CAPITOLO XIV

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Non appena lo schermo del telefono si illumina e si riattiva la connessione internet, arrivano tutte le notifiche. Appurando che non c'è nessuna chiamata della manager successiva al loro litigio, prende lui l'iniziativa. Ha pensato attentamente a cosa dirle, durante tutto il tragitto verso l'uscita ma con un velo di tristezza constata che non serve a nulla perchè il telefono squilla ma lei non risponde. «Maledizione» borbotta chiudendo la chiamata. Sapeva di aver esagerato ma confidava nella professionalità e nel buon cuore di Daniela. Sbagliava.
Il taxista sta andando abbastanza veloce, anzi troppo. Zigzaga tra il traffico in maniera imprudente e sarà la ventesima volta in due minuti che suona il clacson, inveendo contro qualcuno di indefinito. "Che eleganza" pensa Luigi alzando le sopracciglia all'ennesimo "Sto deficiente" del ragazzo rivolto ad un altro automobilista un pò troppo lento per i sui standard. «Mi lasci pure davanti alla sede se riesce».
«Certo. Ma per caso sei quello di Amici?».
«Si, sono io» confessa pentendosene un attimo dopo.
«Me lo fai un autografo?».
«Va bene, dimmi dove e dammi una penna o un pennarello».
«Non ho niente... anzi no aspetta. C'è questo» dice passandogli uno scontrino ed una penna che ha visto giorni migliori. Luigi firma il retro della ricevuta e poi lo appoggia sul sedile davanti, per non distrarre il taxista. «Ho la collezione degli autografi delle persone famose che incontro, sai. Ne ho tantissimi, qui a Roma è facile».
«Bene, sono contento per te» ride Luigi sentendolo vantarsi di ciò, mentre il veicolo si ferma. «Eccoci. Sono 34».
«Tieni» allungandogli un pezzo da venti e tre da cinque. «Tieni il resto» aggiunge scendendo e precipitandosi dentro l'edificio, nel tentativo di recuperare un pò del suo ritardo.

...

«Cosa ti aspetti dal futuro?» chiede il giornalista con un sorriso. È un signore distinto, sulla cinquantina, con i capelli già abbondantemente brizzolati e un paio di occhialini quadrati azzurri.
«Mi aspetto di dare sempre il massimo e spero che il mio impegno saprà ripagarmi. Sto scrivendo i pezzi per il mio nuovo album, visto che per ora è uscito solamente un EP, e spero che il pubblico li saprà apprezzare».
«Ti cosa parlano i nuovi singoli?».
«Vita, la mia. Amore, dolore... c'è un pò di tutto. Mi piacerebbe pensare che tutti possano ritrovarsi nelle mie parole in qualche modo».
«Fino ad ora, anche dei singoli già usciti, quale pensi che ti rispecchi di più in questo momento?». Luigi ci pensa un attimo. È cordiale e molto bravo nel suo lavoro: mai invasivo o inopportuno ma gli pone domande interessanti.

...

L'intervista è ormai finita da qualche minuto e se ne sta su una poltroncina di velluto rosso nella hall dell'edificio, vicino all'entrata. «Sapevo ci saresti stata comunque» le dice vedendola arrivare.
«E io sapevo che ti avrei trovato qua, che non avresti saltato l'intervista»
«Ci tengo a quello che faccio, anche se ultimamente ti ho dato l'impressione di non farlo per niente. È un periodo che sono un pò perso, ho talmente tante cose per la testa che mi sembra di scoppiare. Me la sono presa con te senza motivo».
Lei sorride e gli mette una mano sulla spalla: «Lo so, come so che ti sto chiedendo troppo ma lo faccio solo per il tuo bene, perchè so che alla fine tu puoi sopportarlo».
«Ho esagerato ad ogni modo... quelle parole... dimenticale».
«Già fatto e già che ci sono vorrei chiederti scusa se non ti ho informato del concerto previsto per la prossima settimane e se non ti ho permesso di prenderti una pausa quando ne avevi disperato bisogno».
Luigi abbozza un sorriso, genuinamente contento di aver chiarito con lei. «Siamo pari. 1 a 1, palla al centro».
«Questa sera comunque ho una sorpresa. Ho prenotato in un bel ristorante che fa un'amatriciana spaziale. Me l'ha consigliata l'altro giorno il gestore della Mondadori. Ho altissime aspettative».
«Va bene, non vedo l'ora. Ho già L'acquolina».

...

Dopo una camminata di diversi metri finalmente scorge in lontananza l'insegna, contornata da una serie di luci. «Laggiù» indica lui con lo stomaco che brontola.
«Devo fare una chiamata urgente. Me ne stavo quasi per dimenticare. Ti va di entrare e prendere posto intanto? Non vorrei che ci dessero via il nostro tavolo...» dice Daniela all'improvviso fermandosi poco prima di arrivare all'uscio e prendendo il cellulare tra le mani.
«Va bene, d'accordo. Faccio portare del vino intanto?» .
«Fai come vuoi» lo conceda con un sorriso e un gesto della mano che significa "vai, muoviti". Luigi varca la soglia del ristorante. È un posto davvero carino e piuttosto intimo: è la classica trattoria romana dei film. «Ciao! Avevi prenotato?» chiede il cameriere notandolo. «Si, abbiamo prenotato un tavolo. A nome Luigi».
«Ah si! Certo! Ti stanno aspettando!» esclama.
Luigi è confuso. «Mi stanno cos..».
«In fondo alla sala sulla destra» aggiunge lui non lasciandogli terminare la frase. Ha troppa fretta, deve portare al tavolo  i due piatti di pasta fumanti che tiene nelle mani. Dubbioso  più che mai getta uno sguardo a Daniela dalla vetrata: è al cellulare. Ricambia lo sguardo e gli sorride facendo un cenno con il capo. Luigi avvia quindi nella direzione che gli era stata indicata e non appena volta l'angolo e li vede, scoppia a piangere.

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora