Capitolo LXI - A fuoco

455 27 7
                                    

Ci furono due cose di cui Saelle si accorse abbracciando Levi quel pomeriggio, nella sua camera. La prima era che la sua fronte scottava: doveva avere la febbre. La ferita sul petto gli stava causando più problemi di quanto poteva apparire in un primo momento, era quindi necessario intervenire subito. La ragazza considerò che era probabilmente proprio a causa della febbre che il capitano non era riuscito a contrastare i pensieri intrusivi che gli toglievano il sonno: se fosse stato pienamente lucido, non si sarebbe soffermato su eventualità che non erano nemmeno accadute. Non era da lui.

La seconda cosa fu che stare tra le braccia di Levi cominciava a piacerle... in un modo che non era assolutamente adeguato al contesto militare in cui entrambi si trovavano. D'accordo, lei gli voleva bene e non rimpiangeva di averlo stretto a sé qualche volta, quando la situazione lo aveva reso necessario; stabilì tuttavia che sarebbe stato meglio evitare simili indugi in futuro, visto che non riusciva a nascondersi che quel contatto avrebbe potuto iniziare a turbarla più di quanto fosse opportuno.

Lasciato Levi a riposare nella sua stanza, Saelle cercò immediatamente Armin. Gli spiegò che il capitano probabilmente soffriva a causa di un'infezione alla ferita infertagli dal gigante dai lunghi artigli. Furono d'accordo di mandare subito a chiamare un soldato più esperto nella medicina di quanto non fossero loro e il Comando inviò loro un'ufficiale specializzata di Trost. Questa confermò che la ferita del capitano era infetta: fu costretta a togliergli i punti, lavare e disinfettare molto accuratamente la ferita e poi ricucirlo. Levi patì la febbre alta per alcuni giorni, ma poi iniziò a rimettersi, tanto che riprese buona parte dei suoi consueti incarichi di comando. Tutti i suoi sottoposti tirarono un sospiro di sollievo. Negli stessi giorni, anche Eren iniziava a riprendersi: restava sveglio più a lungo di prima, mangiava, chiacchierava, ricominciò persino a svolgere alcuni degli allenamenti di gruppo. Era stato molto debilitato dalla perdita di sangue e, anche se i suoi arti si erano ricostituiti, pareva che il suo corpo ricordasse bene di essere stato maciullato tra i denti di un gigante. Anche a livello mentale, il ragazzo era molto prostrato dall'orrenda esperienza che aveva vissuto.

Non che sua sorella stesse particolarmente meglio da quel punto di vista. Aver visto suo fratello ridotto in quella maniera, il senso di colpa, la percezione di aver mancato clamorosamente alla promessa fatta a sua madre la tormentava in modo orribile. D'altra parte, doveva almeno dimostrare la coerenza di non ripetere l'errore che aveva appena rimproverato a Levi: alla fine, erano tutti e tre vivi; non aveva senso torturarsi per una tragedia che non era avvenuta. Tuttavia, Saelle non poteva non pensare al fatto che occasioni come quella avrebbero potuto ripetersi: non poteva più crogiolarsi ingenuamente nella speranza che potesse non ricapitare. Doveva richiamare a sè tutta la sua determinazione per ricordare cosa avrebbe dovuto fare in quel caso, cioé pensare solo ed esclusivamente alla vita di Eren, anche a costo di sacrificare qualcun altro, chiunque fosse. Ci sarebbe riuscita? Oppure il terrore di perdere Levi le avrebbe di nuovo annebbiato la mente al punto da mettere a rischio la vita sua e di suo fratello? Erano domande difficili da affrontare. Quanto era accaduto dimostrava che lei non era così salda nelle sue convinzioni come credeva. Certo, a mente lucida e fredda sapeva quello che avrebbe dovuto fare; ma poi, nel contesto concreto, vedeva bene che non riusciva sempre a mantenere il dominio su di sé. Ora, però, non poteva più tentennare. Non doveva, non poteva lasciarsi trascinare di nuovo a quel modo dai suoi sentimenti. Ormai, la sua decisione era presa.

«Capitano, sono a rapporto.» chiamò uno di quei pomeriggi Saelle, dopo aver bussato all'ufficio di Levi. Lui non rispose; lei bussò di nuovo e socchiuse la porta, ma lui non c'era.

Andò a cercarlo nella sua stanza e lui la sentì arrivare dalle scale.

«Saelle? Sono qui.» la avvisò.

Lei si fermò in cima alla scala.

«Capitano, volevo farle rapporto. Vuole che la aspetti al piano inferiore?»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora