Capitolo 147

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Nel primo pomeriggio, Henry aveva congedato suo padre dicendo che voleva tornare per stare un po' con sua moglie che a malapena riusciva a vedere quei giorni. Re Charles gli aveva concesso immediatamente il permesso. Al suo ritorno al castello, Henry cominciò a camminare impaziente.

Ogni falcata diventata sempre più grande. Sembrava tutto troppo silenzioso, come se qualcosa mancasse. Non sapeva spiegare perché in quei mesi che Cirilla era stata lì, il castello aveva preso colore, aveva preso un tipo di Musica che adesso sembrava mancare.

Il cuore gli cadde dal petto.

Henry stava correndo quando spalancò la porta delle loro stanze la trovò vuota. I bauli di Cirilla non c'erano. Era sparito tutto dagli armadi, la spilla che Meria gli aveva regalato era gettata sul tavolino vicino la toletta, ma il resto non c'era.

Nemmeno quella sua cameriera sembrava essere da nessuna parte.

Sicuramente non era successo nulla, si ripeté.

Fu annunciato nelle stanze della regina che già aveva varcato la soglia trafelato.

"Madre, avete visto Cirilla?"

"Oh, Henry. è da stamattina che non la vedo." Disse la donna andando al fianco del figlio. "Che succede?" chiese e Henry la osservò accigliato.

"Non so, ma non mi piace."

"Sono sicura che sia un altro colpo di testa di questa ragazzina. Probabilmente avrà preso un mio consiglio troppo alla lettera e avrà deciso di andarsene da qualche parte. Tornerà presto."

Henry non era per nulla convinto. Seguito vicinissimo da sua madre, andò nell'primo posto dove sapeva che avrebbe ottenuto le sue risposte.

"Dove si sarà mai cacciata." Stava sospirando sua madre entrando nella stalla dove il cavallo di Cirilla giaceva irrequieto brontolando per la porta chiusa a chiave con chiavistello.

Doppia assicura.

Stranissimo.

"Perché Apollo è chiuso lì dentro?" Henry si affrettò a tirare via il chiavistello liberando il cavallo che scalpitando dimostrò tutta la sua scontentezza.

"Devono averlo chiuso perché mi sembra irrequieto."

"Non è un cavallo abituato a rimanere bloccato. Detesta stare al chiuso." Spiegò Henry alquanto adirato. "Lo stalliere lo sapeva, dov'è? Devo parlargli."

"Al momento credo sia più urgente trovare tua moglie Henry."

La regina aveva ragione, Henry tirò fuori Apollo da dentro il Box e lo accompagnò fuori. Si guardarono negli occhi e Henry riuscì a vedere che era preoccupato quasi quanto lui, come? Be', alla fine era veramente simile a Ruben e Henry aveva imparato a leggerli i cavalli espressivi come lui.

"Lo penso anche io." Disse accarezzandogli il muso.

"Qualcosa non va." Replicò poi verso sua madre. "Cirilla non lascia mai i suoi cavalli indietro se va da qualche parte."

"Forse ha usato la carrozza." La regina si offrì di mandare qualcuno a controllare ma Henry scosse il capo.

"No, Cirilla non lo farebbe mai."

Pensò alla marchesa e che magari dopo quello che aveva detto c'era lei dietro tutto quello. Ma non avrebbe potuto vincere contro Cirilla, lei era troppo in gamba per farsi catturare da Marigold.

Henry lasciò libero il cavallo che cominciò a dirigersi verso l'erba della siepe e si avviò nel castello per fare delle domande. Chiese a tutta la servitù, parevano tutti caduti dal monte olimpo, nessuno la vedeva da quella mattina. Uno valletto gli comunicò che sua maestà aveva preparato le sue cose per partire quella mattina e che probabilmente adesso era lontana.

Henry corse al molo dove gli comunicarono che la regina era salpata presto e che probabilmente ormai era in mare aperto, dove fosse diretta nessuno lo sapeva. Qualcuno diceva Mane, altri la Danimarca.

Lui non sapeva che pensare.

"Impossibile." Continuava a dire e nel frattempo il suo cervello lavorava come un pazzo per elaborare una soluzione.

Il re fece ritorno dalle sue faccende e venne messo a conoscenza di quello che era successo. nel giro di poco, l'intera guardia reale fu messa alla ricerca della regina di Mane, per raccoglier indizi su quanto successo.

"Sarà tornata a casa." Cercò di dire la regina ma Henry e suo padre scossero insieme il capo.

"Non lo avrebbe mai fatto a questo modo."

"Ma se anche i marinai hanno detto che è salpata questa mattina."

"Potrebbe venire il papa in persona a dirmi che se n'è andata in Danimarca per divorziarmi e sposarsi con Tristan chiedendo la sua benedizione e io comunque non gli crederei nemmeno per un secondo. Io conosco Cirilla, lei non è disattenta. È metodica e non fa mai nulla così a caso. È un abile stratega."

Suo padre e Henry cominciarono a discutere sulle possibilità di un rapimento. La madre invece li ascoltava sicura della sua decisione. Alla fine si sarebbero arresi, si disse. Alla fine, le avrebbero creduto. Aveva tutto il tempo che voleva e nessuno l'avrebbe cercata a palazzo.

Tutto il palazzo fu messo allerta e quella notte nessuno chiuse occhio, per cercare la principessa. Henry rimase fino a tarda sera a battere le strade cercando indizi, cercando qualsiasi cosa che lo portasse da Cirilla.

Nel frattempo, Cirilla rimaneva nella torre, poco distante e piano piano, incominciava a impazzire guardando fuori dalla finestra sbarrata da cui entrava la sottile luce della luna calante.

Si addormentò a malapena, e nel pieno del sonno, avvertì una carezza sul capo che la rassicurava. Ricordava quel tocco e fu tranquilla per tutta la notte. Perché Mane vegliava su di lei e la proteggeva anche così lontano da casa.

Non era sola, le aveva detto Tristan e aveva ragione.

Catarina si affaccendò per rendere l'abitacolo presentabile, non erano presenti oggetti per la toletta di sua maestà, la lasciarono senza vestiti di ricambio, con pochissimo confort perché la regina madre sapeva che se avesse dato una spazzola a Cirilla l'avrebbe trasformata in un'arma.

E non era disposta a correre quel rischio.

E faceva bene, perché Cirilla era stata cresciuta per reagire e vederla tanto calma, quasi spaventò la donna che l'aveva sempre vista combattiva da quando la conosceva. Sembrava una pozza d'acqua stagna, tranquilla che meditava.

La verità era che Cirilla si stava concentrando per non impazzire. Perché quel piccolo ricavo nella torre che avevano chiamato stanza, la soffocava facendole tornare in mente Tristan e la tenda.

L'unica ragione per cui non scattava, era la mano d i Mane ogni sera che la accarezzava e la confortava.

Lei si avvinghiava alla dea. Le chiedeva aiuto in silenzio e tornava ogni sera in quel campo di fiori bianchi a parlare con la dea della bella terra che la attendeva una volta superato tutto.

Henry l'avrebbe trovata. Lo sapeva. Lo sentiva nel castello che a quest'ora doveva aver mosso il mondo intero. Non aveva il minimo dubbio al riguardo. Sua maestà non lo avrebbe mai convinto.

Henry invece era il dipinto di un mare in burrasca, non stava fermo e col fatto che Cirilla non era nel suo letto, non chiudeva occhio.

Ogni calar del sole si chiudeva in camera loro e con le dita incrociate, pensava e pensava a dove fosse Cirilla

E pregava Mane e Sol, che fosse al sicuro.

[3]Stjerne - La dea delle stelle [hs] - AU - MatureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora