Capitolo XLVIII - Ackerman

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«No, aspetti un momento.» se ne uscì, incredula, Saelle, che non dava mai del tu a Levi di fronte ad altre persone. «Ci sta dicendo che lei è stato cresciuto da Kenny lo Squartatore?»

«Non so se posso dire che mi ha cresciuto.» rispose lui, grave. «Diciamo che, quando ero bambino, ho vissuto con lui per un periodo.»

Saelle era talmente stupefatta che stava meditando di chiedere a Levi se stesse scherzando, ignara del fatto che Nifa, un momento prima di essere assassinata proprio da Kenny, aveva rivolto al capitano la stessa domanda. Certo, era una notizia davvero difficile da digerire, ma per quanto riguardava Saelle, lei stava ancora cercando di elaborare la prima informazione che Levi aveva condiviso sulla sua infanzia, cioè il fatto che era nato nella città sotterranea da una prostituta di nome Kuchel, rimasta incinta di un suo cliente. Anche lasciando per un momento da parte cosa poteva voler dire, per un bambino, vivere insieme alla madre costretta a prostituirsi, la ragazza era rimasta sconvolta dal sapere come, quando Kuchel si era ammalata ed era stata lasciata morire da sola, lui era rimasto l'unico a vegliare sul corpo della madre morta per qualcosa come tre giorni. Santo cielo. L'infanzia di Levi era un trauma dietro l'altro.

Poi, un giorno, quando ormai il piccolo orfano stava per morire di fame, era arrivato Kenny; si era presentato così, "Kenny e basta", dicendo di essere un amico di Kuchel. Aveva preso Levi con sé, lo aveva nutrito e gli aveva insegnato il necessario per sopravvivere, a partire da come si usa un pugnale. Ora Saelle stava riflettendo su cosa poteva voler dire essere allevati da un uomo che, di professione, taglia gole alla gente. Per la prima volta comprese che l'indole violenta, fredda e ossessiva di Levi, oltre ad essere la naturale conseguenza del tremendo contesto sociale in cui era cresciuto, doveva essere anche una responsabilità diretta dell'unica figura vagamente paterna che aveva avuto nella vita. Il fatto che il capitano fosse ancora in grado di provare compassione, affetto e senso di responsabilità poteva voler dire solo una cosa: che Kuchel, in quei pochi anni in cui era vissuta, doveva essere stata una madre straordinaria.

«E per quanto è durato questo periodo?» chiese a questo punto Hanji.

«Qualche anno.» rispose Levi. «Un giorno Kenny semplicemente se n'è andato. Non era la prima volta che si assentava, ma quel giorno, quando lo vidi voltarsi e allontanarsi da me, capii subito che non sarebbe più tornato. Da quel momento, me la sono cavata da solo.»

"Allontanarsi da me": queste parole attirarono l'attenzione di Saelle; cercò con gli occhi il capitano, ma lui li distolse. Lei strinse i pugni e sentì un'ondata di rabbia invaderla.

«Cosa stava facendo, quando ha visto Kenny allontanarsi?» tentò di chiedere la recluta.

«Non è importante.» rispose lui, sempre guardando altrove. «Quello che è importante è che Kenny è un assassino formidabile e che noi dobbiamo affrontarlo, se vogliamo salvare Eren e Historia.» Guardò i suoi sottoposti, che cavalcavano con le torce accanto, davanti e dietro al carro, tranne Mikasa e Saelle che sedevano all'interno con lui e Hanji; alzò la voce per farsi sentire. «È tutto chiaro? Kenny lo Squartatore: lui sarà il nostro ostacolo maggiore. Per darvi un'idea del rischio, pensate che tra i nemici... ci sia io.»

Saelle sentì brividi di terrore scivolarle giù per la schiena, ma anche le facce dei suoi compagni facevano ben comprendere quanto fosse minacciosa questa prospettiva.

«Con quelle armi, è più pericoloso di me.» aggiunse il capitano.

«Accidenti!» sibilò Sasha, atterrita. «Questo vuol dire che non ce la faremo!»

Connie annuì. «Aspettare che arrivi il resto dei soldati è...»

«È fuori discussione.» finì per lui la frase Mikasa.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora