Capitolo 16.

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"Io comunque... Ero venuto per un'altra cosa" sussurra al mio orecchio mentre la piccola dorme.

"Dimmi" rispondo senza pensarci, per poi spostare lo sguardo sul letto, dove Fede si è rigirata. È tranquilla, posso andare.

Mi alzo.

"Aspetta... Non qui, magari si sveglia" gli faccio cenno di seguirmi fuori.

"Vuoi tornare in soffitta?" scherza uscendo.

"Sì" annuisco. "Mi hai dato proprio il posto più opportuno!"

Ridendo, torniamo veramente nel posto incantato, dove giacciono i ricordi e tanti anni di storia della mia famiglia. Luca preferisce sedersi uno di fronte all'altro, e sembra un po' agitato: si sfrega le mani, le gambe non accennano a fermarsi dal fare su e giù ritmicamente. "Ho saputo che... L'anno scorso hai parlato con Alessio"

Lo guardo perplessa.

"Scusa, chi è Alessio?"

"Il Professore di storia" si agita ancora di più.

"Io in realtà... Avevo una Professoressa, che adesso è anche in pensione purtroppo" Gli rispondo. "Ma come si chiama di cognome? Alessio...?" indago.

"Navi"

Oddio. No. Tutti tranne lui.

Cioè: bellissima persona, molto alla mano anche lui, simpatico e divertente. Proprio un amico di tutti i giorni... Ed è questo il problema.

"Il Prof Navi? Cioè, tu conosci il Prof Navi?!" esclamo.

"Claudia, ci lavoro da un anno e mezzo in quella scuola, conosco molta più gente di quanto tu creda a quanto pare!" ridacchia nervoso. "Tra quelle persone sì, anche il Professor Navi, con il quale oltre ad essere colleghi siamo anche amici. Perché?" alza un sopracciglio guardandomi con sospetto.

Sta facendo finta di non capire.

"Niente! È... Un bravo Prof. Simpatico anche!" continuo, facendo finta che non sia successo niente. Lui però mi conosce molto bene, e infatti ci mette poco prima di formulare la frase tanto temuta: "Claudia, se gli hai parlato di me puoi dirmelo"

Voglio sparire. Ed è in questi momenti che desidererei tanto non essere mai nata (così non avrei mai fatto tanti casini). Scommetto che il mondo sarebbe anche un posto migliore senza di me: un disastro gigantesco in meno, che non ne combina altrettanti!

"Qualsiasi cosa sia successa" continua. "È accaduta l'anno precedente, per cui non me la prenderei mai, qualunque cosa tu gli abbia detto di me. Stai tranquilla, veramente!" Si avvicina un poco cercando di rassicurarmi ridacchiando, e qui capisco che sa già tutto veramente, e che dunque negare sarebbe stupido e infantile.

Abbasso la testa, poi la rialzo e torno a guardarlo negli occhi. Non dice niente, ma sta aspettando una risposta. Ci sediamo, mi faccio piccola piccola e mi accoccolo vicino a lui, che mi stringe tra le sue braccia.

"Ricordi quando... Durante le feste ti avevo chiamato?"

Schiude le labbra in un sorriso sornione, e gli occhi gli si illuminano.

"Sì... Sì, certo! Come dimenticarlo?" resta in silenzio per un secondo, subito dopo si incupisce, si irrigidisce e continua: "Hai chiamato anche lui?" domanda con voce ferma.

Annuisco, completamente rossa in volto. scattando a sedere dritta e composta.

"Però... Non ricordo cosa gli dissi" mento. "Ero ubriaca, insomma..." continuo a mentire spudoratamente.

"Ma il mio non è un rimprovero!" Mi accarezza la guancia. "Amore, tralasciando che Alessio mi ha detto di parlarne con te e che si è rifiutato categoricamente di dirmi qualsiasi cosa in più in proposito, io te l'ho chiesto soltanto per curiosità!"

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