Capitolo LXIII - Il tranello di Armin

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«Lo sai, vero, che se questa cosa non funziona il capitano Levi ci farà a pezzi.» chiarì Jean ad Armin con una tensione evidente nella voce.

«Sì, lo so.» rispose lui, inquieto ma determinato. «Siete pronti?» chiese sottovoce agli altri.

Tutti gli fecero un cenno d'assenso.

«Gara di velocità.» ordinò Levi. «Percorrete la foresta da qui fino al limite est. Non risparmiatevi. Io vi precedo e vi aspetto dall'altra parte.»

Detto questo, schizzò in aria e in pochi secondi sparì nel bosco. Come da istruzioni, i suoi soldati attesero cinque minuti.

«D'accordo, è ora di andare.» disse Jean, allo scadere del tempo. «Ci siete? Nessuno parta in anticipo, Eren sto parlando con te.»

«Ma sta' zitto.» gli sibilò il ragazzo in risposta.

«Connie, ti faccio nero stavolta.» disse ancora Jean.

«Ah, davvero? Staremo a vedere.» rispose Connie con uno dei suoi sorrisi maliziosi.

«Pronti?» chiamò Armin. «Tre, due, uno: via!»

Le sette reclute sganciarono contemporaneamente le funi dei dispositivi per il movimento tridimensionale e si lanciarono il più velocemente possibile tra gli alberi. Mikasa staccò quasi subito gli altri, ma tutta la squadra si stava comportando egregiamente. Ad un certo punto, però, Saelle sentì un gridò alle sue spalle.

«Ah! Aiuto!»

«Sasha!» chiamò, riconoscendo la voce dell'amica e arrestando subito la corsa.

«Saelle!» sentì chiamare pochi metri dietro a lei. «Il mio dispositivo si è inceppato!»

«Dove sei?»

«Qui! Sono finita qui sotto!»

Saelle si fece guidare dalla sua voce e finalmente la scorse. Sasha era stata davvero sfortunata: il suo dispositivo si era inceppato proprio mentre lei attraversava un crepaccio che tagliava la foresta. Tutti sapevano che c'era, ma Sasha non era riuscita a schivarlo e ci era finita proprio dentro: non era particolarmente profondo, ma non era possibile uscirne senza una fune.

«Stai bene?» le gridò Saelle, appollaiata su un ramo.

«Sì... sì, sono riuscita a cadere senza ferirmi, ma non riesco a uscire! Il dispositivo di manovra non funziona!»

«Tranquilla, arrivo subito.»

Saelle si calò nel crepaccio, ritirò i cavi e fece un sorriso all'amica, aprendo le braccia verso di lei.

«Vieni, ti tiro su.»

Sasha le si gettò tra le braccia e si strinse convulsamente contro il suo corpo.

«Ehi, ehi, calma!» si sorprese questa. «C'è qualcosa che non va?»

«Scusami!» gridò Sasha. Aveva le mani attorno alla sua vita: le sganciò il dispositivo di manovra, lo afferrò tra le mani e schizzò in aria usando il suo dispositivo, che evidentemente non era affatto inceppato. Fu talmente rapida, e soprattutto Saelle era talmente lontana dall'immaginare uno scherzo del genere, che l'amica non ebbe nemmeno modo di reagire. Si trovò sul fondo del crepaccio, senza possibilità di uscire.

«Capitano Levi!» gridava nel frattempo Jean, agitato, una volta giunto al limitare est del bosco. «Abbiamo perso di vista Sasha!»

«Cosa vuoi dire? Sarà dietro di voi.» rispose quello.

«Capitano!» anche Armin, arrivato in quel momento, appariva allarmatissimo. «Avete visto Sasha? Era davanti a me, ma...»

«Cos'è successo?» chiese stavolta Levi, prendendo più seriamente la situazione.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora