Capitolo XXIV - Pessime notizie

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Levi aprì la porta della sua stanza e la richiuse alle sue spalle con una breve occhiata a Saelle; a lei bastò uno sguardo per capire che non era accaduto niente di buono.

«Cos'è successo?» domandò già col cuore in gola.

«Siediti.» le impose Levi.

Lei non ne aveva alcun desiderio, ma non le sembrava il momento di mettersi a questionare; prese la sedia dalla scrivania.

«No, non lì.» la fermò il capitano. «Sul letto.»

Saelle abbandonò subito la scrivania, si voltò e si sedette sul letto; fu Levi a prendere la sedia e si sedette proprio di fronte a lei.

«Non sono state trovate brecce nel Wall Rose.» iniziò il capitano.

La ragazza ci mise qualche momento a elaborare la notizia.

«Come sarebbe?» chiese quindi, confusa.

«Le due squadre hanno percorso le mura in entrambi i sensi e non hanno trovato aperture da cui i giganti possano essere entrati.»

«Non riesco a capire.» continuò Saelle. «Quindi i giganti le hanno... scavalcate? O forse ce n'è uno in grado di scavare al di sotto della cinta?»

«Non ne abbiamo idea, per ora.» Levi avrebbe quasi voluto restare su questo argomento, ma sapeva di non potersi fermare lì: aveva ben altro da dire. «Un soldato della squadra di Hanji è arrivato pochi minuti fa da castello Utgard. Ha riferito che nel 104°, oltre a Eren ed Annie, ci sono altri tre giganti.»

Per Saelle fu come una doccia fredda. Altri... tre?! Quindi, oltre a Reiner e Berthold, anche un altro dei suoi compagni era...? Saelle schiuse le labbra tremando:

«C-Christa...?»

«Ymir.»

Saelle sgranò gli occhi.

«Ymir?!»

Levi annuì. «Pare che si sia trasformata per proteggere i suoi compagni da un'orda di giganti che li ha attaccati a Utgard durante la notte. I soldati veterani hanno tutti sacrificato le loro vite per resistere, ma non è bastato: per fortuna, l'intervento di Ymir ha tenuto impegnati i giganti fino all'arrivo dei rinforzi, salvando così tutte le reclute. Ymir sembrava consapevole di quello che stava facendo. È rimasta gravemente ferita, ma sembra che stia guarendo in fretta, in modo simile a Eren.»

La mente di Saelle faticava non poco a seguire una cascata del genere di informazioni: giganti che si muovevano di notte? I soldati veterani tutti morti? Quindi anche il caposquadra Mike? Ymir si era trasformata per difendere i compagni? Quindi non era come Annie, era piuttosto come Eren. Solo che lei, a quanto pareva, sapeva già di potersi trasformare.

La povera ragazza stava ancora cercando di capire tutto ciò, tuttavia il capitano non aveva affatto finito.

«La squadra di Hanji ha soccorso i tuoi ex compagni e li ha tratti in salvo sulle mura. Sfortunatamente, a quel punto Reiner Braun e Berthold Hoover si sono trasformati. Reiner è il gigante corazzato; Berthold il gigante colossale.»

Stavolta, Saelle schizzò in piedi, sconvolta.

«Che-che cosa?!» riuscì a malapena a sillabare. «Quei due sono... non... non ci posso credere!»

Era già un trauma aver avuto conferma che Reiner e Berthold erano dei nemici, ma addirittura quei due! Non era nemmeno nelle sue più orrende previsioni: erano i due giganti che avevano fatto crollare le mura a Shiganshina, quelli che avevano iniziato tutto, a causa dei quali lei ed Eren avevano perso la loro madre, la loro casa, la loro vita. Quel gigante colossale, quella spaventosa creatura alta più delle mura, senza pelle e ricoperta da fasce di muscoli, quella che aveva attaccato anche Trost e fatto ammazzare centinaia dei suoi compagni... quello era Berthold?! E pensare che Eren, durante l'addestramento reclute, gli aveva raccontato della caduta di Shiganshina! E lui aveva anche dimostrato compassione!!!

Levi alzò lo sguardo su di lei, con la consapevolezza di doverle ancora dare la notizia peggiore.

«Saelle, hanno preso Eren.» Lei impallidì. «Si è trasformato e ha lottato; ma non ce l'ha fatta. Hanno preso lui e Ymir e sono diretti al Wall Maria.»

La giovane recluta stavolta sentì le gambe sciogliersi e precipitò nuovamente seduta sul letto, con lo sguardo basso e le membra scosse dai tremiti.

«Al Wall Maria?» chiese, con un filo di voce.

«Sì. Pensiamo che stiano cercando di portarlo nella loro terra, quella da cui provengono. Erwin è già partito coi suoi soldati per raggiungere i tuoi compagni e considerare il da farsi.»

Il capitano aveva detto tutto quel che doveva dire, ma ora non sapeva bene cosa fare; si aspettava che la ragazza svenisse, o scoppiasse a piangere o magari si mettesse ad urlare; e in ognuno di questi casi, non aveva idea di come fare per calmarla. Probabilmente avrebbe dovuto darle un pugno e metterla a letto.

«Dov'è Mikasa?»

La domanda spiazzò il capitano.

«Che cosa?»

«È arrivata anche qualche notizia di Mikasa?» chiese nuovamente Saelle, con un'inaspettata sicurezza nella voce.

Levi sbatté le palpebre perplesso, ma poi rispose. «Credo che sia stata coinvolta nel combattimento, ma da quel che mi hanno detto sta bene.»

«Allora non c'è da preoccuparsi.» Saelle rialzò lo sguardo e Levi si trovò di fronte due iridi verdi curiosamente calme. «Mikasa non permetterà mai che lo portino via. Mai, finché avrà fiato in corpo.»

Il capitano rimase stupefatto da tanta sicurezza. «Per via della promessa che ti ha fatto? Non so se...»

«Ha frainteso.» lo interruppe Saelle, e si rialzò in piedi, senza più tremare. «Lo farà per me, ma lo farà soprattutto per sé stessa. Vedrà: Mikasa è davvero forte. Ce lo riporterà presto.» Si diresse verso la porta e, prima di aprirla, salutò il capitano. «La ringrazio di avermi riferito tutto questo, capitano. Ora la lascio riposare. A più tardi.»

Se ne uscì, senza aspettare la risposta di Levi.

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora