Capitolo XXXVIII - Pericolosamente vicini

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«Per l'addestramento di oggi, ci concentreremo sulle capacità evasive.»

Levi era al limitare del bosco che si trovava subito al di fuori del castello e parlava con la sua unità, schierata sull'attenti di fronte a lui. Avevano passato la mattinata a pulire per l'ennesima volta le stanze e per fare allenamento individuale; nel pomeriggio, si addestravano in squadra.

«A turno, ognuno di voi userà il movimento tridimensionale per tentare di sfuggire tra gli alberi, mentre al resto della squadra toccherà l'inseguimento e la cattura.» continuò il capitano.

«Signorsì!» risposero in coro i soldati.

«Historia, tu resterai a terra e cronometrerai il tempo di chi è in fuga. Vediamo chi riuscirà a fare di meglio.»

«Sì, signore.» rispose Historia, solerte.

Levi alzò un momento lo sguardo e percorse i volti dei suoi sottoposti; su quello di Saelle sembrò sostare un istante di più e a lei sembrò, ma forse era stata solo un'impressione, che nelle sue iridi color del cielo in tempesta fosse passata un'idea.

«Mikasa, tu vai per prima.» riprese quindi Levi. «Sei la più veloce, sarai quella da battere. Seguiranno Eren e Jean, poi Sasha e Connie; quindi Armin e Saelle.»

«Signorsì!» risposero di nuovo in coro i ragazzi.

«E chi arriverà ultimo,» aggiunse Levi, con un tono raggelante «avrà una punizione speciale.»

A tutti corse un brivido giù per la schiena; si scambiarono uno sguardo preoccupato e iniziarono immediatamente a prepararsi: ognuno si armò di una pistola lanciarazzi, per poter lanciare un fumogeno nel momento in cui avesse catturato il fuggitivo: a quel segnale, Historia avrebbe preso il tempo.

«Trenta secondi di vantaggio, Mikasa.» Levi si teneva di poco discosto dal gruppo, a braccia conserte. Fece quindi un cenno a Historia, poi diede il via a Mikasa. «Adesso: vai.»

Mikasa lanciò i cavi d'acciaio attraverso il bosco e si sollevò istantaneamente da terra: sparì subito tra le foglie scure. Il ticchettio del cronometro, tenuto saldamente in mano da Historia, era l'unico suono che si sentiva, assieme al frusciare del vento tra le foglie.

«Cinque, quattro, tre.» iniziò a contare Historia. «Due, uno: andate!»

Si sentirono fischiare i meccanismi di lancio e sei figure schizzare da terra, sparendo tra gli alberi.

«Dividiamoci!» gridò Saelle. «Cerchiamo in ogni direzione!»

Pochi secondi dopo, fu Armin a gridare. «Di qua! L'ho vista!»

Immediatamente, tutti e sei si volsero verso la voce di Armin e iniziarono l'inseguimento. Mikasa era velocissima e si muoveva con agilità tra i rami, ma era costretta a rallentare mano a mano che il bosco si infittiva. I ragazzi sfruttarono l'altezza degli alberi e in breve riuscirono a circondarla; Sasha le tagliò la via di fuga e la bloccò: fu lei a sparare il fumogeno. 4 minuti e 34 secondi dall'inizio dell'inseguimento: un ottimo tempo. 

Jean ci andò alquanto vicino: fu abbastanza furbo da nascondersi, invece che scappare solamente. Seguirono tutti gli altri, ma nessuno si avvicinò al tempo di Mikasa.

Ultima, toccava a Saelle; partì come tutti con trenta secondi di vantaggio. Volò bassa, cercando di guadagnare più in distanza che in altezza. Riuscì a sentire i compagni sollevarsi da terra e iniziare a inseguirla, ma non aveva alcuna intenzione di farsi prendere così rapidamente. Aumentò il ritmo, cercando di volare tra alberi dal tronco spesso, che nascondessero la sua visuale.

«Credo sia di qua!» sentì urlare a Connie, ma la sua voce veniva dalla sua destra: bene, con un po' di fortuna sarebbero tutti andati dalla parte sbagliata, facendole guadagnare secondi preziosi.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora