Capitolo XL - Fedele

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La mattina seguente, completamente inatteso, giunse al castello il comandante Erwin. Vistolo arrivare a distanza, la squadra lo aspettò sull'attenti in cortile: lui scese da cavallo accompagnato da due uomini della sua guardia e andò verso Eren.

«È un piacere rivederti, Eren Jaeger.» gli disse. «Come stai? Ti sei ripreso?»

«Sì, comandante!» rispose subito il ragazzo. «La ringrazio del suo interessamento.»

Erwin gli mise una mano sulla spalla e gli sorrise; un momento dopo, posò il suo sguardo azzurro su Saelle, che era lì accanto, ma non disse niente. Il capitano Levi lo chiamò mentre scendeva le scale d'entrata del castello.

«Erwin. Cosa sei venuto a fare?» chiese, col suo solito modo brusco.

«A parlare con te, Levi.» rispose subito quello. Lasciò la spalla di Eren e si diresse verso il capitano. «Hai qualche momento per me, spero.»

«Certo. Che succede?»

«Vieni.»

Erwin si fece condurre al piano superiore da Levi e i due sparirono per diverso tempo, seguiti da una delle due guardie. Il resto della squadra si adoperò per prendersi cura dei cavalli degli ospiti inattesi, poi, mancando di ordini, restarono in sala a parlare con il soldato della guardia di Erwin. La situazione nella capitale, sembrava, era tesa, in particolare da quando si era iniziato a chiedersi cosa nascondesse il Culto delle Mura sulla creazione della cinta muraria e, forse, sull'origine dei giganti. Inoltre, alcune persone, in città, stavano misteriosamente sparendo; forse la Gendarmeria centrale, che non era nuova a metodi discutibili per mantenere l'ordine, si stava muovendo con qualche oscuro obiettivo.

Durante questa conversazione, la seconda guardia scese dal primo piano e li raggiunse.

«Saelle Jaeger?» chiese, rivolgendo la domanda alle ragazze presenti.

«Sono io.» rispose Saelle, alzandosi in piedi.

«Il comandante vuole parlarti: sali.»

«Sì.»

La ragazza si diresse subito sulle scale: si aspettava una convocazione del genere. D'altronde, non aveva scoperto giusto la notte precedente che Erwin nutriva seri dubbi sulla sua lealtà? Benissimo, era giunto il momento di ragguagliarlo. Arrivata di fronte alla porta dello studio del capitano, alzò la mano per bussare, ma riuscì prima a captare le voci all'interno della stanza.

«... e questo oltre ogni ragionevole dubbio?»

Questo era Erwin.

«Sì. Io mi fido di lei.»

Levi! Quindi il capitano l'aveva difesa?

«Speravo che me lo dicessi.»

Nuovamente Erwin: e la sua voce era, strano a dirsi, sollevata.

«Perché dici questo, ora?»

Levi invece sembrava piccato.

«Per un motivo che, temo, non ti piacerà affatto.»

Saelle bussò con forza alla porta: non era più il caso di origliare la conversazione.

«Avanti.»

Saelle entrò, chiuse la porta alle sue spalle e si portò il pugno al cuore per salutare il suo comandante di divisione. Erwin era seduto alla scrivania che normalmente occupava Levi; il capitano, invece, era in piedi, posato con la schiena alla parete destra della stanza e teneva, al suo solito, le braccia conserte.

«Saelle, ti ho chiesto di venire perché ho necessità di parlarti di una questione delicata.» iniziò subito Erwin, che era un ottimo stratega, ma certo non era uno che ci girava intorno, con le parole. «Si tratta della lettera che ti è arrivata dal generale Zachary.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora