Capitolo 59. Montagna - Parte Terza

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"Con calma. Rispettando i tuoi tempi" le ricordo.

"Io non ho tempi!" agita le mani, sopraffatta dalle sue stesse emozioni. "O tutto ora, o mai. Perciò..."

Prende un respiro.

"Stavo... Stavo pensando a noi. Mi stavo chiedendo se tu... Beh..."

Torna rossa.

Non le piace qualcosa? Preferiva il mare?

"Vuoi andare da qualche altra parte?"

"No! No, no, no, no. Qui è perfetto. Davvero, non è questo.

Oh mio dio..." respira. "Mi sto facendo un sacco di problemi per una cosa... Ah!

Allora, ricominciamo: un domani, in cui avremo un futuro... Un ipotetico futuro, scusa... Aspetta, riparto" scoppia a ridere ancora più rossa nascondendosi il viso tra le mani.

Devo ammettere che sto facendo fatica a seguirla questa volta.

"Claudia, Claudia, aspetta" mi sporgo in avanti, posando le dita sui suoi polsi. "Posso? Hai ancora bisogno di qualche momento?"

"No, te lo voglio dire... È solo che non riesco, ma devo farcela!" sbotta, abbracciandosi le ginocchia, per poi voltare lo sguardo verso il pavimento.

"Ho capito. E va bene. Sono qui, ti ascolto. Però prima respira!" le accarezzo le spalle, le braccia. "Sei un fascio di nervi!

Vieni qui un attimo, per favore. Fidati di me!"

Allargo le braccia e lei si avvicina, dandomi la schiena.

Le faccio un massaggio e al tatto sento che i muscoli sono contrattissimi.

"Va tutto bene, rilassati" le sussurro all'orecchio. "Lasciati andare..."

Una volta più rilassata, la guardo negli occhi: "Che cosa volevi dirmi, amore?" la bacio.

Lei si accoccola sul mio petto, rannicchiandosi come fa sempre prima di addormentarsi, ed io la stringo teneramente tra le mie braccia, rapito, ancora una volta, da questo suo cambio improvviso di comportamento: un attimo prima una iena, arrabbiata con sé stessa. Un attimo dopo, di nuovo quella bambina tenera, che ha solo bisogno di amore.

"Stavo pensando a noi... "

Si morde il labbro, lo sguardo perso e le gote che si dipingono nuovamente di rosso, e solo adesso capisco: stava immaginando noi due, insieme...

Il cuore prende a battermi forte nel petto, pensando a un bambino o a una bambina che piange, strilla, mi abbraccia, ai bacini, ai capricci, ai disegni sparsi per casa, dormire insieme nello stesso lettone, o portarli a vedere i loro film preferiti al cinema.

Abbasso lo sguardo e incontro i suoi occhi, già su di me.

"Tutto bene?"

"Sì!" annuisco, scacciando l'immagine dei capricci.

"Sicuro?"

"Sì! ripeto, accarezzandole la guancia. "In particolare, a che cosa pensavi?"

Le domando, per sapere come la immagina lei.

"Non me la fai! Mi sono accorto che sei rimasta sul vago!" riduco gli occhi a due fessure con fare scherzoso, facendola ridere proprio come una bambina.

"A quanto ti amo!" risponde baciandomi, voltandosi poi a pancia sotto lentamente, per non fare uscire l'acqua dalla vasca.

"Tu mi ami?" sussurra sbattendo le palpebre, facendomi venire coglia di mangiarmela di baci.

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