Prologo.

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Avevo studiato tutta l'estate per affrontare i test d'ammissione alle varie scuole.
Da quando i miei il primo di giugno, giorno del mio diciassettesimo compleanno, avevano deciso di raccontarmi la verità, non avevo smesso per un secondo di allenarmi ed immaginare come sarebbe stata la mia vita a partire da quel settembre.

1 giugno, ore 10:30 a.m
- Auguri tesoro, buon compleanno. - disse mia madre col suo solito sorriso rassicurante, seguito da un amorevole colpetto sulla spalla da parte di mio padre. Entrambi si sedettero difronte a me al grande tavolo circolare di legno scuro che c'era in cucina mentre facevo colazione. Alzai lo sguardo e notai che entrambi mi fissavano con aria indecisa
- Io e tuo padre dobbiamo dirti una cosa. - Cominciò mamma stringendo la mano di mio padre.
- Sei incinta? - Chiesi  farfugliando con la bocca piena di cereali
- Oh no, figuriamoci, ci bastate tu e tuo fratello. Volevamo dirti che, beh insomma... Diciamo che... - Tentò mia madre fallendo miseramente.
- Che c'è? Sono per caso una creatura magica e non lo sapevo? - Chiesi ridacchiando e riempiendomi nuovamente la bocca di cereali, gli occhi fissi nella tazza - Oppure sono un alieno. - continuai agitando le braccia mimando pessimamente le loro movenze
- Lilith lo sanno tutti che gli alieni non esistono! Tu hai solo poteri magici. - rispose mio padre minimizzando la questione, forse sollevato dal fatto che avessi indovinato.
Istintivamente sputai il contenuto nella mia bocca che finì su un giornale appena apparso a coprire i miei. Con un gesto rapido della mano mio padre lo fece sparire lasciando al suo posto del fumo grigio che si diradò poco dopo.
- Woa. - riuscii solo a dire con la bocca ancora aperta ed un espressione ebete sul volto.
I poteri magici servivano per far sognare i bambini, per immaginare draghi e principesse prima di andare a dormire, non esistevano realmente! Avevo letto tanti libri a proposito ma tutti sotto la voce "Fantasia", e se erano considerati di fantasia ci doveva pur essere un motivo.
Il cucchiaio era ancora a mezz'aria fra la mia bocca e la ciotola, il mio sguardo cercava di ripercorrere il più rapidamente possibile ogni piccolo dettaglio di quei diciassette anni cercandovi un segno di ciò che di solito si definiva potere magico, ma non vi trovai nulla.
Pensai che i miei mi stavano prendendo in giro, magari avrebbero fatto qualche battuta che collegasse la magia col mio regalo.
- Non sei felice di essere
una creatura magica? - silenzio - Lil? - mi richiamò mia madre cercando il mio sguardo assente
- Fatemi capire, Ho dei poteri magici? E li avete anche voi? - i miei annuirono - E per diciassette anni non mi sono accorta di nulla?! - annuirono nuovamente, con la tranquillità che si ha quando ti chiedono se hai pranzato.
- Secondo te come può tua madre pulire tutta la casa in così poco tempo e fare dolci così buoni? - sussurrò papà con la mano davanti alla bocca, ma abbastanza forte da farsi sentire dalla mamma che, indispettita, gli rifilò un pizzicotto nel fianco sinistro.
I miei sono così, due quarantenni che si comportano ancora come ragazzini, si punzecchiano in continuazione ma si amano come il primo giorno.
-Ma cosa siamo noi, esattamente? - chiesi confusa e ancora un po' speranzosa che i miei stessero scherzando
- Io - iniziò la mamma - Sono una delle fate dell'Ovest, nipote di Zefiro. Tuo padre invece discende da una lunga stirpe di maghi specializzati in magia bianca. -
- Ed io? - chiesi - Io come posso essere magica?! Insomma, sono solo io! - mia madre rise dolcemente
- Non possiamo ancora saperlo, sei cresciuta da Terrestre per diciassette anni senza sviluppare alcuna abilità, in più non hai ancora affrontato i Test. -
- Cosa sono questi 'Test' ? - chiesi nel tentativo di racimolare qualche informazione
- Sono dei test che affrontano tutti i ragazzi della tua età appartenenti al Mondo Magico per capire quale tipo di magi
a posseggono e in quale si specializzeranno. Per te sarà dura data la tua non conoscenza del nostro mondo e la tua inesperienza, ma sono sicuro che con un po' di studio riuscirai a passarli ad occhi chiusi. - proseguì mio padre. Lui mi ha sempre sostenuta, e i suoi occhi nocciola mi hanno sempre incoraggiata, e la sua barba lunga e brizzolata ha sempre accompagnato ogni sorriso dedicatomi. La magia bianca gli si addice.

Dopo qualche secondo di silenzio chiesi - Ma perché viviamo sulla Terra? Le creature magiche vivono sulla Terra come noi? - mi sentivo come una bambina di cinque anni in preda alla curiosità per un regalo impacchettato.
I miei non scherzavano, non scherzavano affatto. Tutto quello che avevo sempre letto ed immaginato come irreale era in realtà reale e al timore iniziale si era subito sostituita una curiosità irrefrenabile, volevo sapere tutto.

- No, le creature magiche vivono nella Valle di Giosafat. Agli uomini non è dato vederla. Ciò che loro credono a Gerusalemme è solo una proiezione del nostro antico mondo.- rispose mia madre
- Allora perché noi viviamo qui? - insistetti non capendo
- Vado a prendere i libri, vieni a darmi una mano Aura, Lasciamo che Lilith finisca la sua colazione. - trascinandosi mia madre papà scappò via, lasciandomi senza risposta.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora