CAPITOLO LXX

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Carola

Il sogno si mescola con la realtà, il connubio dei loro corpi svanisce piano fino a che Carola non apre timidamente gli occhi, colpita in viso da un raggio di luce proveniente dalla finestra semi chiusa della sua stanza.
Il respiro caldo di Luigi è regolare sulla sua spalla. Stringe piano la mano intrecciata alla sua, posata sul suo addome e sorride, sorride felice, persa in questo momento, in cui il sogno lascia spazio alla realtà e si rende conto che esso non è nient'altro che quest'ultima: combaciamo a pieno. Lascia che il tepore del sonno lasci il suo corpo, chiudendo gli occhi per qualche istante, pensando di essere fortunata ad aver sperimentato tutto questo. Se servirà lottare per far funzionare la loro relazione, e servirà, lei è pronta. Alle 10:00 lo accompagnerà in aeroporto, lo bacerà per l'ultima volta per diverso tempo e con tutta probabilità piangerà vedendolo passare i controlli di sicurezza e sparire alla sua vista. Lo sa, ne è consapevole, ma è altrettanto consapevole che il loro legame è qualcosa di unico, qualcosa che trascende il tempo e lo spazio. Lui deve tornare a Roma e lei non può essere un ostacolo alla sua carriera: per quanto desideri averlo vicino deve lasciarlo andare.
Apre gli occhi, apre la mano per liberarsi dalla presa di quella di Luigi e si sposta. Il braccio di lui crolla sul letto con un tonfo sordo e Luigi muove leggermente la testa, accucciandosi sul cuscino. Il lenzuolo gli copre metà corpo, fino all'inizio delle costole, lasciando intravedere gli addominali definiti. Carola lo guarda per un attimo poi si alza definitivamente dal letto e muovendosi furtiva raccoglie la biancheria e la t-shirt  oversize che portata ieri sera. Indossa tutto in un lampo, facendo attenzione a non svegliare il suo Luigi. Prima di uscire dalla stanza gli getta un'ultima occhiata: gli occhi chiusi, la bocca leggermente aperta e la barba un po' troppo lunga, con quei capelli scompigliati. È così sexy. "Potrei stare a guardarlo per ore" pensa prima di decidersi ad andarsene.
Raggiunge la cucina. Ha fame, ed è normale visto che sono quasi le 8 ed è abituata a svegliarsi molto presto di solito. Tra massimo un'ora dovrà svegliare Luigi, in modo da non fare tardi in aeroporto. "Potrei preparare qualcosa per colazione" pensa aprendo la dispensa e trovandosi davanti ben poco. Quando era piccola sua madre la domenica mattina le preparava sempre dei pancakes con lo sciroppo d'acero ed i frutti di bosco. È un ricordo dolce, tanto quanto il sapore in bocca dei pancakes che divorava in un secondo. Le manca molto sua madre ed i primi tempi quando era lontana da lei, ed era abbastanza grande per cucinarsi tutto da sola, la domenica si preparava i pancakes, esattamente come li faceva lei, sentendola più vicina. Prende la farina, il latte e lo zucchero ed ingrediente dopo ingrediente prepara la pastella, non prima di aver messo a scaldare una padella antiaderente. La ricetta se la ricorda alla perfezione, ogni minimo passaggio, ogni ingrediente: tutto quanto. Mentre fa attenzione che i pancakes non si attacchino e non si cucinino troppo, pensa a sua madre, a quanti sacrifici hanno dovuto fare lei e suo padre per farla studiare, e a come l'hanno sempre sostenuta, a dispetto di ogni cosa. Gli ha detto troppe poche volte grazie, vuole rimediare: non appena avrà accompagnato a Luigi telefonerà a casa e lo farà.

...

Con precisione inpiatta i pancakes facendo una torretta più o meno dritta versandoci poi sopra una colata  abbondante di sciroppo d'acero e qualche frutto di bosco sopra per decorare. Prende il piatto, lo posiziona al centro di un vassoio, accompagnandolo con un bicchiere di spremuta di arancia. "È quella già pronta, spero gli piaccia" pensa arricciando il naso ma consapevole che di arance fresche in casa sua non c'era neanche l'ombra. Nell'angolo aggiunge anche qualche tovagliolo e le posate. "Ok pronti ad andare" pensa decisa agguantando il vassoio. Muoversi non è certamente facile, rischia di far cadere tutto quanto minimo tre volte nel tragitto dalla cucina alla stanza da letto ma fortunatamente tutto sembra procedere bene.
Entra nella camera, tenendo saldo il vassoio tra le mani, sperando che lui apprezzi il gesto e osservando terrorizzata la torretta flettere a destra e a sinistra, restando però in piedi. Alza gli occhi dai pancakes e si trova davanti Luigi in piedi, di spalle, con indosso solo i boxer, rivolto verso il letto.
«Hei, buongiorno» sorride dolce, osservando la sua schiena definita.
Lui si volta, bianco come un cadavere e mostrandole il palmo della mano macchiato di rosso, apre le labbra anch'esse rigate di rosso e sgrana gli occhi.
«Carola ... non penso di sentirmi molto bene » biascica crollando a terra, sul pavimento della stanza, con un tonfo sordo.

IL MIO SBAGLIO SULLE OSSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora