Carola
Mano nella mano lei e Luigi escono dall'ascensore, diretti a casa di lei, dove lui ha tutta la sua roba. È piuttosto tardi: avevano in programma di uscire direttamente a cena ma a causa del piccolo incidente in camerino lui si è sporcato di sangue tutta la camicia e quindi necessitava di mettersi qualcosa di pulito.
«Sicuro di stare bene?» chiede Carola per l'ennesima volta, forse la centesima nell'arco dell'ultima mezz'ora. Lui annuisce sorridendo: «Sto benone, esattamente come due minuti fa».
«Scusa, ma mi preoccupo per te» sussurra stringendolo con un braccio mentre con l'altra mano gira la chiave nella porta.
«Ti perdono. Mi piace che ti prendi cura di me».
«Una donna deve pur coccolare il suo uomo» scherza e lui affonda la testa tra i suoi capelli. «Tu lo fai in un modo perfetto».
«Dai, datti una sistema ed usciamo a cena. Muoio di fame» esclama lei, consapevole che se gli darà corda non varcheranno più la soglia di casa.
Si scosta e si dirige in bagno per farsi una rapida doccia, approfittando anche lei di essere a casa. «Ci metto un attimo» urla in modo che lui dall'ingresso possa sentirla. Entra, chiude la porta e si sveste rapidamente, infilandosi sotto il getto d'acqua tiepida, facendo attenzione a non bagnarsi i capelli però.
È ancora scossa da quanto appena accaduto. Ha ancora davanti agli occhi le immagini di Giovanni e di Luigi che si affrontano, le parole e le urla. È successo tutto così in fretta, tanto che non si è del tutto resa conto della gravità del fatto: Giovanni è stato così violento e rude, nei modi e l'ha spaventata a morte. Non l'aveva mai visto così, quel senso di odio profondo, incontrollabile e primitivo che gli ha letto nello sguardo era cosi evidente e terrificante da star male. Ti convinci di conoscere una persona e poi questa si tramuta in un'altra, dal nulla, e tutto cambia. L'acqua scorre sulle sue ossa, lenendo le sue ansie. Appoggia la testa con il muro, facendo attenzione che i capelli non si bagnino, e cerca di non pensare ma le risulta impossibile. Giovanni non la ama, non si tratta così una persona che ami, lui vuole solo averla ma lei non è un oggetto, un pezzo di carta. Un no è un no e deve essere rispettato, lui non è stato in grado di farlo: i segni sui suoi polsi magri lo dimostrano. Il colpo che gli aveva inflitto Luigi se lo meritava tutto e sinceramente si meritava anche di peggio ad essere del tutto onesti. Carola hai i brividi ripensando alle sue mani strette sui suoi polsi e la sua bocca che cerca la sua. È tutto così surreale. Si pensa sempre che queste situazioni accadano ad altri, ci sentiamo quasi intangibili da possibili violenze ma non è così. Certo, Giovanni non l'aveva violentata ed è certa che non sarebbe mai arrivato a tanto, ma in qualche modo le aveva arrecato violenza, sia fisica in quanto l'aveva stretta facendole sensibilmente male, sia emotiva perché, a costo di essere ripetitiva, un no è un no, indipendentemente dalla forma e dalla motivazione per cui suddetta negazione si forma. "Basta" pensa cacciando via l'immagine di Giovanni furioso che le stringe i polsi. Spegne il getto d'acqua ed esce dalla doccia, avvolgendosi nell'asciugamano di spugna azzurra. Tampona il corpo per asciugare le goccioline d'acqua sul suo corpo, si passa un sottile velo di latte doccia e poi si veste. Vorrebbe mettersi qualcosa di più carino ora che ne ha la possibilità ma sinceramente è stanca e non vede l'ora di cenare e passare un po' di tempo con Luigi, senza pensare a niente. Inoltre, il vestito bianco che indossa è forse un po' corto ma è uno dei suoi preferiti e non lo mette abbastanza spesso. Carola esce dal bagno, diretta alla sua stanza. La raggiunge e si affaccia alla porta, osservandolo indossare una camicia bianca di lino e scompigliarsi i capelli. La vista della sua schiena perfetta, muscolosa e definita gli fa venire voglia di restare a casa, nel letto, con lui, tra le lenzuola. Luigi si volta, probabilmente sentendosi lo sguardo di lei addosso ed in un lampo il sorriso di Carola si tramuta in sgomento.
«Gigi!» urla ad occhi sgranati andandogli incontro: sull'addome ha una chiazza nera violacea di dimensioni colossali. «Oddio» mormora posandoci delicatamente una mano sopra. Lui sorride: «Non è nulla, è solo un livido, grande ma pur sempre un livido. Sta peggio Giovanni con il naso rotto, fidati piccola».
«Ma... sei sicuro di non voler fare un salto al pronto soccorso?» chiede preoccupata, per niente rasserenata dalle sue parole. Certamente che Giovanni non deve passarsela granché bene, considerando che Luigi ha ragione, con tutta probabilità deve avere il naso rotto è quello si sa, è una cosa poco piacevole. Sinceramente però di quello che capita a Giovanni, a Carola frega ben poco, è Luigi il centro dei suoi pensieri ora.
«No, sto benissimo. Non mi fa male».
«Sicuro?».
«Certo».
Carola toglie la mano dal livido e lo guarda dritto negli occhi: «Non mi stai mentendo, vero?».
«Assolutamente no».
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IL MIO SBAGLIO SULLE OSSA
FanfictionE se tutto non fosse così complicato come sembra? "Con fare deciso entra in stanza lasciandolo sull'uscio. «Che fai, hai intenzione di restartene lì a fissarmi allungo?». «Perché, cos'altro vorresti che facessi?» ammicca serio chiudendo la porta ma...