Capitolo XXXVII - Quella notte

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*Angolo di Sirio*

Attenzione, questo capitolo contiene contenuti sessuali espliciti! Se non vi piacciono questo tipo di scene... potete passate oltre, ma potreste perdervi qualcosa di bellino, io vi avverto! 😜

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Saelle riaprì gli occhi a metà nottata. Era stesa sul letto, nella sua camera, ma qualcosa l'aveva svegliata. Ci mise qualche istante a capire cosa: era il cigolio della maniglia della porta. Rivolse lo sguardo sorpreso all'uscio, in tempo per vedere che la porta si stava aprendo e un'ombra familiare stava entrando nella stanza, scalza e silenziosa. L'ombra si avvicinò al suo letto e, di fronte alla finestra, si tolse un indumento dal busto e lo gettò a terra. Anche al buio, Saelle non faticò affatto a riconoscere il profilo della schiena e del petto su cui aveva fantasticato tutto il pomeriggio e su cui i suoi occhi si erano posati a lungo quella sera, alla luce delle lampade dei sotterranei.

«Mi sembrava di averle chiesto,» disse la ragazza sottovoce, fingendosi offesa ma con un dolce sorriso sulle labbra «di non entrare più nella mia camera senza bussare.»

Due iridi scintillanti come lame alla luce della luna si posarono su di lei.

«A quella richiesta, non ho mai risposto di sì.»

Detto questo, Levi salì sul letto sdraiandosi sopra a Saelle. Le passò il braccio destro sotto alla vita e la strinse contro il suo bacino; nello stesso momento, si riversò su di lei, coprendole la bocca con la sua. Le loro lingue si incontrarono subito e danzarono vorticosamente nelle loro bocche, mentre i loro corpi si stringevano sempre più ed entrambi gemevano di piacere. Saelle non riuscì a non pensare al fatto che, se si fosse mai immaginata un bacio da Levi, lo avrebbe immaginato proprio così: non era nemmeno stato del tutto un bacio, lui non le aveva cercato le labbra, né le aveva carezzato il viso. Aveva direttamente e appassionatamente penetrato la sua bocca con la lingua, cercando furiosamente di saziarsi di lei come se non avesse tempo da perdere in preliminari di alcun genere. Perché lui era così: precipitoso, feroce, inclemente, appassionato. Ora, infatti, mentre ancora le loro lingue si univano e si sfamavano reciprocamente, Levi già percorreva il corpo di lei con le dita. La mano che l'aveva afferrata alla vita salì stringendole la pelle lungo il fianco, percorse il torace, passò solo il pollice sulla curva del seno, scivolò sulla spalla, le carezzò il collo e affondò sui capelli della nuca, premendole il volto con ancor più forza contro la sua bocca. Saelle trovò insostenibilmente eccitante ogni singolo contatto di quella mano con la sua pelle e quando si sentì avvolta alla nuca, circondò il capo di Levi con le braccia e lo baciò ancor più forsennatamente, fino a perdere il fiato, e a fargli perdere il fiato.

Il capitano si abbandonò sul corpo di lei: la mano che usava per sorreggersi andò a posarsi sulla guancia di Saelle in una carezza quasi violenta, poi scese a graffiarle il collo e il busto, ma stavolta si infilò con decisione sotto alla veste a cercarle il seno. Saelle si riversò sul cuscino inarcando la schiena, impazzendo di desiderio a quel tocco feroce. Levi si fiondò quindi sul suo collo, che prese a tempestare di baci e perfino di morsi; la ragazza infilò le dita tra i capelli corvini di Levi, godendo di quei baci e perfino di quei morsi.

La mano del capitano si mosse di nuovo; lasciò il seno, percorse la pancia, le scivolò sul fianco, scese ancora: e lì trovò la biancheria. Di nuovo, non dimostrò alcuna tenerezza. In un attimo, le aveva tolto le mutandine e un momento dopo si abbassò i pantaloni: le afferrò una gamba e se la avvolse sulla spalla, mentre si curvava su di lei e la baciava ancora sulla bocca. Saelle lo sentì penetrarla quasi con violenza, con un colpo forte e profondo che la fece urlare di piacere.

«Levi!» gridò.

L'eco del suo stesso grido la scosse e si ritrovò seduta sul letto, accaldata, sudata. E sola. Che diamine era stato? Saelle si portò le mani al viso e si tastò le labbra: era sicura che lì ci fosse Levi, un momento prima. Era stato... un sogno? Non sapendo nemmeno cosa stava sperando, si passò la lingua sulle labbra, cercandovi il sapore di Levi: non c'era.

«Dannazione!» gridò con furia, e si rigettò a capofitto sul cuscino, stringendosi tra le lenzuola, arrabbiata nuovamente, confusamente, disperatamente per aver perduto un sogno così meraviglioso e anche per non essere riuscita, di nuovo, a tenere il capitano fuori dalla sua testa.

Per fortuna, era davvero distrutta: si riaddormentò, e la mattina seguente il sogno non era che un ricordo sfumato, dolcissimo e appassionato, che le aveva lasciato solo un'ombra di sé.

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*Angolo di Sirio*

Non odiatemiiiii! 😘
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