Carola
"Che chic" pensa Carola entrando nella hall del Palace.
«bonsoir, pourrais-je avoir des informations s'il vous plait?» chiede alla ragazza alla reception che sorride in maniera forzata. "Che sorriso finto" pensa Carola indispettita per qualche strana ragione da lei.
«Bien sûr, dites-moi».
«Dans quelle chambre Luigi Strangis séjourne-t-il?».
«Il ne reste plus ici dans notre hôtel. Il est parti ce soir : il est allé à l'aéroport».
Carola oscilla tra il voler prendere a schiaffi quella ragazza, finta più di una moneta di ottone, e tra il scoppiare ad urlare contro il mondo e se stessa.
«Pourriez-vous m'appeler un taxi, s'il vous plaît ? j'ai oublié mon téléphone portable à la maison?».
Lei prende la cornetta e digita un numero, attendendo la risposta dall'altro capo. «Un taxi devant l'hôtel Palace, s'il vous plaît». Mette giù facendo ondeggiare i suoi capelli biondi e si rivolge a Carola: «Il va arriver en 15 minutes».
"Non se ne parla" consapevole che quindici minuti per un taxi possono essere benissimo anche venti o trenta. Si fionda fuori dalla porta, senza nemmeno proferire parola. Sente la ragazza che alle sue spalle dice qualcosa ma non le importa nulla, deve tornare a casa il piu presto possibile se vuole avere la possibilità di chiamare Luigi per chiedergli di non partire. Certo, anche se partisse avrebbero comunque modo di parlarsi ma passerebbe molto tempo prima che potrebbero stare un pò insieme e non vuole nemmeno pensare a questa eventualità. L aereoporto è lontano ed ogni modo con tutta probabilità lui sarà gia al di la dei controlli di sicurezza quindi per lei sarebbe irraggiungibile: la scelta migliore è prendere la metro, arrivare a casa, recuperare il suo cellulare e telefonargli, sperando non sia già in volo.
Raggiunta la fermata più vicina Carola scende le scale e percorre il sottopassaggio fino ad arrivare all'ingresso dei tornellli, dove utilizza la sua carta per accedere alla metro. "Solo un cambio. Pochi minuti e sarò a casa" continua a ripetersi nella sua testa come un mantra....
"Non può fare un po' più in fretta!?" pensa aggrappata ad un sostegno, dentro uno dei treni veloci Parigini. sperava sinceramente di metterci meno tempo, ma non trovando la coincidenza con il cambio, si è trovata ad aspettare un pò l'arrivo della seconda metro che la porterà diretta a casa, o meglio a circa 200 metri da questa. Stranamente il treno non è affollato, probabilmente a causa dell'ora ormai tarda di questo giorno infrasettimanale. Una mamma con suo figlio, a pochi metri da lei, seduta, sorride al bambino con fare tenero. Neppure questa immagine dolce è in grado di dare respiro a Carola, che è tesa come una corda di violino. La metro rallenta, mentre la voce metallica annuncia l'arrivo alla fermata in cui lei deve scendere. "Ci siamo".
Varca le porte, si fionda verso l'uscita. Non appena si ritrova in strada l'aria fresca gli accarezza il viso, innondando i suoi polmoni di coraggio. "Andiamo" pensa decisa prendendo a camminare a passo spedito. Non vede l'ora di sentire la sua voce, non vede l'ora di dirgli che sono sulla stessa barca e se anche lui vuole sono pronti a partire per il viaggio più pericoloso e più avventuroso di sempre, ma anche il più bello di tutti. Passo dopo passo si avvicina sempre di più a casa sua, i muscoli tesi, il viso deciso, con lo sguardo di chi ha paura ma sa cosa vuole ed è pronto a rischiare tutto per averlo....
Carola varca la porta di casa sua, aspettandosi si sentire la voce di Giovanni, ma così non è. «Gio'?» lo chiama. Non che voglia avere un confronto con lui, ma sapendo che si trovava in casa si chiede dove sia. «Ci sei?».
Getta uno sguardo alla cucina, nel salottino ed in bagno, la cui porta è aperta: di lui nessuna traccia. Si dirige quindi verso la sua stanza, per recuperare il cellulare e chiamare Luigi. "Ok, respira Carola, respira" cerca di rassicurarsi da sola.
Quando si avvicina alla stanza nota un biglietto appeso con un pezzetto di scotch trasparente. "Avevo dello scotch in casa?" pensa per un attimo confusa prima di dedicarsi alla lettura del contenuto del foglietto.
"Ciao Carola, dormo in albergo questa sera. Hai lasciato il cellulare a casa, assieme ad un biglietto tutto stropicciato, che forse so da chi è stato scritto. Chiamami quando rientri, ad ogni modo".
"Maledizione" pensa Carola entrando ma incapace di preoccuparsi di questa cosa ora come ora. Il cellulare è proprio lì sulla scrivania, lo agguanta e con mano tremante cerca il suo nome in rubrica. "Gigino" legge sorridendo.
«gigino, you're incredibile, you know that?». Incredibile, incredibile come l'amore che sente per lui, il sentimento viscerale che gli pervade l'anima ogni volta che il suo nome fa la comparsa nella sua testa e i suoi occhi mettono a fuoco il suo viso.
"Ti prego, fa che non sia troppo tardi" pensa portandosi il cellulare all'orecchio.
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IL MIO SBAGLIO SULLE OSSA
FanfictionE se tutto non fosse così complicato come sembra? "Con fare deciso entra in stanza lasciandolo sull'uscio. «Che fai, hai intenzione di restartene lì a fissarmi allungo?». «Perché, cos'altro vorresti che facessi?» ammicca serio chiudendo la porta ma...