Capitolo 23.

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Fede dice che Luca sembra agitato e che è più ironico del solito.

Per via dello studio sono stata qualche settimana a casa mia, ci sentivamo solo per messaggi, ma devo dire che anche a me è sembrato strano, così ho deciso di andare a trovarlo.

Mentre mi sto incamminando per strada sento un continuo tintinnio provenire dalla tasca, e quando infilo le mani per capire cosa sia sento come se ci fosse un dischetto. Poi ricordo: ma certo, io ho le chiavi! Le estraggo e guardo il portachiavi sorridente. Pensando alla frase mi tornano in mente i nostri discorsi sulla letteratura, e penso a quanto sia meraviglioso tutto quello che sto vivendo, a quanto incredibile possa sembrare, ma non è che sembra e basta, semplicemente esiste!

Poco dopo l'attenzione ritorna alle chiavi. Casa nostra... Che emozione! (E come suona bene!).

Dopo aver trascorso mezz'ora tra questi pensieri, con il batticuore, apro prima il portone e successivamente la porta emozionatissima, pensando a quanto mi stia sentendo felice. Lo trovo intento a fissare l'entrata mentre si sta allacciando la camicia azzurra.

"Ciao!" sorrido colpita entrando. "Che ci fai qui? Non tornavi alle diciassette il giovedì?" non è riuscita.

"Sì, perché vado alle undici e poi ci sono i recuperi!" cambia espressione. "Come mai quella faccia?"

"No, niente... Volevo farti una sorpresa" rido, capendo quanto io sia infantile e sciocca in alcuni momenti. Luca si avvicina, mi lascia un bacio sulla fronte e risponde senza battere ciglio: "Me l'hai fatta, ed è stata bellissima! Solo che purtroppo devo andare.

Ci vediamo dopo, ti va?"

"Va bene. Posso restare, quindi? Non mi va di... Tornare a casa mia" aggiungo a bassa voce.

Lui si preoccupa.

"È successo qualcosa?"

"No no, tranquillo" mi affretto a rispondere. "Tutto a posto!" fingo un sorriso, lui fa lo stesso.

"Tu?" cambia argomento. "Tutto okay?"

"Sì"

Guarda l'orologio.

"Perdonami, ora devo proprio andare o rischio di arrivare in ritardo" si scusa dandomi un bacio velocemente.

"Figurati! Vai, vai! Stai attento però. Buona giornata anche a te!" lo saluto.

Voltandomi, noto che dalla fretta ha dimenticato il portatile acceso. Faccio finta di niente.

Vado a chiudere la porta, ma lo ha già fatto lui. Mi dirigo perciò a sedermi, prendo il mio computer e inizio a studiare per l'esame di spagnolo del mese prossimo.

Dopo qualche ora, quello di Luca inizia a trillare insistentemente. Mi avvicino, e vedo che sta ricevendo una videochiamata da un certo Franco. Nessun cognome, nessuna foto profilo.

Non rispondo e lascio suonare il dispositivo, così la chiamata termina e si apre la chat, piena di chiamate senza risposta.

Chi sarà?

Non può essere solamente uno sbaglio, ma allora perché ce l'ha con lui?

Mi impongo di continuare a studiare, ma la preoccupazione mi uccide. Mi riavvicino dunque, restando però ferma, senza toccare niente (non è mio dopotutto, non è corretto curiosare. E poi lui non lo farebbe con me!).

Ritorno sui libri, ma ecco che riparte la chiamata.

Chiamo Luca.

"Ciao, scusa se ti disturbo. " inizio.

"Ciao! Ti dispiace se ti richiamo?" chiede frettoloso.

"È una cosa di un secondo, davvero... Sta continuando a chiamarti qualcuno, che faccio? Lascio suonare? Gli scrivo un messaggio o lascio stare? È un certo Franco..."

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