Capitolo LIX - Devi odiarmi

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Nel giro di poche ore, Eren era riuscito a ricostituire i suoi arti grazie al potere di guarigione dei giganti. Era tuttavia estremamente debole a causa della quantità di sangue che aveva perso e della lunga agonia che aveva affrontato. Inoltre, lo shock vissuto lo aveva psicologicamente molto debilitato e, a differenza delle ferite fisiche, questo non sarebbe sparito tanto in fretta.

Una delle sue prime preoccupazioni, comunque, fu di chiedere del capitano Levi: gli dissero che, eccezion fatta per la lesione al petto, stava bene e lui si rincuorò. Il capitano fu lieto che il ragazzo si fosse ripreso e, riferitogli che Eren aveva chiesto di lui, lo andò a trovare nella sua stanza. Gli altri erano tornati alle loro stanze per riuscire finalmente a riposare con un po' di serenità, perciò col fratello era rimasta solo Saelle: quando Levi entrò nella camera, lei gli inviò un'occhiata di sfuggita dalla parete alla quale era appoggiata, ma poi distolse lo sguardo.

«Capitano Levi!» esclamò Eren vedendolo entrare, con la voce debole, ma sinceramente rasserenata. «Allora è vero che sta bene!»

«Grazie a te.» gli disse il capitano e andò a sedersi accanto al letto, dove poche ore prima era stata la regina. «Sono felice di vederti sveglio.»

Il ragazzo gli fece un debole sorriso.

«È stato un lungo sonno. Non credo che lo dimenticherò tanto facilmente.»

«Come ti senti adesso?»

«Stremato, ma il dolore sta diminuendo.»

Levi annuì.

«Sei stato bravo, Eren. Hai salvato sia me che tua sorella. Grazie.»

«Non siamo ancora pari, capitano: pochi minuti prima, era stato lei a salvare me.»

Il giovane capitano si sporse verso di lui e lo guardò dritto in viso.

«So che non sono nella posizione di dirti questo, visto il beneficio che ne ho tratto.» gli disse. «Tuttavia, non avresti dovuto gettarti contro i giganti come hai fatto. Devo ricordarti un'altra volta quanto tu sia prezioso, Eren. Sei la nostra sola speranza di riconquistare il Wall Maria e, forse, di sconfiggere i giganti. Le sorti dell'umanità dipendono da te. Dovresti imparare ad essere un po' più egoista.»

«Signore, non riesco più ad accettare che altri muoiano per me.»

«Mi avevi detto che era tua intenzione sterminare tutti i giganti. Non potrai mai esaudire questo tuo desiderio, non potrai mai essere libero se ti butti senza riflettere in ogni situazione di pericolo.»

Eren capì il ragionamento del capitano e rifletté un momento. Poi alzò un momento gli occhi di lato, a cercare il volto di sua sorella, che lo guardava seria. Tornò quindi a rivolgersi a Levi.

«La mia libertà non avrebbe alcun senso,» rispose «se la guadagnassi lasciando morire le persone che mi sono care.»

Non c'era da avere dubbi: i fratelli Jaeger si meritavano proprio a vicenda. Il capitano annuì e fissò i suoi occhi severi sul giovane sdraiato a letto.

«Se hai fatto la tua scelta, non ho niente da dire.» affermò. «Qualunque sia il tuo desiderio, qualunque sia la ragione per cui combatti, qualunque sia il sacrificio che sei disposto a fare... se sei pronto a percorrere la tua strada fino alla fine senza rimpianti, io non avrò mai nulla da obiettare.»

Eren lo ascoltò attentamente, quindi annuì: sembrava soddisfatto. Saelle invece spalancò gli occhi dalla sorpresa e dallo sgomento. Erano rivolte a lei quelle parole? Come poteva essere? Come poteva Levi... essere davvero disposto ad accettare la scelta che lei aveva fatto?

«Grazie, capitano.» rispose Eren.

Levi si alzò.

«Ti lascio riposare. Presto potremo tornare al castello: tu cerca di rimetterti in forze.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora