Capitolo IX - Colpo devastante

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Si erano allontanati abbastanza da non avere idea di cosa stesse succedendo attorno al gigante dalle fattezze femminili. Dentro a quella creatura, Saelle ne era certa, doveva esserci un essere umano: era troppo simile alla trasformazione di Eren, e troppo intelligente e agile, per essere un gigante comune. Probabilmente, il comandante di divisione Erwin mirava a catturare l'ospite per averne informazioni. La ragazza ne parlò coi suoi compagni ed erano tutti del suo stesso parere. Solo, suo fratello era un po' amareggiato: se il piano era questo fin dall'inizio, perché loro non ne erano stati messi a parte? Il comandante non aveva fiducia nei suoi soldati?

Erd era di parere diverso. Riteneva che, se le informazioni erano state occultate, era probabilmente perché si riteneva che nel corpo di quel gigante ci fosse proprio un soldato: una spia che collaborava con il nemico tra le fila stesse dell'armata. Una spia che aveva anche ucciso Sonny e Bean, i due giganti che il caposquadra Hanji stava studiando.

I loro ragionamenti furono interrotti da qualcosa di strano e inquietante: un urlo spaventoso percorse il bosco, una cosa mai sentita, agghiacciante, come se un animale gigantesco avesse emesso un lamento di morte. Subito dopo, si sentì il rimbombo di molti passi pesanti addentrarsi tra gli alberi, certamente a grande distanza da dove era radunata l'unità Levi, ma comunque tutti i membri rimasero a lungo completamente immobili, tesi e in ascolto, temendo di vedersi comparire davanti un nugolo di giganti da un momento all'altro.

Alcuni minuti dopo, un fumogeno blu attraversò il cielo sopra le loro teste.

«La nostra missione è finita.» sentenziò Gunther, guardando il fumo. «Torniamo ai cavalli, dobbiamo ritirarci.»

«Avete sentito?» disse Auruo, rivolto agli altri. «Coraggio, ora andiamo a vedere chi si nascondeva nella testa di quel brutto mostro.»

L'intera unità si alzò in volo coi dispositivi per il movimento tridimensionale. L'atmosfera era tornata rilassata: i compagni più anziani scherzavano tra di loro, mentre Eren e Saelle li seguivano diligentemente ascoltando divertiti la loro conversazione. Gunther era in testa e intimava a tutti di fare meno baccano; in quel momento, avvistò un fumogeno verde alzarsi dagli alberi.

«Guardate: l'ha lanciato sicuramente il capitano Levi.» disse ai compagni. «Adesso dobbiamo raggiungerlo. E basta con le chiacchiere!» Si fermò su un ramo e sparò a sua volta un fumogeno, per indicare a Levi la loro posizione e riuscire così a riunirsi.

La squadra cambiò direzione e procedette compatta verso il punto in cui Levi aveva sparato il fumogeno, certi di incrociarlo a breve lungo la strada. Infatti, pochi minuti dopo, avvistarono un soldato con il cappuccio e l'uniforme del Corpo di ricerca muoversi tra gli alberi accanto a loro. Qualcosa però andò storto; Saelle non riuscì a capire cosa: sentì solo la voce di Gunther che gridava: «Chi sei?!». Un momento dopo, il suo corpo trafitto e sanguinante pendeva esanime dal cavo del dispositivo per il movimento tridimensionale.

«Signor Gunther!» urlarono ad una voce i fratelli Jaeger. Raggiunsero il loro commilitone, ma era già troppo tardi: il suo sguardo vitreo e la lacerazione al petto non lasciavano speranze.

«Eren, non fermarti! Vieni con me!» Auruo fu in un momento sopra di loro e trascinò via Eren. Saelle li seguì immediatamente, angosciata: ma il soldato col cappuccio era già dietro di lei.

«Andiamo via!» gridò Petra.

«Proteggiamo Eren!» le fece eco Erd. «Dobbiamo cercare di arrivare il prima possibile al Quartier generale!»

La squadra si guardò indietro: il soldato continuava a seguirli, muovendosi rapidamente tra i rami come se fosse addestrato come loro.

«È l'ospite di quel gigante? O ce ne sono anche degli altri?» chiese Auruo. Nessuno aveva la risposta.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora