Capitolo LXIV - Un luogo sicuro

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Sasha pagò caro quello scherzo fatto alla sua amica: il giorno dopo, durante l'allenamento nei sotterranei, Saelle la sfidò ad un corpo a corpo e la fece nera. Lanciò un'occhiata anche a tutti gli altri presenti, giusto per ricordare loro che tentare di raggirarla era una pessima idea e, anche se non poteva negare di dover loro un po' di gratitudine, preferiva di gran lunga che le fossero leali. Anche il capitano Levi scese nei sotterranei e giusto per ribadire il concetto sfidò Armin sul ring. Ci andò leggero, comunque: il ragazzo riuscì a scendere sulle sue gambe con la sensazione di essere stato miracolato, nonostante fosse stato atterrato violentemente cinque volte nel giro di pochi minuti.

L'atmosfera, comunque, era ritornata serena: Levi e Saelle avevano ripreso a parlarsi e sembrava che tra loro fosse stato tutto chiarito, quindi gli altri membri dell'unità tirarono un sospiro di sollievo e si guardarono bene di fare qualsiasi domanda sull'argomento.

Quella stessa sera, tornando dal primo turno notturno, Saelle passò davanti allo studio di Levi e si accorse che la luce all'interno era ancora accesa, nonostante fosse l'una di notte. Non era la prima volta che il capitano lavorava fino a tardi, ma passando la recluta buttò un occhio all'interno della stanza e si accorse che il suo superiore non stava affatto lavorando: con le braccia incrociate e il mento abbandonato sul petto, dormiva seduto alla sua scrivania, sotto alla lampada accesa. Saelle sollevò entrambe le sopracciglia dalla sorpresa. Che diamine: davvero Levi riusciva a dormire in quella posizione? Forse era il caso di mandarlo a letto.

Saelle bussò leggermente allo stipite della porta. Lui aprì gli occhi.

«Cosa c'è?» chiese.

«Ti eri addormentato.» spiegò lei, con un sorriso. «È tardi, è meglio che tu vada a letto.»

Levi si passò la mano sugli occhi.

«No, lavorerò ancora un poco. Al massimo mi riaddormenterò qui.»

«Non staresti più comodo in orizzontale?» scherzò lei.

«No.» rispose invece molto seriamente lui. «Io non dormo quasi mai a letto. Di solito mi addormento sulla sedia o sulla mia poltrona.»

Saelle sbatté le palpebre almeno dieci volte.

«Scusa?!»

«È così strano?»

«È deleterio! Come fai a dormire seduto?»

«Non ci resto molto. Dormo appena due o tre ore per notte.»

Se le avesse detto che di notte usciva a caccia di fantasmi, Saelle ne sarebbe stata probabilmente meno sorpresa. Non credeva fosse neanche fisicamente possibile sopravvivere dormendo così poco ma, oltre a questo, sapeva che alcune volte Levi non dormiva affatto, passando in bianco l'intera nottata. Con quale miracolo riusciva a tenersi in piedi, a lavorare tutte quelle ore, ad allenarsi e ad essere sempre così forte nonostante non riposasse praticamente mai a sufficienza? Improvvisamente, la necessità di farlo dormire come si deve divenne irrinunciabile nella mente di Saelle.

«Vieni subito con me.»

Lui si alzò dalla sedia perplesso, ma le andò incontro.

«Dove?»

«In camera tua. Andiamo.»

Visto che lui si era fermato con una certa espressione dubbiosa, lei fece due passi dentro allo studio, lo afferrò per un polso e se lo tirò letteralmente dietro per tutte le scale e il corridoio, finché non lo vide senza giacca e stivali, sdraiato a letto.

«Non capisco l'utilità.» commentò Levi col suo tono freddo, mentre lei prendeva la sedia della scrivania e si accomodava accanto al letto. «Te l'ho già detto, a parte quando sto male, il che accade raramente, io non dormo sdraiato.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora