• Capitolo 32. •

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La sagoma spostò con estrema facilità Jud, che si schiantò contro il muro, e mi venne in contro piantandosi davanti a me.
- Cosa avevi intenzione di fare? Dannazione! - mi scrutava preoccupato cercando di capire se stessi bene o se fossi ferita, pur cercando di dissimulare, mi aveva alzato il mento con l'indice ed il pollice in modo che la luce illuminasse il mio viso - Aiutavo un amico che stava poco bene. - risposi fredda, più per paura che per coraggio, incrociai le braccia al petto per non rendere visibile il mio tremore.
- Aiutavo un amico? Ma dico sei impazzita?! "Aiutavi un amico", ti sei forse dimenticata di avere a che fare con un demone, tra l'altro ubriaco, che ci prova spudoratamente con te da quando ti ha vista per la prima volta? Cosa credevi avrebbe fatto, regalarti caramelle?! Ti facevo più sveglia Lilith, hai fatto davvero una bella mossa. - batté le mani sarcasticamente.
- Levati. - lo spinsi con tutte le mie forze, mi sentivo tremendamente umiliata - Tanto a te cosa importa? Sei solo bravo a criticare gli altri. - non sapevo perché provassi tanta rabbia e dolore assieme, né tantomeno da dove fosse uscita tutta quella spavalderia con la quale ero riuscita a rispondere. Faticai per controllare le mie emozioni, rendendomi conto di non riuscire nemmeno a guardarlo negli occhi quando erano illuminati dalle luci sullo sfondo.
Dovevo respirare, la mia vista non doveva essere annebbiata da alcun colore.
- Lilith, mi spiace... - bofonchiò Jud barcollando - Non so cosa mi sia preso, perdonami. - si poggiava al muro per non cadere e camminava lentamente verso di me, cercando maldestramente di mettere un piede davanti all'altro - Tu non vai da nessuna parte e non azzardarti a toccarla. - Ellis si frammise tra me e il demone allargando le braccia con aria minacciosa - El, ho perso il controllo. - si scusò Jud - Si era ben capito. - ribatté velenoso lui - Credo che grazie alla tua bella bravata ce ne ritorneremo tutti in Accademia. -
- E Lively? - chiesi guardando la pista da ballo e dando le spalle ad entrambi, tutta quella situazione stava diventando troppo imbarazzante e l'evidente odio di Ellis verso Jud non faceva che peggiorare la situazione, avevo bisogno di un diversivo - Lively? - chiese confuso Jud guardando prima me e poi il ragazzo biondo difronte a lui - È malata ed è rimasta in Accademia per riposare. - rispose Ellis apatico - E come mai non sei rimasto con lei? Vi frequentate, dovrebbe importartene qualcosa della sua salute. - dissi voltandomi e gelandolo con lo sguardo. Sia il cervello che il cuore erano stati sconfitti e si erano ritirati per far spazio ad una mia terza parte, di cui non conoscevo l'esistenza.
La stessa che aveva quasi prosciugato Olivia della sua energia vitale, ma più tagliente e meno violenta.
- Hai ragione. Dovrei preoccuparmi per lei anziché andar dietro a soccorrere una stupida bambina viziata e saccente. - ringhiò lui, prese Jud per un braccio e lo trascinò via.
Poggiai la schiena verso il muro, era odio ciò che provavo? Quella voglia matta di prendere tutti a calci sulle gengive? Era odio quel voler piangere disperatamente nel buio solitario della mia camera? Ed era odio anche il volere che Ellis tornasse scusandosi, magari poi abbracciandomi? Era odio desiderare un suo abbraccio, come quelli che mi regalava nelle notti passate in infermeria all'Accademia, quando il mondo si riduceva a me che dormivo sul suo letto d'ospedale, quando esistevano solo noi due?
- Dannazione. - sussurrai asciugando col dorso della mano una lacrima che era stata così veloce da vincere il mio autocontrollo.
- Lil, eccoti finalmente. Ellis è tornato con Jud che barcollava e biascicava cose senza senso, ha detto che si era sentito malissimo. Stiamo rientrando in Accademia, andiamo. - annuii e la seguii verso il parcheggio dove ci aspettavano tutti, Jud aveva lo sguardo del peggiore dei colpevoli.
- Perché hai pianto? - mi chiese Ellis una volta in auto, notando gli occhi leggermente arrossati - Spero che la tua sia una domanda retorica. - risposi fredda. Ellis mi guardò in silenzio, incerto sul cosa dire e se sul dire qualcosa o meno, poi si voltò dalla parte opposta e non ci rivolgemmo neppure uno sguardo per il resto del viaggio.
Una volta salutati gli altri, mentre stavamo per entrare nelle rispettive stanze, lui si avvicinò e disse - Non volevo sembrarti scortese, ero spaventato tanto quanto te. - mi prese una mano accarezzandola, io mi sottrassi alla presa - Ellis - sospirai esasperata senza un motivo preciso, la mia terza parte era nuovamente all'attacco - è stata una serataccia e voglio solo riposare, buonanotte. - mi voltai ed entrai in camera, sbattendogli la porta in faccia.
Cercai di far tutto nella maniera meno rumorosa possibile per non svegliare Benu che dormiva profondamente arrotolato nel piumone color crema.
- Vi sembra questa l'ora di tornare, Milady? - Benu accese l'abat-jour sul suo comodino per vedere l'ora e lanciarmi uno sguardo di rimprovero - Benu - piagnucolai io tra uno sbadiglio e l'altro - sono davvero stanchissima, ne parliamo domani. - spensi la luce e mi fiondai sotto le morbidissime coperte.
- Io quell'Ellis lo detesto. - sbuffò lui rigirandosi.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora