La mattina della partenza.

4.3K 207 40
                                    

Ecco. È arrivato. Dopo settimane e settimane di fatica, lacrime e ricordi, il giorno, che poi diventerà sicuramente il giorno peggiore della mia vita, è arrivato, portandosi con sè enormi nuvoloni grigi carichi di acqua, un po' come i miei occhi. Afferro il cellulare, notando le numerose chiamate perse e una miriade di messaggi di Oliv, ma adesso non ho nessunissima voglia di parlare con un essere umano. È mezzanotte ed è appena scattato il giorno 'X', certo...non dovrebbe importarmi, dato che ho lasciato Jamie esattamente quaranta ore fa, ma come faccio a dimenticare?

Premo la testa sul cuscino, cercando di placare quel bruciore alla gola che mi perseguita da due giorni. Non ho più una fottutissima lacrima da versare, nè un singhiozzo da emettere. In pratica sono sfinita, abbandonata a me stessa e al mio letto. La scuola è giunta al termine, la mia relazione con Jamie è giunta al termine,la mia felicità è giunta al termine, la mia vita sociale è giunta al...termine.

Mi alzo dal letto e, strascicando i piedi, grattandomi il sedere e scompigliandomi i capelli, arrivo fino alla cassapanca sotto la finestra, che mia madre ha comprato un mesetto fa, alludendo al fatto che leggo sempre i miei libri sulla sua poltrona preferita, che NESSUNO deve toccare. Dunque adesso ho il "permesso" di leggere soltanto sopra questa cosa dipinta a fiorellini lilla. Apro il mio romanzo preferito di Jane Austen, ossia Orgoglio e Pregiudizio, e comincio a leggere, puntando la piccola lampada della scrivania sulle pagine ingiallite del libro. Mi raggomitolo su me stessa e penso a quanto Fitzwilliam Darcy sia uguale a Jamie, entrambi 'stronzi' all'apparenza, ma dolci dentro. Elizabeth Bennet ha avuto un bel finale, perchè io non posso avere lo stesso? Oliv, in tal caso, mi direbbe che sono stata io a rovinare tutto, dato che ho lasciato Jamie due giorni prima del...ehm, del dovuto. Scuoto la testa e richiudo il libro, troppo presa dai miei pensieri per poter leggere una riga in più. Sospiro e socchiudo gli occhi, voltandomi verso la finestra, attraverso cui mi raggiungono i raggi di luna piena, che illuminano il mio viso pallido e stanco, stremato dalle ore di pianto e dall'assenza di sonno. Abbasso lo sguardo, osservando la pianta d'edera arrampicarsi lungo la parete esterna di casa mia, formando una sorta di enorme 'T', che abbraccia il balconcino della mia finestra. Sorrido, ripensando alla volta in cui Jamie ci è salito sopra, soltanto per dimostrarmi i suoi sentimenti, rendendo partecipe tutto il vicinato. Non faccio in tempo a tracciare un cuore immaginario con l'indice, che il cellulare comincia di nuovo a vibrare. Questa volta non cessa, anzi, una volta fermatosi, riparte. Qualcuno sta tentando di chiamarmi disperatamente e sono sicura che non è Oliv, dato che, solitamente, dopo due chiamate perse, comincia a inviarmi messaggi a più non posso. Mi alzo in fretta in piedi, sentendo un improvviso groppo spostarsi sul mio stomaco, fino quasi a bloccarmi il respiro.

-Pronto?- Mi stupisco del fievole tono di voce che esce dalla mia bocca, sembro quasi spaventata.

-Dio! Ginevra! Finalmente...sono Dylan.- Il sangue mi si gela nelle vene e la bile mi risale in gola. -Dev...devi venire ora! È successo un casino...lui con il sangue, lei in lacrime...ubriaco! Io non posso, devi venire...-

Cerco di seguire il filo del discorso di Dylan, ma tutto è confuso e riesco a recepire soltanto poche parole, che, tuttavia, non sono per niente rassicuranti. Mi asciugo il sudore dal petto e prendo un bel respiro.

-Dylan, calmati. Dimmi dove sei.-

-Fuori da casa di Jennifer, c'è una festa...grande.- Ah, giusto. La rossa ha organizzato un mega party in onore della sua imminente partenza per New York, invitando, naturalmente, tutta la scuola, tranne me.

-Ma c'è qualcosa che non va?-

-V...vieni. È impazzito.-

-Chi? Chi è impazzito?-

Odiarsi per poi amarsi || Jamie Campbell BowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora