Capitolo LII - Un paradiso così

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Con la vittoria a Orvud e la regina Historia sul trono, il Corpo di ricerca cominciò ad acquisire nuovi consensi. Mentre Hanji studiava il liquido violaceo che permetteva di trasformare gli esseri umani in giganti, il comandante Erwin stava già organizzando quello che sarebbe stato il prossimo passo, cioè la riconquista del Wall Maria. Ora che Eren aveva imparato ad utilizzare il potere di indurimento, c'era solo da farglielo perfezionare perché la chiusura della breccia fosse un obiettivo a portata di mano. Naturalmente, tuttavia, c'erano molte altre cose da considerare, per esempio come raggiungere il distretto di Shiganshina senza incorrere in uno scontro in campo aperto con decine di giganti e, soprattutto, come reagire nel caso che Reiner e Berthold avessero deciso di attaccarli.

C'erano varie cose a cui pensare, insomma: i comandanti iniziarono ad occuparsene, ma ci volevano settimane per preparare la spedizione. Nel frattempo, Eren, Mikasa, Armin, Sasha, Connie e Jean furono riconfermati nell'unità per le operazioni speciali guidata dal capitano Levi e ritornarono tutti al castello. Saelle rassegnò ufficialmente le dimissioni dall'Alto comando: ringraziò il generale, abbracciò Cheris, passò a fare un saluto a Francis e poi tornò felicemente al Corpo cui sentiva di appartenere, al suo posto accanto a suo fratello. La loro routine riprese molto simile a com'era prima del trasferimento di Saelle, interrotta di quando in quando solo dalle visite di Hanji, che aiutava Eren a migliorare le sue trasformazioni, e dalle assenze del capitano, che talvolta si recava nella capitale dalla regina. Historia, infatti, aveva subito dato avvio ad un progetto per il recupero e la messa in sicurezza degli orfani sia dei sobborghi più poveri sia della città sotterranea. La regina aveva davvero un cuore generoso e gli abbandonati, gli esclusi e gli emarginati erano coloro a cui teneva di più. Si sforzò di dare una casa e un rifugio a quei bambini e spesso si intratteneva in loro compagnia, come una giovane custode; in città, avevano già preso a chiamarla "la dea allevatrice". Levi era per ovvie ragioni molto sensibile al tema degli orfani: appoggiò il progetto della regina e si spese in prima persona per aiutarla a convincere i ministri della bontà della causa, nonché per sostenerla nell'avvio delle operazioni.

In una di queste occasioni, si era assentato dal castello per alcuni giorni; sempre più spesso, in sua assenza, lasciava il comando temporaneo a Saelle, visto che si sentiva tranquillo quando sapeva che era lei a tenere sotto controllo la situazione. Lei accettava, ma continuava a coprire uno degli incarichi giornalieri, come facevano i suoi compagni. Fu per questo che, quando Levi tornò dalla capitale e andò nelle scuderie per lasciarvi il suo cavallo, ci trovò Saelle che svolgeva il suo turno lì.

«Bentornato.» lo salutò la sua sottoposta.

«Tutto bene qui?» chiese lui.

«Tutto regolare. Il caposquadra Hanji si è portata via Eren, Mikasa e Sasha: dovrebbero tornare tra poco.»

«Gli altri?»

«Connie in cucina, Armin e Jean stanno pulendo il secondo piano, in previsione del tuo ritorno. Vuoi che Connie ti prepari un tè?»

«Grazie. Tu hai finito, qui?»

«Quasi.»

«Vieni dentro quando hai fatto, aspetteremo Hanji e gli altri insieme.»

«Signorsì.»

Levi le lasciò in custodia il suo destriero nero, poi si avviò verso il castello; sul portone d'uscita della stalla, però, si voltò un momento a guardare ancora Saelle. La ragazza aveva preso le redini del suo cavallo e lo stava conducendo al suo box dandogli dei buffetti sul muso.

«Ciao bello, bentornato!» gli stava dicendo, con voce allegra. «Stai bene? Hai cavalcato molto? Ti va se ti lascio qui un po' di biada, solo per te?» Rise quando il cavallo le spinse dolcemente il muso contro la spalla. «Affare fatto! Però prima togliamo questa sella. Vieni, ti do una bella spazzolata.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora