Capitolo LXIX - Provocante

597 27 4
                                    

Per ovvie ragioni, Saelle evitò il più possibile di trovarsi da sola con Levi nelle ore seguenti; anzi, evitò proprio di stare da sola, terrorizzata all'idea che lui potesse raggiungerla come aveva fatto nel primo pomeriggio, in cucina. Dannazione, tutte le volte che credeva di aver capito qualcosa di Levi, quando pensava finalmente di conoscerlo, lui faceva qualcosa che le dimostrava che non lo conosceva affatto. Non si sarebbe mai, mai aspettata che lui potesse arrivare a baciarla in quel modo, a forzarla in quel modo. Non che lei... avesse opposto molta resistenza, a essere onesta con sé stessa; ma lui l'aveva presa alla sprovvista, ecco. Non si sarebbe fatta cogliere così impreparata la prossima volta.

Certo che... i baci di Levi erano... Saelle si sentì bruciare al solo ricordo. Si passò un momento la lingua sulle labbra e il sapore di Levi era ancora lì. Anche il suo odore, ce l'aveva addosso; e il calore del suo corpo, era come se fosse ancora stretto al suo. Santo cielo, avrebbe potuto essere davvero...

Saelle si diede uno schiaffo dritto in faccia. Che diamine le stava passando per la testa? Le piaceva davvero farsi del male, in quella maniera? Gli aveva detto che lo avrebbe lasciato morire, se avesse dovuto. Gliel'aveva detto e intendeva farlo. Si sarebbe odiata per tutta la vita poi, lo sapeva benissimo; ma era meglio che lasciar morire Eren. In suo fratello, c'era molto più che lei sola in gioco: c'era Mikasa, c'era sua madre, c'era suo padre, c'era la sua promessa. Avrebbe fatto l'azione più orribile, avrebbe abbandonato il suo capitano, avrebbe abbandonato chiunque se fosse stato necessario. Se anche l'anima le fosse andata in frantumi, non aveva importanza: qualunque cosa pur di salvare Eren, pur di proteggere il cuore di Mikasa, pur di mantenere la promessa fatta a sua madre. Però, ogni passo che faceva che la avvicinava a Levi, avrebbe reso quella sua decisione già presa sempre più dolorosa. Saelle richiamò a sé il ricordo di quel giorno, quello in cui Eren era in agonia e lei era convinta di aver fallito, era certa di averlo perso. Bene, quella era la sensazione che le serviva, quella con la quale poteva riuscire a respingere Levi. Non importava quanto lui fosse... meraviglioso. Passionale. Magnetico. Irresistibile. Lei doveva tenerlo a distanza, il più possibile. Per sempre.

Eppure, Saelle avrebbe dovuto ricordare una cosa che aveva imparato di Levi, in particolare quando alcuni giorni prima avevano avuto quello sciocco litigio: lui era testardo e risoluto almeno quanto lei. Le tornò in mente solo quando, quella sera, mentre stava sparecchiando, Sasha la raggiunse in cucina.

«Saelle, hai preparato tu la lista dei rifornimenti la settimana scorsa?» le chiese.

«Sì, perché?»

«Il capitano dice che c'è un errore. Raggiungilo nello studio.»

«Cosa?» si spaventò Saelle.

«Mi ha detto di dirti di andare da lui, per controllare.»

«Io... devo finire qui.» tentò la ragazza. «Non puoi andare tu?»

Sasha la guardò stranita.

«Eh? Ma cosa stai dicendo, io che c'entro?» la raggiunse al lavabo e le prese la spugna dalle mani. «Dai, qui lascia fare a me, tanto ormai hai quasi finito. Tu vai dal capitano.»

Saelle sostò ancora per un attimo. Effettivamente, non è che potesse ribellarsi agli ordini di un suo superiore, finché era un soldato; rimase lì a pensare a cosa poteva fare. Sasha la guardò perplessa.

«Be'? Vai o no?»

«Sì. Sì, vado.»

Mentre saliva le scale, Saelle richiamò a sé tutta la determinazione che riuscì a racimolare. Bussò alla porta risoluta a non farsi nemmeno sfiorare.

«Avanti.»

La recluta si presentò al capitano, ma non disse una parola.

«Chiudi la porta.» le ordinò lui.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora