Capitolo LI - Kenny e Levi

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Conclusa la battaglia di Orvud, il capitano Levi ritornò  alla caverna della cappella dei Reiss per controllare se tra i membri dell'unità di Kenny erano rimasti dei sopravvissuti. Si portò con sé Saelle e qualche soldato della Guarnigione. Insieme, a fucile spianato, percorsero le rovine della caverna, il cui soffitto era precipitato quando Rod Reiss si era trasformato in quell'immenso gigante che erano riusciti a sconfiggere. Trovarono solo cadaveri. I gendarmi dovevano essere stati coinvolti nel crollo senza riuscire a mettersi in salvo. La stessa cosa sarebbe capitata anche all'unità di Levi se Eren, trasformatosi in gigante di pietra, non li avesse protetti.

«Capitano Levi!» chiamò spaventato uno dei soldati che erano con loro, accorrendo dal suo giro di ricognizione attorno alla caverna.

«Che c'è? Sembra che te la sia fatta sotto.»

«Abbiamo individuato Kenny Ackerman!»

Uscirono dalla caverna e il soldato fece loro strada fino al limitare di un boschetto: lì, sotto ad un albero, col viso ustionato e il corpo gravemente ferito, giaceva Kenny lo Squartatore. Era vivo e vigile, ma sembrava ridotto molto male.

Levi si fece avanti.

«Kenny.» chiamò.

L'uomo aprì gli occhi e riconobbe Levi.

«Quindi, sei davvero tu.» disse, con la voce resa malferma dal dolore che stava evidentemente provando a causa delle numerose ferite.

«Ascolta.» gli disse Levi. «Tutti i tuoi uomini sono stati sepolti dal crollo della caverna. Sei rimasto solamente tu, sappilo.»

«Così sembrerebbe.»

Il capitano si voltò verso il soldato della Guarnigione.

«Va' a fare rapporto. Qui basto io.» ordinò,

«Sissignore.» rispose quello e si avviò per ricongiungersi ai compagni.

Saelle cercò con gli occhi il capitano: lui le fece un cenno e lei capì di doversi posizionare poco più in là, dove lui le aveva indicato con lo sguardo. Tenne l'arma in pugno, pronta a fronteggiare altri eventuali sopravvissuti, se necessario; rimase però piuttosto vicina e poté senza difficoltà seguire la conversazione che avvenne tra Kenny e Levi.

«Sei ustionato e perdi sangue. Posso dire... che sei spacciato.» La voce di Levi non aveva la consueta freddezza; in realtà, sembrava che gli dispiacesse quello che stava constatando.

Kenny alzò un angolo della bocca in uno scaltro sorriso.

«Sei sicuro?» disse. «Non direi.» Posò una scatoletta a terra e l'aprì: dentro, c'erano una siringa e una boccetta piena di un liquido viola. «L'ho sgraffignata io stesso dalla borsa di Rod Reiss. Sembra che questa roba potrebbe... trasformarmi in un gigante. Anche se sarò un gigante rimbambito, sarà sufficiente... a farmi sopravvivere.»

Di primo acchito, Levi sembrò preoccupato, ma poi considerò la situazione con lucidità, come faceva sempre.

«Hai avuto tempo ed energie per fare l'iniezione, prima che io arrivassi. Perché non l'hai fatto?»

«Beh, forse perché se non faccio l'iniezione come si deve, diventerò un gigante difettoso.» Kenny parlava a fatica: il suo respiro si stava spegnendo. «Com'è successo anche a lui.»

«Non è da te aspettare la morte con le mani in mano.» commentò il capitano. «Non sei riuscito a trovare una scusa migliore?»

«È vero. Io non volevo morire adesso. Io volevo il potere.» rispose Kenny. «Però io adesso... credo di capire perché si è comportato in quel modo con me.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora