Capitolo XVI - Orizzonte finito

528 33 35
                                    

Levi tornò ancora a trovare Saelle, che aveva ripreso a mangiare e si stava pian piano rimettendo. Tutti coloro che erano stati coinvolti nel piano di cattura di Annie erano in una caserma a Stohess, dove si stavano ancora tenendo gli interrogatori. Hanji tentava di trovare un modo per scalfire il bozzolo di pietra cristallizzata in cui si era rinchiusa Annie, ma per ora senza successi; nel frattempo, aveva preso contatti col reverendo Nick e cercava di scoprire cosa sapesse il Culto delle Mura su quel gigante intrappolato nel Wall Sina; anche questo, con scarsi risultati. Il comandante Erwin era riuscito a dimostrare che la sua decisione di tendere una trappola ad Annie era stata la migliore possibile per garantire un futuro all'umanità; sembrava che il governo centrale si fosse convinto, ma il Corpo di ricerca restava sotto sorveglianza speciale. Rimaneva ancora da decidere della sorte di Eren Jaeger.

Levi era appena stato informato di ciò dallo stesso Erwin, quando percorse il corridoio del secondo piano della caserma per andare a fare visita a Saelle e sincerarsi delle sue condizioni; per Eren non c'era più di che preoccuparsi, la sua capacità di trasformarsi in gigante gli garantiva la possibilità di guarirsi da solo dalle ferite in poche ore.
Arrivato all'altezza della camera dei due fratelli, si accorse che la porta era aperta e che c'era una notevole agitazione all'interno.

«Per quanto tempo è rimasta da sola?» sentì chiedere a Jean, con tono preoccupato.

«Circa una mezz'ora!» rispose Armin, notevolmente in ansia.

«In bagno non c'è.» riferì Mikasa.

«Accidenti, ma dove sarà andata, ferita com'è?» ringhiò Eren.

Levi si affacciò sulla porta: i ragazzi erano lì, ma il letto di Saelle era vuoto.

«Che succede, mocciosi?» si informò.

I quattro si voltarono verso di lui.

«Capitano, Saelle è sparita!» rispose Armin. «L'abbiamo lasciata solamente per qualche minuto e...»

«Non dire assurdità.» gli disse con calma Levi. «Non può andare lontano, conciata com'è. E poi non avrebbe motivo di andarsene.»

«Accidenti!» esclamò Eren. «Le avevo raccomandato di non muoversi dal letto!»

«Andate a cercarla.» ordinò il capitano. «Sarà sicuramente qui intorno.»

I quattro lasciarono immediatamente la camera e si sparsero nei corridoi. Levi li seguì qualche momento con lo sguardo, poi si diresse verso la sua stanza, al piano superiore. Oltre la scala, sulla destra, c'era una porta di vetro che dava su una piccola terrazza, la quale affacciava sulla città e sulle mura occidentali. Levi ci lanciò un'occhiata di sfuggita, passando nel corridoio; poi si bloccò, fece due passi all'indietro e riguardò il vetro, con più attenzione: gli sembrava di aver visto svolazzare una ciocca di capelli bruni. Andò quindi verso la terrazza e aprì la porta: lì, su un lato adiacente al muro, stava seduta Saelle, con gli occhi persi all'orizzonte, in una tunica bianca e tutta fasciata com'era.

«Ehi, che ci fai qui?» le chiese Levi.

Saelle si riscosse e lo notò solo allora. «Capitano Levi.»

«Stai facendo preoccupare i tuoi compagni.»

«Chiedo scusa.»

Una folata di vento li scosse entrambi; i capelli sciolti di Saelle si sollevarono incorniciandole il viso, dimagrito dalla convalescenza, sul quale i suoi occhi verdi sembravano più grandi e profondi che mai.

«Non hai freddo?» le domandò il capitano.

Saelle sussultò, come se ci avesse pensato solo adesso; si volse di nuovo verso l'orizzonte ostacolato dalla mole delle mura e si tastò le braccia, la cui pelle effettivamente era fredda.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora