Capitolo LXXI - Dimmi che non mi vuoi

618 27 22
                                    

Saelle lo sapeva già di essere in svantaggio. Enormemente. Aveva combattuto già tre volte e l'ultimo scontro con Mikasa l'aveva messa duramente alla prova: come poteva sperare di battere Levi, che già era fortissimo e, in più, era molto più riposato di lei? Doveva dare tutta sé stessa. Non poteva lasciare che Levi vincesse.

«Andiamo, vediamo che sai fare.» la provocò il capitano. «Ma stavolta, se perderai, sarai mia.»

Saelle attaccò Levi: provando a mantenere la calma, cercò di minare il suo equilibrio lanciando brevi calci ai suoi piedi e alle sue gambe, ma lui schivava senza difficoltà. Ad un certo punto, lui riuscì ad afferrarla per un braccio: glielo torse dietro la schiena e lei fu costretta a precipitare in ginocchio. Levi però si abbassò in ginocchio dietro di lei, continuando a tenerle il braccio. Invece che spingerla a terra e costringerla alla resa, con il braccio libero la avvolse alla vita e la tirò a sé. Saelle era bloccata e non capiva cosa stesse succedendo: era nelle sue mani, perché non la rovesciava a terra? Perché non la costringeva ad arrendersi bloccandola sul tappeto? Capì soltanto quando sentì il respiro di Levi sul suo collo. Sgranò gli occhi: il capitano le aveva lasciato il polso per usare anche l'altro braccio per stringerla a sé; intanto, da dietro, le baciava le spalle, il collo, la schiena.

Santo cielo. Di nuovo, le labbra di Levi sulla sua pelle. Erano così sensuali, vibranti, roventi. E le sue braccia, che la stringevano... le sue braccia, fasce di muscoli attorno al suo corpo, in un abbraccio così...

«Smettila!» gridò Saelle, tentando di divincolarsi. Quando Levi sentì che si opponeva, fece quello che prima non aveva fatto: la riprese per i polsi, la sbatté sul tappeto, la immobilizzò lì dov'era.

«Mi arrendo!» si affrettò a dichiarare lei, pur di non avere più addosso quel corpo, quel corpo che la faceva impazzire.

Si rimisero in guardia. Saelle era talmente confusa e agitata dalla situazione che a malapena riuscì a difendersi dall'attacco di Levi. Lui ebbe presto la meglio: finì di nuovo per rovesciarla a terra, supina stavolta, e quando fu sopra di lei la immobilizzò con una mano, mentre con l'altra iniziò a percorrerle la pelle sudata del bacino, dei fianchi e della pancia solo con i polpastrelli, godendo di quel contatto umido ma elettrizzante. Nel frattempo, con le iridi brucianti di desiderio, non smetteva di fissarla negli occhi, sulle labbra, sul collo, sul seno, sui centimetri di pelle che stava esplorando, come volesse divorarli uno per uno.

In uno sforzo immane, Saelle riuscì a liberare una sola mano, che usò subito per battere un colpo a terra. Levi la lasciò e furono entrambi di nuovo in piedi.

La ragazza era un fascio di nervi. Aveva capito ormai cosa stava facendo Levi: il loro non era un combattimento come gli altri, lui l'aveva sfidata solo per avere l'opportunità di toccarla, di stringerla, di baciarla. E di farle perdere il controllo.

L'ira con cui lo attaccò non le servì ad avere la meglio, anzi; lui parò i colpì con un sangue freddo invidiabile, schivò i suoi pugni, la aggirò e le bloccò le braccia dietro alla schiena, la spinse col volto sul tappeto e la costrinse ad appiattirsi a terra. Levi si mise dapprima in ginocchio, poi posò una mano a terra e si allungò sopra di lei: Saelle poteva sentire il suo respiro ansante sulle sue tempie, il calore della sua pelle attraverso i vestiti. Lui era implacabile; di nuovo, mentre le teneva le braccia bloccate con una mano, con l'altra iniziò a percorrerle il corpo dalle spalle, alle scapole, giù sulla vita, poi sui fianchi, che strinse con bruciante desiderio.

«Levi...!» Saelle urlò praticamente con le labbra sul tatami, il suo fiato bollente si incollò al tappeto, le gocce del suo sudore le scivolavano dalla pelle e lei si contorceva sotto alle dita di Levi, rendendola solo ancora più sensuale. «Ah!» gridò di nuovo, stavolta con un'eccitazione evidente nella voce: Levi aveva posato il bacino sui suoi glutei e aveva spinto il pube contro di lei, mimando l'atto sessuale, e mandandola in estasi.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora