Capitolo XVII - Dolorosi ricordi

438 23 17
                                    

Quella sera, Saelle sedeva sul suo letto ed Eren si era sdraiato accanto a lei, aveva allungato le gambe sul materasso e posato la testa sulle gambe di sua sorella. Avevano passato del tempo a chiacchierare con Armin e Mikasa, tentando di dimenticare gli eventi recenti e ricordando i loro giorni felici di bambini, quando vivevano insieme a Shiganshina. Era stata Saelle a insistere per portare lì la conversazione: voleva risollevare gli animi di tutti riportando le loro menti a memorie felici.

Ora che Mikasa e Armin erano rientrati nelle loro stanze, i due fratelli parlavano ancora. Saelle carezzava i capelli a suo fratello, che guardava pensieroso il soffitto.

«Lo so che è un ricordo doloroso.» disse la ragazza. «Ma voglio che ti sforzi ancora; per favore.»

«Mi ricordo della strada che entrava nel bosco.» rifletté Eren. «Era un sentiero ampio e ben tracciato, ma lui volle che prendessimo una stradina laterale, poco usata e piena di erbacce. Disse che era una scorciatoia.»

«E poi?» lo incitò la sorella.

Eren socchiuse gli occhi nello sforzo di ricordare.

«Non... non mi viene in mente niente, accidenti!» ringhiò Eren, arrabbiato più con sé stesso che con altri.

«Non importa.» si affrettò a dire Saelle. «Pensa a qualcos'altro. Papà ti sembrava diverso quel giorno? Ha detto delle cose che ti sono sembrate strane?»

Eren guardava il soffitto, ma in quel muro bianco cercava di far scorrere le memorie del passato e i dettagli di quello specifico giorno di cinque anni prima, quando aveva perso suo padre.

«Mi sembrava teso. E non rispondeva come al solito.»

«In che senso?»

«Ti ricordi? Quando gli facevamo delle domande, lui rispondeva sempre. Cercava di farci capire, di spiegarci le cose.» Il suo sguardo si rabbuiò. «Invece quel giorno non voleva rispondere. Quando gli chiedevo dove stessimo andando, perché stavamo cambiando strada o perché dovevo fare quelle cose, diceva solo "Obbedisci", "Fallo e basta" oppure "Non discutere con me".»

Saelle ristette un momento, sorpresa.

«"Quelle cose"?»

Eren la guardò con aria interrogativa.

Sua sorella insistette: «Hai detto: "quando gli chiedevo perché dovevo fare quelle cose". Quali cose ti ha chiesto di fare?»

Eren fu sorpreso anche lui di aver detto una cosa simile, in modo neanche del tutto cosciente. Ma ora che il ricordo era riaffiorato, era più facile da seguire.

«Mi ha chiesto di sdraiarmi a terra!» disse, sorpreso da questa reminiscenza. «E di alzare la manica!»

Saelle ora era davvero inquieta.

«Cosa c'entra la manica?» chiese.

Non finì neanche la domanda, perché Eren balzò a sedere sul letto.

«La siringa!» esclamò, con gli occhi sgranati che fissavano il vuoto.

«La... siringa?» gli fece eco sua sorella.

Eren si voltò a guardarla e lei sentì il cuore raggelarsi: i suoi occhi verdi erano sgomenti e pieni di terrore.

«Ha tentato... ha tentato di farmi un'iniezione.»

«Che cosa?!»

«Lui ha... papà mi ha...»

«Eren!» Stavolta Saelle lo prese per le spalle con forza e lo guardò fisso con tutto il sangue freddo che riuscì a racimolare. «Eren, papà ti ha fatto un'iniezione? Te l'ha fatta?»

«Lui ha detto...» Eren era sprofondato nel suo terrificante ricordo e non riusciva a disincantarsi. «Ha detto che dovevo vendicare la mamma. Che non dovevo dimenticare la chiave... arrivare alla stanza sotterranea, lì, la verità...»

«Eren!!!» chiamò di nuovo sua sorella. Eren si riscosse e si portò una mano alla bocca: aveva la nausea.

«Eren,» riprese Saelle, quando lo vide più calmo «quando sei tornato, avevi indosso la chiave.»

Il ragazzo la guardò con gli occhi sgranati e si portò la mano al petto dove, sotto alla maglia, c'era la chiave di suo padre.

«Quindi papà... è stato papà a trasformarmi in un gigante?» chiese terrorizzato. «Perché l'ha fatto?»

Saelle lo prese tra le braccia e lo strinse forte a sé. Riportò una mano ai suoi capelli e gli fece ancora qualche carezza.

«Non lo so questo.» gli disse vicino all'orecchio. «Ma io credo che lo abbia fatto per renderti più forte. Per darti una possibilità in più.»

Eren piangeva sulla sua spalla. Lei continuò a carezzargli i capelli, tentando di tranquillizzarlo, ma in realtà era anche lei molto inquieta. Dormirono uno accanto all'altra, quella notte, tenendosi per mano.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora