Capitolo 6.

34 8 12
                                    

Ridiamo, poi ci penso mentre lei continua imperterrita: "Tutta la pazienza che ha avuto, quella che continua ad avere... E poi ha chiesto di te" strilla. "Come stai, cosa fai... Se stai bene, se parliamo..." diventa vaga, e presto scopro il perché: papi è arrivato prima.

"E... E tu cosa gli hai risposto?" la faccio continuare, per non far credere a papà che stiamo nascondendo qualcosa - che poi... Cosa nascondiamo? È arrivata da scuola, mi sta raccontando la sua giornata! -

"Che stai bene, che ieri sei tornata a casa tardi, stanca ma molto felice... E i suoi occhi! Mamma mia..." si porta le mani sul volto. "Felicissimo! Gli è cambiato lo sguardo! All'inizio si è avvicinato un po' ... Un po' tanto agitato, quando poi gli ho detto quello... si è immediatamente rilassato, e ha fatto un sorriso che non saprei spiegare... Dolce, molto dolce sicuramente, ma c'era anche qualcos'altro... Non lo so spiegare, scusa" ridacchia.

"Tranquilla"

"Ha detto di fargli sapere se vuoi riprendere i concetti questo pomeriggio, che lui è sempre - e cito testualmente - <<disponibilissimo ad aiutarti>> con quell'esame che devi ridare e con tutti gli altri" Mi fa l'occhiolino.

"Scema!" Le do una pacca sulla spalla avvicinandomi. "Quando mi aiuta a studiare, studiamo davvero. Anche se io ci provo, lui non si scompone. Riprende da dove abbiamo interrotto, riportandomi alla normalità. Al massimo mi concede di fare qualche pausa, ma poi ricominciamo. È bellissimo, lo dovresti vedere..."

Iniziamo a mangiare. "Ci sediamo al tavolo quando devo fare schemi, mappe che siano, uno di fronte all'altro. Mi osserva, mi ascolta ripetere, mi consiglia e fino a quando non ho finito resta" Sorrido. "Capisci? Resta" Ripeto affinché lei capisca quanto sia importante. "Magari nel frattempo prepara i compiti, le lezioni, corregge o si occupa della parte burocratica, ma fisicamente Luca è lì con me in quel momento, e in realtà anche mentalmente, perché nonostante faccia altro non smette di ascoltare quello che sto dicendo"

"Come lo sai questo?" Chiede.

"Perché quando sente qualche indecisione nel timbro della mia voce mi fa altre domande inerenti all'argomento, oppure si avvicina subito se mi sto agitando per ricordarmi che va tutto bene, che quella è solamente una prova, e mi convince a prendere qualche minuto di pausa. Dopodiché torna al suo lavoro, ma di tanto in tanto mi guarda di sottecchi e chiede come sto, e lo stesso faccio con lui quando lo vedo sotto pressione per qualcosa!

Gli suggerisco di fare una pausa, a volte ci ascoltiamo, altre no e si accendono piccoli dibattiti che finiscono presto" Sorrido. "È normale!"

"Che bello" Sussurra abbassando la testa. Porta le mani nella sua felpa e le appoggia sulle ginocchia, ma subito dopo si rianima con un sorriso fintissimo e gli occhi lucidi.

"Cos'hai, Fede?" Le accarezzo dolcemente le braccia, lei scappa via.

"Federica!" Le corro dietro.

Si avvicina papà: "Ragazze!" Vede lei andare via, quindi sposta lo sguardo su di me:" Possibile che ce ne sia sempre una? Cos'è successo questa volta?"

"Non lo so!" Alzo le spalle spaventata. "Le stavo raccontando una cosa bella, sembrava tutto perfetto, ridevamo e scherzavamo un minuto prima... Poi ha iniziato a piangere ed è andata a chiudersi in camera!"

Si calma.

"Ma cosa le hai detto? Si può dire?" Continua.

"Ma... Un cosa bella, ce le raccontiamo sempre... Non ha mai reagito così, di solito salta su se stessa tutta entusiasta, ci abbracciamo..."

"Appunto! Per questo vorrei capire che cos'è questa cosa, così cerchiamo anche di capire come fare! Basta con questi misteri, ragazze..."

Resto in silenzio.

Our LoveDove le storie prendono vita. Scoprilo ora