Capitolo II - Pulizie

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Nei territori all'interno del Wall Rose, vicino a dei boschi, c'era un vecchio castello che una volta faceva da base per il Corpo di ricerca. Ora, la sua distanza dalle porte non lo rendeva più una postazione di una qualche utilità per l'esercito, ma risultò che poteva essere ottimo per nasconderci Eren. Per questo, l'unità del capitano Levi prese stanza in questo vecchio ma magnifico edificio, fuori dalle normali rotte percorse dai soldati.

Assieme al capitano, i fratelli Jaeger raggiunsero il castello con altri quattro soldati, tutti appartenenti all'unità e scelti dal capitano Levi in persona: erano Auruo Bossard, Petra Ral, Erd Yin e Gunther Schultz. Per Saelle questi nomi non significavano nulla, invece per Eren, che fin da bambino ammirava il Corpo di ricerca, erano molto conosciuti: si premurò lui di ragguagliare la sorella sulle gesta di questi valorosi soldati, che avevano alle spalle un numero di uccisioni di giganti che sorpassava quello della maggior parte dei membri dell'esercito. Saelle si sentì sollevata dall'avere accanto gente così capace, ma per la verità era più interessata al loro carattere; da quando era venuta a contatto col Corpo di ricerca, infatti, era piuttosto sorpresa dal conoscere una personalità strana dietro l'altra. Anche mettendo da parte il capitano Levi, la cui espressione perennemente indifferente lo rendeva indecifrabile e francamente inquietante, anche su tutti gli altri non c'era da stare del tutto tranquilli: Hanji Zoe era una personcina affabile, ma il suo entusiasmo spesso fuori luogo faceva pensare che fosse un po' tocca; Mike appariva forte e risoluto, ma annusava le persone come fosse un cane, traendone considerazioni che solo lui sapeva; Auruo poi sembrava molto sicuro di sé, ma era invece assai goffo e aveva un inopportuno modo di imitare il capitano Levi che lo rendeva spesso imbarazzante. Per fortuna, Petra, Gunther ed Erd sembravano persone tutto sommato normali: Saelle sperava di poter fare affidamento su di loro.

Arrivati alla base, Eren e Saelle furono incaricati di prendersi cura dei cavalli, mentre gli altri iniziarono ad esaminare il castello. Qualche minuto dopo, Gunther tornò nel cortile e li raggiunse.

«Forza, venite.» chiamò. «Questo posto ha bisogno di una bella pulita. E vedete di lavorarci con cura: il capitano ci tiene.» Aggiunse queste ultime parole con uno sguardo piuttosto incupito, che i due ragazzi non seppero ben spiegarsi. Quando raggiunsero il primo piano, trovarono Levi con una scopa in mano, un fazzoletto in testa e un bavaglio sulla bocca: Saelle per poco non gli scoppiò a ridere in faccia.

«Ah, siete qui.» commentò lui, col suo tono neutro. «Prendete un paio di scope e degli stracci e vedete di far risplendere questo posto. Eren, vai al piano di sopra; Saelle, tu la stanza qui a fianco. Quando torno, mi ci voglio specchiare su questi pavimenti.»

A Saelle passò ogni voglia di ridere: Levi li aveva trapassati con uno sguardo gelido che non ammetteva repliche. Mentre Eren saliva, anche lui bardato di fazzoletto e bavaglio, sua sorella si spostò nella stanza accanto: era niente di più di una camera con letto e comodino, una scrivania con una sedia e una finestra che dava sul cortile, con delle tende di dubbio gusto risalenti a chissà quanti anni prima. Chi l'avrebbe detto che la sua prima missione nel Corpo di ricerca sarebbe stata quella di lavare i pavimenti?

"Be', da qualche parte bisognerà pur cominciare." - pensò tra sé e sé; e ci si mise sotto con impegno. Per prima cosa, staccò le tende e le buttò in un angolo del corridoio, con l'intenzione di lavarle più tardi; scoprì il letto e fece prendere aria alle lenzuola, spazzò e spolverò le pareti e gli angoli tirando via le ragnatele, prese ogni mobile e lo passò con una spugna, dentro e fuori, addirittura li capovolse per pulirne gli zoccoli. Quindi lavò i pavimenti, le finestre, sedia, cassetti e scrivania; prese perfino un coltello e usò la punta per pulire gli interstizi tra le fessure.

Lei non aveva ancora terminato di pulire una stanza che suo fratello ne aveva già rassettate due. Lo sentì che riscendeva le scale ed entrava nella stanza accanto, parlando col capitano Levi.

«Mi scusi se lo chiedo a lei,» lo sentì domandare «ma io dove dovrei andare a dormire?»

«Il tuo alloggio è nei sotterranei.» rispose il capitano.

«Di nuovo nei sotterranei, signore?»

«Certo, è evidente. Noi dobbiamo tenerti sotto stretto controllo, ricordi? Ora, se tu dovessi trasformarti mentre dormi, lì saresti già in sicurezza.»

Eren doveva aver assunto un'espressione turbata, perché Levi continuò.

«Ascolta: è una delle condizioni che ci hanno posto quando ti hanno affidato a noi. Ed è una regola da rispettare.»

Eren non rispose nulla e il capitano salì al piano superiore. Un momento dopo, Saelle sentì la voce di Petra.

«Hai un'espressione molto delusa, Eren.»

Saelle smise di pulire per un momento e rimase ad ascoltare la conversazione. A quanto pareva, suo fratello era deluso dal capitano Levi: lo immaginava meno ossequioso delle regole e soprattutto molto meno sottomesso nei confronti dei superiori.

«A quanto ne so, il capitano Levi di una volta si avvicinava molto di più all'immagine che ne hai tu ora.» rispose Petra. «Sembra che prima di entrare nel Corpo di ricerca, il capitano fosse un soggetto molto noto nei bassifondi della capitale.»

"Bassifondi della capitale? Quindi è da lì che viene il capitano Levi?" – pensò Saelle. Certo, questo poteva spiegare il suo carattere scontroso e la sua personalità violenta: chissà che razza d'infanzia aveva avuto. Che potesse essere per questo che nessuno sapeva il suo cognome? Forse, non ne aveva uno?

La voce di Levi arrivò dal corridoio a interrompere le sue riflessioni.

«Oi, Eren. Così non va bene. Ricomincia a pulire tutto da capo.»

«Sì, signore!». Eren si precipitò nuovamente al piano superiore e Petra canticchiava distrattamente, continuando a spazzare. Il capitano Levi si affacciò quindi alla porta della stanza che stava pulendo Saelle, ancora intenta a scrostare le fessure tra i vetri della finestra. Il capitano diede un'occhiata in giro dalla porta, poi fece due passi nella camera: guardando il pavimento non ci si specchiava, visto che era di pietra, ma si vedeva riflettersi la luce che entrava dalla finestra. Saelle si voltò a guardarlo.

«Capitano?»

Lui incrociò le braccia sul petto.

«Ottimo lavoro.»

«Grazie, signore.»

«Non appena hai finito qui, sali su al piano superiore: c'è una stanza sul lato nord un po' più grande delle altre, con un letto al centro. Va' a pulire quella. E mettici particolare cura.»

«Sissignore.» rispose la ragazza, e si affrettò a concludere il suo lavoro alle finestre.

Levi la guardò un momento ancora, poi si voltò e uscì dalla stanza. Scendendo le scale verso la sala da pranzo, incrociò di nuovo Petra che l'aveva sentito parlare con la recluta.

«Assegnerà quella camera al secondo piano a Saelle, signore?» gli chiese la sua sottoposta, sorpresa.

«No.» rispose lui. «Quella sarà la mia.»

Ogni minuto che mi resta, Levi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora