Tempo.

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-Ginevra? Gin?.- Sento qualcuno scuotermi il braccio, dolcemente.

Sbatto le palpebre per abituare i miei occhi alla luce della stanza.

-Hai dormito con la testa sul suo lettino anche stanotte?.- Oliv parla, tenendo in mano un sacchetto abbastanza ampio.

Mi stropiccio gli occhi.

-Ci sta.- Borbotto, ancora terribilmente assonnata.

Oliv mi lancia un'occhiataccia di rimprovero.

-Dovresti andare a casa a darti una rinfrescata e a riposare nel vero senso della parola.- Afferma, porgendomi il sacchetto.

Sento il profumo inebriante di caffè appena fatto e l'odore inconfondibile di brioche al cioccolato.

La mia pancia brontola e scarto con impazienza il sacchettino.

-Senti, sono due giorni che mi ripeti la stessa cosa e ti ho sempre risposto che quando me la sentirò andrò a casa.- Rispondo, con un pezzo di brioche tra i denti.

Oliv alza gli occhi al cielo e poi guarda malinconica Jamie.

-Dici che si riprenderà?.-  Domanda, facendomi andare per traverso il cappuccino.

-Certo, i medici hanno detto che bhè...ha un'alta percentuale di vita.- Ribatto subito, tossendo.

Certo che Jamie si riprenderà! Che diamine! È Jamie Campbell Bower! Lui sa sempre come affrontare le difficoltà, giusto?

Oliv mi scocca un'occhiata mista di pietà e  commiserazione ed io mi sento una perfetta sciocca illusa.

La vedo girare intorno al letto e venire verso di me; si piega e mi porge un bacio sulla fronte.

-Mangia qualcosa, sembri un manico di scopa adesso.- Sorride, con amarezza.

Annuisco, sventolando la brioche e lei si allontana dalla stanza, lasciandomi sola con Jamie.

Osservo i fiori che gli sono stati regalati. Sono tutte delle bellissime composizioni di rose, petunie, tulipani, orchidee ed altri, che sembrano essere anche molto costosi. Al contrario il mio regalo è stata una semplice composizione di margherite bianche con allegato un palloncino a forma di cuore, con su scritto "You are my world": un po' sdolcinata, ma è la verità.

Sento bussare e mi irrigidisco.

Donald si affaccia alla porta e mi fa un cenno di saluto.

-Posso entrare?.- Chiede, impaziente.

-Sì, certamente.- Borbotto, con l'intento di alzarmi e lasciarlo da solo col figlio.

-No, no. Ti prego, rimani.- Mi dice, sorridendomi.

A questo punto mi rimetto a sedere, confusa.

Cosa vuole? Ha intenzione di parlare? Perchè avrei da dirgli due o tre cosette.

Si siede su una sedia alquanto scomoda accanto a me e accanto al lettino di Jamie.

-Sai...-, Inizia a parlare, -quando era un bambino io e mia moglie eravamo soliti portarlo nella casa di campagna dei miei genitori e lui era così affezionato a quel posto che aveva deciso di chiamare il suo primo cane "Worcester country". Si divertiva così tanto ed era sempre così allegro a quei tempi.- Il suo sguardo diventa cupo e una certa malinconia assale la sua voce.

-Perchè me lo stai dicendo?.- Deglutisco, stringendo il contenitore del cappuccino tra le mani.

Donald mi guarda.

-Perchè soltanto in poche occasioni l'ho rivisto così felice.- Sussurra, con gli occhi lucidi.

-Oh...- Non so cosa dire.

Odiarsi per poi amarsi || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora