• Capitolo 11. •

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Cercai per parecchio tempo l'aula A - 125, tanto che quando vi entrai quasi tutti i posti erano già stati occupati.
Ne scelsi uno a caso e mi ci sedetti in silenzio, sistemai accuratamente i libri sul banco e iniziai a guardarmi intorno; l'aula era molto simile ad una universitaria, con i banchi a gradinata, un'enorme lavagna a muro e una lunga cattedra di legno chiaro. Sul lato sinistro c'era una fila di grandi finestre mentre su quello destro cartelloni con strutture chimiche e descrizioni di strani intrugli.

Quando la professoressa entrò ci alzammo tutti in piedi in segno di rispetto, lei era una dei maghi più anziani del Mondo Magico, anche se si diceva fosse una donna triste e sola. Aveva un aspetto flaccido e trasandato, era avvolta da strati su strati di stoffa di tutti i toni della tavolozza del viola, principalmente scuri, che andavano a formare il suo abito da strega. Sia l'abito che il cappello a punta floscio a falda larga che indossava sarebbero di certo stati meglio ad un manichino in un museo d'antiquariato, ma in fondo anche lei non ci sarebbe stata malaccio in un museo data la mole di rughe che le ricopriva il volto girgiastro.
I suoi capelli erano bianchissimi ma sulle punte spiccavano spruzzate color malva, il tutto era completato da un penetrante odore di vecchio e di muffa stantia.
- Io sono Ermenegilda Adalgisa Kelder. - Disse lei con voce cantilenante, a metà fra un corvo è un gufo. - Sarò la vostra insegnante di pozioni ed incantesimi. In ogni pozione o incantesimo è fondamentale la chimica ed il bilanciamento degli ingredienti. - Spiegò col tono più piatto che un essere umano possa avere - Vi mostrerò qualche formula. - Si avviò verso la cattedra e, nel tempo trascorso per arrivarci, già alcuni ragazzi si erano appisolati e russavano beatamente. Dopo i primi tre esercizi metà classe sbavava sui banchi persi nel mondo dei sogni.

- Se si continua così non arriverà sveglia neanche lei alla fine della lezione. - Pensai a voce alta.
- Ci impiega un quarto d'ora per far tre metri, scommetto che il suo aiutante è un lumacone bavoso. - Rispose una ragazza alla mia sinistra - Oppure una talpa, dato che non si è accorta di aver fatto addormentare mezza classe. - Proseguì. Mi voltai e le sorrisi, era una splendida ragazza di colore con due labbra pienissime e carnose ed i capelli lunghi intrecciati in tante piccole treccioline.
- Piacere, sono Marina. - Mi sorrise - Sono una sirena. - Ora ricordavo. Era una della cricca della rossa che per poco non mi staccava la testa a morsi la prima sera nel dormitorio, a farci caso anche la ragazza difronte a me aveva lo stesso tipo di dentatura.
- E tu sei... - Proseguì lei incitandomi a parlare ma non smettendo di sorridere.
- Oh, sì certo, scusa. Mi chiamo Lilith Light, piacere mio. - Mi aspettavo saette e commenti velenosi dopo la mia presentazione invece si limitò a domandare - E in cosa sei specializzata? -
- Ancora non lo so. - Ammisi - Mia madre è una fata e mio padre un mago. -
- Conosco i tuoi genitori, le nostre madri si conoscono. Sta tranquilla, entro la fine di questo trimestre lo saprai con certezza. - rispose gioviale.
- Come mai non sei con le tue amiche? Intendo con le altre sirene, ad esempio quella dai capelli rossi, l'ultima volta che ti ho vista eri con loro. - Azzardai curiosa.
- Oh intendi Olivia? - Disse lei indicando una chioma rossiccia qualche fila più in basso - Mi hanno lasciata indietro stamattina, sono l'unica del gruppo a fare colazione perciò non hanno voluto perder tempo e sono andate via senza di me. - Sospirò - Non ho mai avuto chissà quale legame con loro, non potrei definirle propriamente amiche. - abbassò gli occhi e mi pianse il cuore nel veder spegnersi quel suo sorriso così gentile.
- Se vuoi puoi mangiare con me ed altri ragazzi che ho conosciuto in questi giorni. - Dissi cercando di tirarle su il morale - Non ti lasceremo indietro, promesso. - Sorrisi.
Lei annuì facendo riapparire il sorriso di qualche istante prima - Grazie, non sono molte le persone gentili come te qui dentro. Quelli che ti prendono in giro si sbagliano, io l'ho sempre saputo, non sei affatto marcia come dicono. - Ero felice che qualcuno non mi considerasse come l'ultimo essere sulla Terra e che mi parlasse così amichevolmente.
- SHHH!!! Qui c'è qualcuno che sta cercando di seguire! - Squittì una biondina dietro di noi, mi voltai e dalle trecce riconobbi Jil Rose, la ragazzina che a lezione di arti magiche aveva evocato come aiutante una pantera.

In silenzio continuammo a seguire la lezione, scambiandoci qualche battuta ogni tanto. Mi resi conto che mentre con gli incantesimi me la cavavo abbastanza bene, con le pozioni ero proprio negata, non riuscivo a seguire le spiegazioni e a capirne i procedimenti.
- Non ci capisco niente! Che razza di lingua è questa? - Sussurrai esasperata mettendomi le mani nei capelli. Marina rise e mi diede qualche pacca sulla spalla in segno di conforto, Jil Rose ci fulminò con lo sguardo e riprendemmo il silenzio.

Quando la lezione con la professoressa Kelder finalmente terminò io e Marina ci avviammo verso l'aula B-32 dove la professoressa Pumpkin avrebbe tenuto la sua lezione di storia della magia. Mentre parlavamo del più e del meno e di come le nostre madri si fossero conosciute Olivia e le altre sirene si avvicinarono a noi.

- Marina, quante volte devo dirti di non parlare con i mendicanti? - Mi squadrò e rise velenosa- Su andiamo, voglio sedermi con Elly e se non ci sei tu lui se ne starà seduto con Jude. - E la prese per un braccio, lei si liberò e rispose mostrando i denti acuminati - Mi sono stufata di essere un tuo oggetto per arrivare ad Ellis che, fra l'altro, non ti si fila nemmeno! Io sto con chi mi pare e piace e tu non sei fra questi! -
Gli occhi di Olivia si infiammarono ed ebbi paura per Marina, immaginandola già un mucchietto di cenere. La sua voce divenne ancora più stridula e snervante e parlò a denti stretti - Tu vieni con noi. E poi Elly non approverebbe il tuo rapporto con la Terrestre, lui la odia e non ha mai perso occasione per dircelo, l'avrà già detto un milione di volte. Tu per prima, che sei la sua migliore amica, dovresti sapere quanto la disprezza. - Sibilò ogni sillaba caricandola del più potente dei veleni invisibili, ogni parola per me era una coltellata e dell'espressione di Marina capii che Ellis c'era andato giù pesante con gli insulti su di me. Abbassò la testa sconfitta - Bene. - Concluse la rossa trionfante tirandola per un braccio.
Nessuno mi degnò di uno sguardo, come se durante tutto quel battibecco io non fossi stata presente, non fossi esistita.
Avevo improvvisamente freddo, come se un iceberg avesse appena preso il posto delle mie viscere, le mie mani erano gelide e tremavo forte.
Silenziosamente arrivai nell'aula B-32, che era simile alla A-125 ma che si trovava sull'altra torre, l'unica differenza era un'atmosfera più calda e familiare, che però non servì a riscaldarmi.
Sistemai i libri sul banco, mi guardai attorno e tremante attesi l'arrivo della professoressa.
Nessuno mi rivolse la parola.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora