Capitolo X - Tra le fauci

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Saelle sentiva il volto bruciarle. Non capiva se era rabbia o vergogna o dolore o sangue o lacrime. Il corpo sfracellato di Auruo era lì accanto. Quello di Petra, spezzato contro un tronco, poco più avanti. Quello smembrato di Erd giaceva ancora tra i piedi del gigante.

Un nuovo boato scosse la foresta, un fulmine dorato comparve a poca distanza da lei tra gli alberi. Era Eren: tramutato in gigante, attaccò quel mostro che aveva appena messo fine alla vita dei loro compagni.

Saelle guardò come in trance il combattimento tra i due, con la vista offuscata dalle lacrime e dal sangue, con le braccia abbandonate lungo i fianchi e le gambe inginocchiate a terra, senza più forze. Per minuti, fissò il combattimento senza neanche vederlo. Ci volle un urlo di Eren più forte e rabbioso degli altri per scuoterla. Si rimise in piedi e corse tra gli alberi per tentare di raggiungere suo fratello. Ma le sue angosce, quel giorno, non avevano fine: lo raggiunse giusto in tempo per vedere il gigante dalle fattezze femminili alzare un calcio a mezz'aria, in un modo che le era inspiegabilmente familiare, e staccare di netto la testa a Eren. Quindi, il gigante si abbassò sul suo corpo crollato a terra e morse proprio la nuca. Saelle fece in tempo a vedere per un istante il volto di suo fratello emergere tra le carni del gigante, per poi sparire tra le fauci del mostro.

«Eren!»

Impossibile: Saelle riconosceva questa voce. Era Mikasa! Come era arrivata lì? Saelle vide il gigante dalle fattezze femminili iniziare nuovamente a correre tra i tronchi del bosco e sua sorella Mikasa inseguirlo a tutta velocità col dispositivo per il movimento tridimensionale. Saelle si guardò: il suo dispositivo era ammaccato, ma sembrava integro. Premette il grilletto di accensione e si fiondò dietro a sua sorella.

Quando la raggiunse, lei aveva già attaccato il gigante alle gambe, facendolo precipitare a terra, ma anche provando ad attaccarlo alla nuca aveva ottenuto lo stesso risultato di Auruo: le lame si erano spezzate contro la pelle indurita del gigante.

«Mikasa!» gridò Saelle, arrivata ormai accanto alla sorella. La ragazza dai capelli corvini si voltò verso di lei.

«Saelle, sei viva!» esclamò.

«Eren è...» riuscì a dire Saelle.

«Lui è ancora vivo! Ne sono sicura!» disse Mikasa, quindi rivolse uno sguardo feroce al gigante. «Ma tu adesso morirai!»

In un baleno, cambiò le lame e si stava per lanciare contro il mostro, quando questo sferrò un pungo proprio contro il tronco su cui entrambe stavano: fecero appena in tempo a schivare. Il gigante quindi si alzò e riprese a correre nel bosco.

«Torna qui!» gridò Saelle e si mise a rincorrere il gigante disperata, pensando solo a recuperare suo fratello.

Un grido alle sue spalle la fece voltare: Mikasa aveva urlato un "Lasciami!" che non si spiegava. Sgranò gli occhi quando vide il capitano Levi: aveva raggiunto Mikasa e l'aveva afferrata alla vita, tentando di calmarla.

«Adesso dobbiamo allontanarci.» disse Levi. Voltò lo sguardo e vide Saelle poco più avanti. Non le disse nulla, ma i suoi ordini passarono attraverso il suo sguardo. La ragazza smise di inseguire il gigante e lo raggiunse.

«Lo seguiremo a distanza.» ordinò il capitano quando furono tutti e tre riuniti. Lasciò Mikasa e insieme alle due sorelle si mise all'inseguimento.

«Dev'essere esausto, non è più così veloce.» osservò Levi. «Ascolta, prima ho visto che gli ha reciso di netto la testa. Dimmi: Eren è morto?» chiese quindi a Mikasa.

«No, è ancora vivo.» rispose quella. «Oggi quel gigante aveva un piano preciso: quello di portarci via Eren. Non aveva intenzione di ucciderlo. Secondo me, si limita a tenerlo tra le fauci per tenere le mani libere.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora