzò Cirilla stanca. Henry le passò l'esserino che li stava guardando come per valutarli.

"Questo è mio, a differenza degli altri." Rispose Henry e Cirilla gli sorrise innamorata persa.

"Piccolo Alexander." Disse Cirilla sedendosi meglio. Era tremendamente dolorante.

"Maestà." chiamò Catarina indicando il pargoletto. "Temo che il nome Alexander non sia appropriato."

Henry e Cirilla la guardarono all'unisono e Catarina si affrettò a spiegare puntando il dito tra le gambe dell'infante.

Quando Henry capì a cosa si riferisse, gli prese un colpo. Ma quella che la prese sicuramente peggio di tutti, fu Cirilla.

Dopo tutte le peripezie, dopo tutto quello che aveva passato, aveva dato alla luce una figlia e questo la madre di henry non glielo avrebbe mai perdonato. Si sentì un fallimento completo e qualcosa si spezzò dentro di sé. Catarina cercò di attaccare la bambina al seno di Cirilla ma questa cominciò a scuotere la testa come se avesse percepito il rifiuto della sua stessa madre.

Cirilla non aveva nulla contro sua figlia, la amava tanto e le avrebbe dato il mondo. Ce l'aveva con sé stessa per tutto quello che era successo. per aver fallito il suo compito di produrre un erede maschio.

Si strinse la pargoletta al petto e si lasciò andare in un pianto disperato. Catarina lo attribuì alla stanchezza Ma henry lo capì immediatamente che c'era qualcosa dietro poiché gli occhi di Cirilla era diventati vacui e distati.

Henry chiese a Catarina di andare a raccogliere dell'acqua fresca e della legna, per poi prendere il suo posto accanto a Cirilla. La ragazza non sollevò lo sguardo, continuava a fissare la bambina come se volesse farla sparire.

"Cirilla." Le fece scivolare una mano dietro la schiena e con attenzione ci si fece più vicino baciandole la tempia. "Sei stata molto brava." La incoraggiò.

"è nata il giorno del solstizio d'inverno." Fece notare Henry per alleggerire il silenzio. Cirilla sembrò prenderla molto male poiché lo guardò con occhi disperati.

"tutto quello che poteva andare storto, è andato storto. Non può essere un buon presagio."

"Come Cirilla? È nata senza alcuna complicazione."

"sì, ma è nata femmina. Doveva essere un maschio, adesso cosa dirò a tuo padre?"

Henry era confuso, la guardava come se non la riconoscesse.

"Cirilla cosa diavolo stai blaterando." La voce di Henry si era un attimo alterata. Non gli stava piacendo l'insinuazione che stavano venendo fuori dalla bocca di sua moglie.

"Che disastro che ho combinato. Di nuovo." Sospirò la ragazza volgendosi verso la bambina che li stava guardando. Henry non sapeva come, ma era sicuro riuscisse a riconoscere le loro voci perché apriva gli occhi ogni volta che loro parlavano.

"Nessun disastro, Cirilla. Guardala, è perfetta."

"Sì, Henry. lo vedo che lo è. Ma non è un maschio, questo porterà disonore su di te e su tutta la famiglia reale. Come ho potuto farvi una cosa del genere."

Henry avrebbe dovuto prenderla più alla leggera, Cirilla era fatta per il dolore. Non stava ragionando serenamente. Tuttavia lui era stato un bambino che aveva provato la distanza nell'emotività dei suoi genitori e non avrebbe mai permesso che sua figlia subisse lo stesso. Così la prese dalle braccia di Cirilla, facendo sussultare la ragazza e se la nascose ancora dentro la camicia, ricoprendola con una pelliccia per tenerla al caldo.

"Riposati, sei molto stanca." Disse freddo come il ghiaccio mentre teneva la testa della piccola anima che era venuta al mondo sento l'ineluttabile bisogno di proteggerla persino dalla sua stessa madre.

Cirilla si sentì abbandonata in quel momento, come se le avessero tolto tutte le certezze dalle mani e fosse rimasta sola. Il calore della sua bambina l'aveva abbandonata e ora anche Henry era andato via.

Lo guardò passeggiare con la bambina tra le braccia e capì in quel momento, che Henry non avrebbe mai permesso a niente di fare del male alla creatura che teneva vicino a sé.

Henry che non aveva mai amato nulla al di fuori di lei, ora sembrava totalmente vinto da quella copia in miniatura di sé stessa. E avrebbe voluto arrabbiarsi ed essere gelosa, ma le si scaldò il cuore a guardare quella parte che aveva visto così poche volte venire in superficie.

Era impacciato, troppo grande per il corpicino della bambina, eppure faceva attenzione a tutto quello che faceva. Si sedette di fronte al fuoco e si addormentò con il fagottino avvolto tra le possenti braccia.

Sembrava un gigante che proteggeva qualcosa dal valore inestimabile.

Qualcuno che non era abituato a provare certe sensazioni ma che adesso faceva del suo meglio.

Cirilla lo amò profondamente per quello.

E capì che Henry era nato per una cosa del genere a differenza sua. Tutti pensavano fosse lei quella portata per fare il genitore, ma la verità era che il talento naturale era tutto di Henry.

Le ricordò suo padre e come spesso le avevano raccontato a corte di come passava le notti con lei in grembo mentre sua madre riposava. Era lui che si era fatto tutte le nottate. Lui che aveva vegliato sempre su di lei.

Chissà cosa avrebbe detto vedendo la scena. Era certa che le avrebbe dato una pacca sulla spalla e le avrebbe detto: ottimo lavoro bambina mia.

E un po' fu orgogliosa di sé stessa ripensando a ciò.

Un po', ebbe meno paura.

Catarina le pulì il viso e le diede da bere. La confortò come avrebbe fatto una madre verso la figlia e la avvolse in una coperta quando alla fine vinta da tutto, Cirilla si addormentò.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora