Capitolo XXXIX - Notte stellata

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Saelle guardava l'orizzonte nero e le cime degli alberi del bosco ondeggiare al vento sotto una stellata particolarmente limpida. La ragazza sospirò e alzò gli occhi alle piccole luci che inondavano il cielo buio. Erano già quasi quattro ore e mezza che faceva la guardia dal tetto della torre est del castello e ne aveva davanti altrettante; stava seriamente pensando di mettersi a contare le stelle, giusto per passare il tempo, che sembrava infinito.

«Bella stellata.»

La voce profonda alle sue spalle non la sorprese nemmeno.

«Ma lei non dorme mai?» sbottò, senza nemmeno voltarsi.

«Non tanto meno di te.» rispose quello. Saelle stavolta girò il collo e gli inviò un'occhiata pungente.

«Su ieri non posso dire nulla, ma se anche questa notte la passo in bianco la colpa è sua.» puntualizzò.

«E non mi chiedi il perché?». Levi attraversò la spianata e andò ad appoggiarsi coi gomiti sul muro tra le merlate della torre. Saelle lo seguì con lo sguardo imbronciato.

«Perché è orgoglioso e vendicativo?» suggerì, sbuffando.

Levi si voltò a guardarla.

«Pensi che me la sia presa perché ieri mi hai battuto?»

Saelle fece spallucce.

«Immagino che non le piaccia perdere.»

Il giovane capitano si voltò del tutto verso di lei e poggiò la schiena al muro, incrociando le braccia.

«Non è per questo che sono arrabbiato con te: non sono così infantile.»

"Quindi è arrabbiato con me", pensò Saelle.

«Quindi perché?»

«Perché ieri mi hai mentito.»

Saelle sussultò. Temeva che il capitano le avesse letto nel cuore sentimenti che lei non voleva confessare nemmeno a sé stessa.

«No, non credo proprio.» rispose.

«Ce l'hai con me?» chiese Levi a bruciapelo.

«Affatto.»

«Di nuovo.»

«Non sto mentendo! Io non...»

«Credevo che tra noi due ci fosse fiducia.» la interruppe bruscamente Levi.

Saelle sgranò gli occhi e sentì distintamente il suo cuore creparsi: Levi la stava guardando con due stalattiti di ghiaccio al posto degli occhi e sembrava ferito, davvero ferito; non solo da una sottoposta, ma da qualcuno a cui teneva. Fece ogni sforzo per mantenere il sangue freddo; mosse qualche passo verso di lui e strinse i pugni. Lui alzò lo sguardo e le loro iridi si incrociarono.

«Capitano,» disse lei, con una decisione incrollabile «lei è la persona...»

«Tu sei.» la interruppe nuovamente Levi. La guardò negli occhi e riprese: «Quando siamo soli. Tu.»

Saelle sentì un brivido giù per la schiena e un nodo salirle alla gola, ma resistette.

«Levi,» disse quindi, lenta, con la voce che vibrava «tu sei la persona di cui mi fido di più in tutto il mondo. Non c'è nessun altro che... Ti metterei nelle mani la mia vita. Ti ho affidato quella di Eren! Non c'è niente di più prezioso al mondo per me, lo sai, e l'ho affidata a te!»

«Allora perché?» rispose lui con un accento aspro, «Perché non mi dici quello che ti è successo?»

«Non mi è successo niente!»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora