Capitolo 22.

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Sono stata da Luca, si è detto molto contento e orgoglioso del mio risultato. Ho cercato di convincerlo affinché anch'io potessi aiutarlo, e finalmente ha ceduto.

Qualche ora dopo sono tornata a casa, dai miei e da Fede. Mamma sta parlando mentre cammina per il salotto.

"Ciao, sono arrivata" li saluto.

Papà e mia sorella si voltano e noto che lui sta ridendo, Federica invece sorride. Mamma però sembra preoccupata.

"Ti aspettavamo!" dice arrabbiata.

"Eccomi!" Sorrido ironica per poi spostare lo sguardo verso papi e la nanerottola: "È per queste, non è vero?" Domando mostrando le chiavi.

Papi si alza, sempre con il sorriso, e si avvicina.

"Non vado a convivere con Luca domani... Di me non ci si sbarazza così facilmente!" inizio. "Visto che ultimamente ci sto spesso, ha pensato di darmele anche così che io possa andare lì quando voglio e starci il tempo che crediamo opportuno! Anche io avrei fatto lo stesso con lui"

Papà non ha smesso di sorridere né di guardarmi mentre parlavo.

"Quindi non dobbiamo organizzare nessun trasloco per il momento, giusto?"

"No!" rido andando ad abbracciarlo.

Mamma non si dà per vinta.

"Beh, comunque non mi va che siete così... Frettolosi! Prima vi siete messi insieme e sapevate benissimo che non si poteva, rischiando tu l'invalidazione dell'ultimo anno e lui l'esercizio della sua professione a vita, poi questo... Ragazzi, ma pensate prima di fare qualcosa! E comunque, questa è colpa tua!" sbotta, lasciandomi sbigottita.

"Colpa? Quale colpa?! Di essermi innamorata di una persona che ricambia e di aver superato le condizioni in cui tu mi hai messo? Parzialmente, certo. Per l'altra metà delle mie insicurezze ci ha pensato quell'altro... E io che ti sto ancora ad ascoltare!" rispondo a tono, senza lasciarmi intimidire

"In che condizioni ti ha messo tua madre? Non ho capito" interviene papà, questa volta con tono severo.

"Ah boh non saprei.... Ogni volta che respiravo troppo rumorosamente mi arrivava un ceffone. Se alzavo la voce, ceffone. Se facevo i capricci, ceffone. Una volta ha persino avuto la brillante idea di fingere di lasciarmi lì dov'ero, da sola, in mezzo a sconosciuti... E avevo due anni!

Ma nemmeno Fede se l'è vista meglio, nonostante sia la più piccola.

Vivevamo di divieti, e ogni volta la lista si allungava perché lei aveva paura di tutto.

Tu non c'eri molto, quindi fondamentalmente faceva quello che voleva.

Ci ha anche amate, coccolate e tutto il resto, per carità. A Natale ci comprava tutti i regali che volevamo, però... Perché se penso a te mi vengono in mente carezze, ore passate a chiacchierare, calma , mentre se penso a lei le prime cose che mi vengono in mente sono ceffoni, pianti, paura e urla?"

"Vedi di smetterla che..." si inalbera.

"Che mi picchi un'altra volta?" la provoco. "Dai, sono qui!" urlo stufa.

"Adesso basta" interviene papà. "Non alzare la voce con tua madre. Provaci te a fare quello che ha fatto lei, a crescere due bambine da sola"

"Ne ho cresciuta una da sola" guardo Federica. "Sono stata tanto pessima?"

Mamma scoppia a piangere e se ne va, mia sorella invece resta immobile. Come se fosse una statua, si è proprio pietrificata. Il corpo irrigidito, gli occhi fissi.

"Fede..." mi avvicino lentamente. "Ehy, va tutto bene" l'abbraccio, e finalmente si <<rompe>> il marmo, la bolla dentro la quale era entrata, iniziando così a piangere anche lei.

"Per favore, basta... È da quando ero piccola che litigate, adesso smettetela, vi prego!" strilla singhiozzando. "Perché devi sempre fare guerre, rivoluzioni? Non ti accorgi che, che tu vinca o perda, alla fine restano solo cadaveri?!"

Scappa anche lei, lasciandomi da sola con papà.

"Mi dispiace... Io..." balbetto, in cerca delle parole giuste.

"Lo so" mi precede guardandomi negli occhi. "Le passerà, sa anche lei che... Seppur detto in malo modo, perché non si parla così, hai ragione. Però non puoi dire sia stara pessima, non lo fare mai più. Sai anche tu che è una bugia"

Lo abbraccio.

"Un domani lo capirai, però non è facile avere a che fare con qualcun altro verso cui hai delle responsabilità molto forti. Per fare il genitore devi saper quando ascoltare, dialogare, consigliare, e quando invece non farlo e importi. Pensare a cosa verrà dopo, non solo per te ma anche per i tuoi figli. Insegnare loro rispetto, disciplina, coraggio, ma assicurarti anche che non reprimano nessuna parte di loro, che si rispettino sempre come rispettano gli altri, fargli sapere che potranno sempre contare su di te, non importa cosa accada.

E queste sono le basi, perché poi devi svolgere le mansioni quotidiane a seconda di ciò che la situazione ti richiede: babysitter, cuoco, psicologo, tassista, amico, benzinaio quando cresceranno, banchiere, poliziotto, giudice, ingegnere, elettricista per quando gli elettrodomestici non funzionano, sarto, e via dicendo. E lo dovrai fare ogni giorno della tua vita, compreso quando loro <<lasceranno il nido>>, perché continuerai a preoccuparti per loro - anzi! -. Quindi hai un lavoro che lo Stato ti riconosce e che ti sei preparato per fare, e poi sei chiamato a svolgere le mansioni per le quali ti devi improvvisare!"

Resto in silenzio.

"Dai, adesso non ti preoccupare per quello che è accaduto con tua madre, si risolverà.

Ti chiedo solo di essere meno impulsiva per le prossime volte, me lo faresti questo favore? Ci proverai?"

Annuisco.

"Grazie papà"

"Sono qui per questo!" strizza l'occhio prima di salutarmi per andare a vedere come sta mamma, ma dopo due passi si ferma: "Per la cronaca: fino a quando non sarai al primo anno di lavoro da dipendente ufficiale, cioè con un contratto indeterminato, l'unico momento in cui ti sarà concesso di andare a vivere da sola sarà l'estero, in Erasmus dove e quando vorrai. Poi ritornerai, ci racconterai, troverai un lavoro a tempo indeterminato, possibilmente che ti piaccia, sennò cambialo, e solo dopo ti aiuterò - ti aiuteremo - molto volentieri a fare scatoline, scatoloni e scatolette. Non prima.

Ho lavorato una vita e continuo a farlo - come tua mamma del resto - per mantenervi, e tutto ciò che avete bisogno e magari anche insegnarvi come prenderle. Non scapperete da qui così in fretta!" Scherza alla fine.

Io ho le lacrime agli occhi solo ad immaginare tutto ciò che quest'uomo possa aver passato nella sua vita, prima e dopo di noi.

"Ti voglio tanto bene, King" riesco solamente a dire, però ci metto tutto il cuore in queste parole, perché ne provo ogni singola sillaba da quando sono nata, e sono certa non smetterò mai di farlo.

Lui è il primo uomo che mi ha sempre capita, anche solo da uno sguardo.

Che mi ha sempre accompagnata ovunque, gioendo con me nelle mie vittorie e che non ha mai pianto per i fallimenti, in quanto per lui sono sempre stati <<esperienze>>!

È un uomo talmente gigante che si fa anche fatica a descrivere! Lo amo con tutto il mio cuore, e sarò sempre al suo fianco. Magari capiteranno altre volte nelle quali non saremo dello stesso parere, però so che potrò sempre contare sul fatto che ci siederemo e parleremo, di qualsiasi cosa, e ci capiremo. E si fiderà di me tanto quanto io mi fiderò di lui ancora una volta. È il mio papà, è il mio King assoluto.

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