Capitolo XLII - Assassinio a Trost

401 17 0
                                    

Quattro giorni dopo, Saelle lasciò definitivamente l'unità Levi per prendere incarico presso l'Alto comando a Mitras. Di nuovo, si trovò sul cortile antistante il castello con i suoi compagni per salutarli, ma stavolta non poteva negarsi di avere un nodo allo stomaco, perché sapeva che la separazione non sarebbe stata solo di pochi giorni e, anche se programmava di tornare appena possibile, sapeva che sarebbe stata via a lungo.

Chissà se Levi si accorse che Saelle guardava tutti in viso tranne lui. La ragazza abbracciò i suoi compagni uno per uno, imparò a memoria il colore e la sfumatura delle iridi di ognuno, strinse Armin e i suoi fratelli, infine salì a cavallo e si apprestò a partire; stavolta, il capitano non l'avrebbe accompagnata e lei avrebbe fatto il viaggio da sola. Solo prima di volgere le redini e partire al galoppo, non poté esimersi dal fare un cenno di saluto al suo capitano. Levi le indirizzò uno sguardo dei suoi, totalmente indecifrabile. Saelle sperava di trovarci la calma e la determinazione che vi cercava spesso, invece stavolta, stavolta che ne avrebbe avuto più che mai bisogno, non ve le trovò.

Partì al galoppo con la promessa di scrivere spesso, ma a nessuno dei rimasti questa assicurazione bastò: avrebbero voluto che rimanesse.

---

Si erano accordati per un sistema di comunicazione che potesse tenerli in contatto e, insieme, consegnare informazioni e avvertimenti di pericolo se fosse stato necessario. Saelle avrebbe scritto almeno una volta a settimana una lettera, indirizzandola a suo fratello; a seconda della scelta della prima parola del testo, chi la leggeva avrebbe saputo se vi erano informazioni secretate e quale sarebbe stato il codice per decifrarle, a seconda di cifrari scelti in partenza.

Già al secondo messaggio, Saelle confermò che quanto temeva Erwin era più che mai vero: il governo centrale sembrava aver preso di petto la questione delle missioni al di fuori delle mura ed era ad un passo dal decidere di vietarle. Il cammino intrapreso era evidente: dopo questo divieto, i passaggi successivi sarebbero stati il de-mansionamento di alcuni dei principali esponenti del Corpo e, infine, la chiusura totale di questa branca dell'esercito. Saelle sospettava in particolare di lord Reiss: scrisse che stava indagando sulla sua casata, ma non aveva ancora ottenuto informazioni degne di nota. 

Le notizie, insomma, non erano affatto incoraggianti. L'unica considerazione positiva di Saelle era che riteneva che il generale Zachary non fosse affatto d'accordo con simili risoluzioni e, nonostante il governo e la casa reale premessero in quella direzione, lui faceva del suo meglio per ritardare, arginare e smussare le direttive, a segno che lui intimamente sosteneva la loro stessa causa.

Nel giro di poche settimane, fu ritenuto più sicuro per l'unità Levi occupare uno stanziamento meno visibile e facilmente raggiungibile rispetto al castello e tutti i membri furono dislocati in un capanno, nello stesso bosco in cui si trovava la loro precedente base. Da quel momento, per evitare tracciamenti, Saelle smise di scrivere ad Eren messaggi secretati e fu accordato che le sue comunicazioni, se urgenti, sarebbero state recapitate direttamente al comandante Erwin.

Il capanno era nient'altro che una vecchia abitazione di taglialegna, con una cucina, un soggiorno e non più di quattro stanze. Non c'erano sotterranei né torri di guardia e i soldati non avevano modo di allenarsi con le attrezzature di prima, quindi si esercitavano soprattutto nel movimento tridimensionale e individualmente come capitava. Mikasa, ad esempio, aveva trovato nel taglio della legna con l'accetta il modo per mantenersi in forma. Gli esperimenti di Hanji però nel frattempo continuavano: almeno un paio di volte a settimana faceva in modo di raggiungere Eren per aiutarlo ad imparare a gestire meglio la sua trasformazione in gigante e, possibilmente, l'abilità di indurimento, con la quale si sarebbe potuti arrivare alla riparazione delle mura. Sfortunatamente, i tentativi procedevano a rilento.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora