S* Ero seduto al tavolo e guardavo fuori dalla finestra. Non sapevo se stesse bene, non sapevo come stesse, non erano disposti a farmi vedere. Non potevo sopportarlo, non potevo sopportare il pensiero che lei fosse lì da sola, a lottare per la vita mentre io ero qui sperando che stesse bene. Non potevo sopportare il pensiero di non essere stato accanto a lei nei suoi momenti più difficili. E se avesse bisogno di me?
Stavo guardando come il vento fuori giocava con le foglie. Ero così nervoso, così teso. La stanza era tutta silenziosa finché non ho sentito la porta aprirsi.
S: "Novità?"
S* chiesi senza distogliere lo sguardo dalla finestra, ero quasi sicuro che nulla fosse cambiato.
Palermo: "Raquel si è svegliata".
S* Mi sono bloccato, ho sentito bene?
S: "Cosa?"
S* Mi sono girato lentamente di fronte a Martín che era in piedi davanti alla porta.
Palermo: "Si è svegliata, ma..."
S* I miei occhi brillavano, volevo vederla così tanto.
S: "Ma?"
S* ho chiesto, speravo che stesse bene.
Palermo: "Lei non ricorda niente..."
S: "Cosa, cosa intendi?"S* Ho espirato.
Palermo: "L'ultima cosa che ricorda è come ha cercato di tenderti una trappola..."
S* No, no, non può essere vero. Non sapeva che fossi il Professore. Pensava ancora che fossi Salvador. Non aveva idea che fossimo sposati, non sapeva che avremmo avuto un figlio insieme. Chiusi gli occhi respirando pesantemente perché ancora non riuscivo a crederci. Come avrei dovuto spiegare tutto? Dovrò raccontarle tutto il dolore che ha provato a causa mia, dovrò dirle quanto mi odiava. Non ne sono capace.
Le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto vederla, abbracciarla, baciarla così tanto, ma non potevo. Solo Salvador poteva, ma io non ero Salvador. Non più e non posso tornare su quello, non posso ricominciare a mentirle.
S: "Cosa dovrei fare adesso?"
S* Mi sono messo la testa tra le mani, non sapevo cosa fare. Amo quella donna, è l'amore della mia vita, ma non posso andare da lei. Non posso stressarla dicendole che sono il Professore, è incinta e ora ha anche una gravidanza ad alto rischio. Sarebbe troppo da sopportare per lei, non posso stressarla. Ma non posso nemmeno mentirle. Non posso mentire sulla mia identità, non posso farlo.
Palermo: "Puoi provare a dirglielo con attenzione".
S* Palermo ha cercato di tranquillizzarmi.
S: "Non posso farlo."
S* ho singhiozzato.
Palermo: "Perché no?"
S: "Non posso..."S* Ho fatto un respiro profondo.
Palermo: "Allora cosa vuoi fare? Mentirle?"
S: "No, non posso tornare nemmeno su quello..."S* L'ho guardato negli occhi.
S: "Non posso fare niente, devo solo fargliela ricordare da sola, devo solo aspettare."
S* sospirai.
Palermo: "Ma Sergio, il dottore ha detto che potrebbero volerci anni per ricordare o c'è una possibilità che non si ricorderà mai".
S: "Allora dovrò aspettare che starà bene, quindi potrei dirglielo. Spero di poterglielo dire, ma ora non posso."S* Mi è scappata una lacrima.
Palermo: "Sergio, prometto che cercherò di fare di tutto per farla ricordare".
S: "Grazie."S* Ho cercato di sorridere nonostante la tristezza.
Palermo: "Prego"
S* Sorrise e lasciò la stanza. Ero di nuovo tutto solo con i miei pensieri. Ancora non riuscivo a crederci, non ricordava niente, non aveva idea di quanto le volessi bene. Non sapeva di essere l'amore della mia vita, non sapeva di portare in grembo mio figlio...
R* Ero seduta sul letto cercando di capire tutto. Non sapevo ancora come potesse succedere una cosa del genere. Ieri ero ancora un ispettore che cercava di catturare il criminale più ricercato in Spagna e ora apparentemente ero sposata con lui. Era tutto troppo confuso. Un'altra domanda che mi frullava per la testa era di chi ero incinta? Non potrei essere incinta di lui, giusto? Non lascerei che questa persona mi toccasse. Il mio cervello stava lavorando sodo cercando di capire tutto quando il bambino ha scalciato.
R: "Oh, vedo che qualcuno è sveglio."
R* Mi sono massaggiato lo stomaco. Il mio cervello ha smesso di pensare alla situazione intorno e mi sono concentrato sul piccolo miracolo che stava accadendo davanti a me. Questo era il mio bambino, non importa chi fosse il padre, questo era il mio bambino, questo era il mio amore. Ho sentito un legame così forte con quel piccolo essere umano che cresceva dentro di me.
R: "Ti amerò, qualunque cosa accada."
R* Ho sorriso, non sapevo cosa stesse succedendo, non sapevo dove fossi né con chi ero incinta, ma sapevo che amo il bambino.
Paola: "Mamma".
R* Paula aprì la stanza e corse nella stanza. Continuavo a sorridere, un altro il mio sole era con me.
Paula: "Zia Tokyo ha detto una parolaccia".
R* La bambina ridacchiò mentre camminava accanto a me e si sedeva sul letto. Ho guardato la porta e nella mia confusione, Tokyo è corsa attraverso la porta.
Tokyo: "Non è vero! Stupida non è una parolaccia".
Paula: "Oh sì, lo è."R* La bambina iniziò a ridere mentre li osservava confusa.
Palermo: "Ragazzi, lasciate riposare Raquel".
R* Un altro ragazzo è entrato dalla porta. Non sapevo chi fosse, ma in qualche modo ho pensato che fosse anche un membro della banda.
Tokio: "Scusa."
R* Alzò le spalle,
Tokyo: "Dai Paula, andremo da tuo padre, sono sicuro che gli piacerebbe vederti".
Paola: "Sì."R* La bambina sorrise ed entrambi se ne andarono. Mi sono bloccato, non potevo muovermi. Il padre di Paola? Alberto era-era qui? Stavo cercando di respirare, ma era troppo difficile. Mi sentivo così teso che non riuscivo a respirare. L'uomo che stava alla porta si accorse subito che stavo attraversando un momento difficile.
Palermo: "Ehi, ehi, Lisbona, stai bene?"
STAI LEGGENDO
Serquel's Baby (tradotta)
FanfictionQuesta è una storia di fantasia, che continua dopo il serial LCDP (La Casa de Papel). Non leggerla se non hai ancora guardato LCDP. Questo accade subito dopo la seconda rapina ed è finzione su Sergio e Raquel CREDITI: Kaja_is_here