• Capitolo 25. •

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Corsi in camera senza dare spiegazioni a nessuno, chiusi a chiave e mi lasciai scivolare sul pavimento singhiozzando.
- Milady, qualcosa la turba? - chiese Benu sistemandosi gli occhialetti tondi per vedermi meglio. In lacrime raccontai tutto quello che era successo, dalla passeggiata fino a quel momento, era stata davvero una serata infernale.
- E lei piange perché passerà del tempo con gli addetti alle pulizie e si dovrà svegliare prima del solito per due settimane? - chiese sbigottito.
- No, nient'affatto! Mi sento tradita, offesa. Credo. - sentivo la testa pesante, ero sfinita.
Benu annuì e, dopo aver preso il mio pigiama e avermelo porto disse fra sé - Credo che il colpo più duro da cui l'uomo possa essere mai colpito non è quello di una lama affilata o un fucile carico, bensì quello del potere e del denaro. Offuscano la mente e portano ad una lenta e miserabile morte. - detto ciò spense le luci e mi incitò a mettermi sotto le coperte, dopo pochi minuti sprofondai in un sonno agitato fatto di incubi viola e capelli rossi.
La mattina seguente fui costretta a svegliarmi all'alba e, senza nemmeno la possibilità di fare colazione, corsi in tutta fretta verso l'ascensore che mi avrebbe portata al seminterrato dove mi attendevano gli inservienti, i miei nuovi "capi".
Una volta nell'ascensore premetti il pulsante verde e, dopo qualche scricchiolio, iniziai la mia discesa. Appena aperte le porte vidi due uomini col viso da adulti ma alti quanto due bambini che chiacchieravano con due caffè in mano, non appena mi videro lo spavento fu così forte che uno dei due mi rovesciò sulle scarpe la sua bevanda.
- Oh che disastro! M-mi dispiace. - balbettò l'ometto prendendo uno straccio dalla tasca per pulirmi le scarpe.
- Ma si figuri - risposi indietreggiando - anzi, sono io quella dispiaciuta, non volevo spaventarla. Le ricomprerò il caffè, promesso. -
- Vi siete persa? - chiese l'amico dell'uomo in tono distaccato.
- No, sono Lilith Light, sono qui per... -
- Lilith, finalmente! - una melodiosa voce femminile mi interruppe. Una donna alta poco meno dei due uomini che avevo davanti corse verso di me abbracciandomi, aveva le orecchie a punta e dei dolcissimi occhiali tondi sulla punta del naso.
Ora capivo i loro comportamenti, erano elfi.
- Sei abbastanza puntuale, mi piace! - e strinse più forte. Poi mi porse la mano e capii che dietro quel tenero aspetto da bambina si nascondeva una forza non indifferente.
- Io sono Aranel, e lui - indicando l'elfo baffuto alla sua sinistra, quello che mi aveva rovesciato il caffè addosso - è mio marito Alfred. - lui divenne rosso come un pomodoro e bofonchiò un'impacciata presentazione facendomi sorridere per la bontà che trasmetteva il suo volto.
- Lui invece - riprese Aranel - è Carmine, sempre pronto a perder tempo e a farne perdere, su sciò, fra poco inizia il turno. - lo apostrofò la donna. Lui si arricciò i bianchi baffi e accennò un movimento di saluto con la testa.
Gli elfi sono alti come bambini, possono essere molto dolci o dispettosi, in base a come vengono trattati e considerati. Aranel mi aiutò ad infilare la nuova divisa che mi andava un po' stretta e mi spiegò alcune regole durante il tragitto.
- Noi elfi donna veniamo chiamate Fanie, mentre gli elfi uomini Fanon. Questi nomi derivano dalla parola bianco, che rappresenta il puro, l'accecante o il debole bagliore che creiamo in base a come veniamo trattati. Non lasciamo tracce e puliamo ogni singola ala di questo castello mentre gli allievi dormono facendo in modo che non si sveglino.
' Minimo rumore, massima efficienza. ' è il nostro motto. -
Scoprii che, in base al comportamento dell'allievo nel tenere in ordine la camera e rispettare gli inservienti, gli elfi si divertivano a fare dispetti più o meno cattivi.
- Ma non accade più, con voi giovani d'oggi, di essere buoni e gentili. - sentenziò Arwen, una degli elfi più anziani - Ne ho viste di persone d'oro, ma più si va avanti e più diventate marci e viziati. -
Per ogni stanza c'era bisogno di cinque elfi e ogni ala aveva una squadra di elfi uomini e una di elfi donne per pulire rispettivamente le stanze di ragazzi e ragazze; nella mia squadra c'erano Aranel, Arwen, Annael, Ainwen ed io e ci era stata assegnata l'ala diamante, ovvero quella in cui alloggiavo.
Avevamo sistemato e pulito quasi tutte le stanze in brevissimo tempo sfruttando la mia altezza e la loro velocità. Le ragazze dicevano che ero davvero portata per essere un elfo, e questo mi faceva ogni volta sorridere.
- Adesso ci divertiamo. - sussurrò Annael, che era quella più avventata del gruppo, prima di aprire una porta - Qui - mi spiegò - dormono le tre creature più viziate che il popolo elfico abbia mai visto, le più viziate dell'intero Mondo Magico. La loro ape regina è una principessina della peggior razza. -
Ainwen sorrise subdola - Forse non ottiene abbastanza attenzioni dai genitori, oppure è solo una ragazzina viziata della peggior specie. -
Aranel zittì tutte e aprì la porta e, anche nella penombra, non potei fare a meno di notare una folta chioma rossa sparpagliata su un letto ad una piazza e mezza.
- Senti come russa. - sghignazzò Ainwen.
Mentre pulivo la stanza notai che le altre due sirene, di cui non conoscevo il nome, dormivano su un minuscolo letto a castello, con dei pigiami rosa identici e delle maschere di bellezza verdi che puzzavano di acqua stagnante, notai anche che avevano i tappi alle orecchie.
- È per colpa della rossa se sono in punizione. - sussurrai poco prima di uscire dalla stanza. Spiegai tutto e risposi ad ogni domanda che mi fu fatta, cercando di non far riaffiorare quelle emozioni viola e rosse che mi avevano tormentata la sera prima.
- Un motivo in più per divertirci e fargliela pagare. - esultò Ainwen.
In pochi secondi avevano arrotolato Olivia con carta igienica mista ad una poltiglia maleodorante e coperte, annodato ogni singola ciocca di capelli, puntato la sveglia a due ore prima e le avevano impiastricciato la faccia con unguenti praticamente indelebili.
- Come mai nessun allievo può vedevi? - chiesi carica di asciugamani sporchi mentre tornavamo nell'ala dedicata agli inservienti - Ordini del Consiglio. - spiegò Aranel - Per loro le creature dei boschi sono fenomeni da baraccone. Solo le fate sono ben accette, sebbene vengano viste come bamboline graziose e preziosi trofei. Per loro esistono solo i maghi, gli angeli e i demoni, le creature più potenti e pericolose insomma. - sospirò- Noi siamo stati creati per l'armonia e per il bene, ma loro sono poco interessati a questi aspetti. -
- Credevo che qui nel Mondo Magico l'armonia fosse alla base di tutto. -
- Lo era. - intervenne Arwen - Ma ora c'è il Consiglio, ci sono quei farabutti che... Ah, meglio non parlarne - sospirò amareggiata - quei tizi hanno orecchie ovunque. -
Per il resto del tragitto ci fu un silenzio tombale, denso di parole non dette.
Arrivate negli spogliatoi ci cambiammo in fretta, io per via delle lezioni imminenti e loro per via del turno in lavanderia. Mentre mi toglievo la divisa la collana che mi aveva regalato mio padre il giorno della mia partenza fuggì dal suo nascondiglio pendendo in bella mostra dal mio collo, illuminata da un improvviso raggio di sole.
- Per tutti i boschi fatati... - esclamò sorpresa Arwen coprendosi la bocca con la mano, Aranel si avvicinò per guardare meglio.
- È solo un ciondolo, niente di speciale. - cercai di arginare la situazione nascondendo il ciondolo fra le mani. Aranel si avvicinò ancora e, in punta di piedi, me le prese e liberò il ciondolo - Puoi fidarti di noi, Lilith. - sottolineò ogni parola, calcando il mio nome come se fosse la cosa più importante del mondo - Non nasconderlo. - mi sorrise dolcemente, poi prese da una delle sue innumerevoli tasche un piccolo cofanetto di legno - Ecco, racchiudi qui il tuo ciondolo - agganciò il cofanetto al ciondolo, adesso la collana sembrava una semplice collanina con un ciondolo a motivi tribali - nessuno potrà vedere cosa c'è in realtà, a meno che non sia tu a mostrarlo. -
Sorrisi riconoscente - Il tuo segreto è al sicuro con noi, bambina. - mi accarezzò la guancia e sorrise, i suoi sorrisi mi ricordavano quelli di mia madre.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora