In mano al destino.

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Lo raggiungo in fretta e mi accascio accanto a lui. Oddio, cosa gli è successo? Perchè nessuno sta muovendo un dito?

Lo smuovo, facendolo poggiare sulla schiena. Ha gli occhi chiusi ed uno è particolarmente rosso. Inoltre ha un labbro spaccato e una ferita gli attraversa lo zigomo.

È ridotto malissimo.

Le lacrime spingono per scendere, ma devo essere più forte.

Deve essere svenuto per forza.

Lo scuoto più volte e poi alzo lo sguardo sugli altri, che mi fissano impassibili. Questo atteggiamento me lo sarei aspettato da tutti, ma non da Donald. Cazzo, è suo padre.

-Donald! Maledizione! chiama l'ambulanza!.- Urlo, in preda al panico, mentre poggio la testa di Jamie sulle mie ginocchia.

Oh, cavolo. Alla lezione di salvataggio avevano detto più volte di non toccare mai la vittima, perchè poteva riportare un trauma cranico.

Cos'ho fatto? Oramai è troppo tardi. Spero solo sia svenuto per qualcosa di meno grave.

Donald si affaccenda con il telefono e lo sento parlare con qualcuno e probabilmente è l'ambulanza.

Passo il mio sguardo sul resto delle persone, fissandolo su Jennifer e Savannah, che hanno gli occhi sbarrati e sembrano impietrite.

-Andatevene a casa.- Ringhio, arrabbiata.

Le vedo muoversi con uno scatto e allontanarsi.

Bastarde e codarde.

-Io non volevo fargli questo.- Dylan mi poggia una mano sulla spalla.

Sussulto.

Lui? Lui l'ha ridotto così?

Una rabbia incredibile mi assale dentro e vorrei soltanto alzarmi in piedi e picchiarlo con tutta la mia forza, pur sapendo che a mala pena potrei sfiorarlo.

-Tu? Lurido bastardo...- Una lacrima scende sulla mia guancia, ma mi affretto a ripulirla con il palmo della mano.

-Ti giuro che ha iniziato lui.- Continua, accarezzandosi il collo, a disagio.

Ha iniziato lui? Come si permette in una situazione del genere di dare la colpa a Jamie? E poi quanti anni ha? 5 per caso?

-Non appena Jamie si risveglierà tu te la vedrai con me. Mi hai capito? Non so cos'è successo tra di voi in passato, ma tocca un'altra volta Jamie e non so se risponderò delle mie azioni.- Termino di parlare e Dylan rimane in silenzio, come se fosse realmente impaurito.

Donald, invece, mi guarda in un modo strano, ma lo lascio perdere.

Povero Jamie, il mio Jamie. Ha dovuto   affrontare le difficoltà dell'adolescenza senza una madre e per di più con un fratello e un padre evidentemente assenti.

-Jamie...sono io. Apri gli occhi.- Provo a rivolgermi a lui, ma non dà nessun segno di rinvenimento.

Lo sento comunque respirare, per fortuna.

-Cos'è successo? Ha picchiato la testa?.- Domando riluttante a Dylan, che sembra incredibilmente nervoso.

Annuisce e indica il marciapiede antistante all'edificio.

Un'immagine di Jamie che riceve un pugno in piena faccia e poi cade all'indietro, picchiando la testa, mi attraversa la mente. Scuoto la testa eliminando questo pensiero.

In lontananza sento le sirene dell'ambulanza e sento una sensazione di sollievo attraversarmi il corpo.

I paramedici corrono verso di noi. Lo assistono una mezz'oretta sul posto e poi con una barella lo caricano dentro l'ambulanza.

Odiarsi per poi amarsi || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora