Nostalgia.

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-Mica vorrai portare con te quella felpa logora? E poi cosa c'è scritto? "Brooklyn"?!.- Oliv mi guarda con un sopracciglio alzato, scuotendo la testa e facendo di no con il dito.

Sbuffo. È una delle mie felpe preferite...non ho intenzione di lasciarla a casa, quando potrei benissimo sfoggiarla di fronte alla torre Eiffel.

-Piantala. Io ho il mio stile e tu il tuo.- Le rivolgo la linguaccia, mentre inserisco la stessa felpa nella mia valigia viola, tappezzata di scritte.

Oliv accenna a qualcosa del tipo "non sa nemmeno cosa sia lo stile", sghignazzando.

Le tiro addosso un paio di mutande, ridendo di gusto, non appena si accorge che sono una culotte con stampata sopra una mucca con gli occhiali, e così emette un urlo strozzato.

-Vogliamo parlare di ieri? Assurdamente assurdo.- Esordisce la mia amica, giocherellando con il suo cellulare.

Annuisco con forza, ripensando alle parole di Jamie.

Il suo cartone animato preferito è Peter Pan. Ora, dico io, ma cosa c'entrava con il discorso che stavamo facendo?! Probabilmente voleva farmi capire che è un eterno bambino, no?

-Gin? Hai sentito cos'ho detto?.- Mi riscuoto dai miei pensieri, puntando gli occhi su di lei.

-Eh?.-

-Ho detto che Dylan non si è fatto sentire, nonostante gli abbia dato buca...- Mugola, facendo il broncio.

Alzo gli occhi al cielo.

-E poi dici a me che sono fissata! Mettiti in testa una volta per tutte che sei cotta di Dylan!.- Sbraito, accorgendomi dei suoi occhi sgranati.

Si avvicina di due passi, allungando la faccia verso di me. Ci separano solo pochi centimetri.

-Hai sempre ragione tu. Che fastidio!.- Grida, girando sui tacchi, pesticciando per terra.

Scoppio a ridere, vedendola farsi rossa in viso.

***

-Sì, mamma...sì! Ho capito.- È già la terza volta che ripeto le stesse parole, ma mia madre non ha ancora intenzione di lasciarmi andare.

Oliv mi strattona per la maglia.

-Mi raccomando non fate tardi la sera!.- Chiarisce mia madre, asciugandosi una lacrimuccia.

Okay, capisco che è la prima volta che parto senza i miei genitori, ma l'aereo e i miei compagni di classe non aspetteranno certamente i miei comodi.

-Sì! Promesso! Baci!.- Mi faccio portare via da Oliv, che mi accompgna all'imbarco con una certa fretta.

-Ti rendi conto che già domattina saremo a Parigi?, -Esordisce Oliv, sprizzando gioia da tutti i pori, -Promettimi che ci divertiremo.- Conclude, sistemandosi meglio sul seggiolino.

Faccio una smorfia.

-Dai, Gin! Abbiamo diciassette anni e stiamo andando a Parigi!.- La sua voce è uno squittio snervante, che caratterizza i suoi momenti più emozionati.

-Ma se tu uscissi la sera e io restassi in camera a leggere?.- Dico, aprendo le mie labbra in un ampio sorriso sornione.

Oliv si fa scura in volto.

-Ma se, tipo, io bruciassi i tuoi libri?!.- Controribatte, rivolgendomi un sorrisetto malefico.

Sa quanto io ami i libri e quanto sia unita alla lettura.

-Tu provaci ed io brucio le tue scarpe. Quelle col tacco che ami tanto.-

Il suo sorriso si spenge, trasformandosi in una boccaccia.

Odiarsi per poi amarsi || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora