• Capitolo 56. •

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Lo vidi camminare con la testa alta e col cuore pieno d'angoscia, i suoi capelli ondeggiavano e lo seguivano fedeli nella sua marcia.

- Io ti ammazzo! – urlò Ellis scagliandosi verso l'amico, Syver lo trattenne con forza. I miei occhi non potevano credere a ciò che vedevano, non riuscivano a collegare quel volto amico, quel volto amato ad un traditore – Jud... - sussurrai debolmente.
- Cosa fa l'amore, eh? – commentò Ekaburath, fiero della reazione ottenuta – Non c'è niente di più pericoloso e nocivo dell'amore. Anzi, qualcosa c'è ; l'invidia. – Jud continuava a tenere il capo chino – E così, capito di non poter avere ciò che desiderava, a pensato bene di distruggerlo così non avrebbe potuto goderne nessuno, vero figliolo? – l'uomo posò una mano sulla spalla del ragazzo, il suo cuore mi urlava perdono e Jud sapeva che potevo sentirlo – Mi spiace, Lil. Ho capito troppo tardi. – Ekaburath rise – Cosa c'era da capire? Sapevi fin dall'inizio quale sarebbe stato il tuo compito, dovevi portarla da me viva per farla morire, molto semplice. Ho provato a convincere il mio vero nipote ma, ahimè, ha preso la stupidità del padre ed il buon cuore della madre, caratteristiche che poco servono a fini come i miei. Jud invece, questo giovane ragazzo, è un demone, condividiamo lo stesso sangue. – Jud digrignò i denti – E sapete per cosa ha fatto tutto questo? Per vincere una stupida battaglia con un suo amico. – vidi la mano di Ekaburath nascondersi fra le pieghe del mantello – E mi chiedo, a cos'altro potrebbe servirmi un moccioso che vende l'amore per una scommessa? – capii troppo tardi cosa stava succedendo – Jud! – urlai liberandomi dalla presa del demone e correndo verso il ragazzo.

Gli occhi di Jud si spalancarono, la bocca socchiusa, l'espressione sorpresa ed una lama che fuoriusciva dal petto, macchiando di vivido sangue la camicia candida – Jud! – urlai ancora correndo, cadde sulle ginocchia davanti ai miei occhi, una macchia rossa si espandeva all'altezza del torace ed un buco nel petto lasciava intravedere l'interno del corpo, un rivolo di sangue uscii dalle sue labbra assieme alle sue ultime parole – Perdonami, amore mio. – il suo corpo esamine si accasciò al suolo in posizione fetale, sentii un calore bruciarmi le gambe, capii che proveniva dal suo corpo solo quando vidi la sua pelle iniziare a squamarsi, lasciando profonde bruciature ovunque – Cosa sta succedendo? – chiesi cercando di farlo stendere e tentare di salvarlo – Se fossi in te non lo toccherei, il processo di demonizzazione non dev'essere interrotto. – mi allontanai incespicando nei miei stessi piedi, il bellissimo volto di Jud si stava decomponendo ed il suo fisico scultoreo si distorceva sotto i miei occhi. Un demone mi prese con forza e mi trascinò via allontanandomi da quell'orrore – Portateli via, uccideteli. – affermò Ekaburath.

- No! – urlai riprendendomi dalla trance, mi rimisi in piedi e mi schiarii la voce – Ho da proporti un'affare. – Ekaburath alzò la mano fermando i demoni che stavano trascinando via me e i miei amici, aspettando che continuassi – Mi offrirò a te, in cambio voglio la loro libertà ed una battaglia equa. – Ekaburath sorrise di sbieco – Cos'hai in mente, ragazzina? Ricordati con chi hai a che fare. – imitai il suo sorriso in segno di sfida – Ciò che ho detto. La mia vita per la loro liberazione ed una battaglia. Morirò e avrai glorie militari, non ti basta? – chiesi – Lilith, Lilith che stai dicendo? – urlò Ellis dimenandosi – Lasciatemi ammassi di morte, lasciatemi! – mi voltai verso Ellis, sorridendo – Non fatelo e portateli via, sul limitare del bosco. Il ragazzo altro e biondo vi indicherà la strada. – dissi indicando Syver che mi scrutava imperturbabile, ma sapevo che cercava di capire cosa volessi fare. L'unica a sorridermi era Aki, perché lei sapeva sempre tutto, anche ciò che io non sapevo ancora.

Ekaburath acconsentì ed i demoni trascinarono via con forza i miei amici, che tentarono di liberarsi dalle loro prese invano.Una volta soli, percorsi la lunga sala nella sua direzione, avvicinandomi.
- La regina degli Inferi che si costituisce ad un semplice demone, che giornata memorabile. -
Mi fermai, non capendo – La regina degli Inferi? – chiesi, lui si massaggiò le tempie, avvilito ed al contempo irritato – Non dirmi che nessuno te ne ha mai parlato. – rise beffardo – Parla. – intimai – Calma, non usare certi toni con me. – lo guardai torva, in attesa che mi spiegasse le sue allusioni – Sai chi è Lilith nella tradizione ebraica vero? – annuii – Almeno qualcosa te l'hanno insegnata quelle due amebe dei tuoi genitori. – lo fulminai con lo sguardo – Non siamo qui per questo. – lui annuii – Sei intrattabile. – con un cenno della mano lo incitai a proseguire – Tu hai dei poteri particolari come Guardiano e questi poteri sono legati alla natura prima del Guardiano, la parte più ampia del suo essere. Non credo che i tuoi poteri abbiano a che fare con magia bianca o con principi curativi fatati. – aveva ragione – Questo perché la tua vera natura non deriva da nessuno dei tuoi genitori. Tu discendi dalla più nobile stirpe di demoni, la famiglia reale. E come primogenita, se il reame infernale fosse ancora intatto, ne saresti regina. – mi soffermai sulle sue parole, cercando di ricordare tutto ciò che sapevo sui demoni e sulla loro storia – Sono proprio curioso di sapere quanto si è divertita tua madre... -

- Non ci provare nemmeno, ho finirà qui la tua miserabile vita. – minacciai, lui alzò le spalle, considerando innocua la mia minaccia – Allora, come desideri morire? – chiese.

Pensavo a come potevo io, figlia di due esseri magici della luce ed educata da essi, essere la regina degli Inferi, essere colei che ha in suo pugno non solo tutti i demoni, ma che discende da chi è riuscita a sedurre il serafino più bello ed il più assetato di potere. Non avevo nessuna caratteristica regale ed i miei comportamenti non erano quelli di una regina.
Hlif sapeva, lui sapeva tutto, e sicuramente anche qualcun altro ne era al corrente, forse Aki. Perché non me ne avevano parlato? Perché nonostante tutte le promesse continuavano a nascondermi la mia natura e la mia verità? Mia madre e mio padre sapevano? Anche loro mi avevano tenuta all'oscuro?

- Non ho molto tempo da perdere. – la voce tonante dell'uomo mi riportò alla realtà.
Non si trattava più di un semplice sacrificio.
- Voglio che questo nostro accordo sia stipulato con un patto di sangue, so che i demoni li fanno. -
- Devi essere una che passa le sue giornate a leggere vecchi tomi per compiacere il paparino, vero? -
- Stai rovinando la tua possibilità di vittoria. – lo avvertii – Da quanto sei così spavalda? – chiese l'uomo – Da quando ci sono in gioco più vite di quante ne potessi mai volere. – risposi fredda, approfittai del silenzio creatosi per avanzare la mia proposta – La battaglia avrà svolgimento, poiché questo è scritto negli antichi tomi della storia del Mondo Magico, ma durerà solo un giorno. All'alba del secondo giorno ci ritroveremo all'altare sacrificale a Nord della piana ed io verrò sacrificata per la tua gloria. Questo avverrà solo se, alle prime luci dell'alba, i tuoi demoni smetteranno di combattere come anche i miei uomini. – Ekaburath sorrise – E cosa ti fa pensare che la mia parola verrà a mancare? – guardai lì dove prima giaceva il corpo di Jud, ormai ridotto ad un cumulo di cenere – Voglio la tua promessa intrisa del tuo sangue. – proseguii – Bene. Mizar, porta la coppa d'oro. – ordinò l'uomo.

La coppa fu posizionata su un piccolo altarino di marmo, accanto ad essa un coltello dalla lama lucente – Se uno dei due non dovesse rispettare il patto verrà spedito negli inferi, incatenato e non potrà più far ritorno sulla superfice, patendo per il resto della sua eternità atroci e strazianti torture. – proseguii – Mi sembra una giusta punizione per un traditore. – disse lui sorridendo malevolo facendomi rivoltare le budella inondando la mia bocca di quel sapore amaro dato dalla bile.
Prese sicuro di sé il coltello e si procurò un profondo taglio nel palmo, strinse forte la mano in un pugno e fece cadere qualche goccia nella coppa, pronunciando il giuramento in latino. Stessa cosa feci io, incidendo con meno forza della sua, ma abbastanza per far uscire lo stesso sangue scarlatto, pronunciai anche io il giuramento, che avevo studiato durante le lezioni di storia della Magia, ed il giuramento fu così sugellato.

- Ci vedremo domani sul campo di battaglia? – chiese fingendosi speranzoso – Cercherò di non ucciderti. – dissi voltandomi ed uscendo dalla sala, lo sentii ridere sommessamente, non avevo mai percepito tanto marcio e tanta cattiveria da quando avevo acquisito i miei poteri di Guardiano.
Ekaburath era costituito solo dal male, non c'era nemmeno uno spiraglio di bontà nella sua anima e, se mai ci fosse stata, era stato abile nell'occultarla.
Rise forte e di gusto non appena i battenti della sala del Trono si chiusero pesanti alle mie spalle, convinto di aver già la sua vittoria.

- Alioth, Mizar, Alkaid, preparate un suntuoso banchetto, ho voglia di festeggiare! – urlò.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora