• Capitolo 26. •

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Le due settimane passarono in un lampo, strinsi un forte legame con ogni singolo elfo ed imparai trucchi e stratagemmi per rendere ogni azione facile, veloce e silenziosa, scoprii un sacco di passaggi segreti utilizzati per attraversare tutto l'istituto in brevissimo tempo, sempre nel silenzio e nell'anonimato. Gli elfi erano le ombre dell'Accademia, seguivano ogni passo degli alunni e dei professori ma senza dar fastidio, erano sempre lì ma tutti se ne dimenticavano.
Scrissi la prima lettera alla mia famiglia dal Mondo Magico raccontando ogni singolo dettaglio di quello che era successo in meno di un mese, soffermandomi sull'ultimo assurdo litigio in giardino fra me e Olivia e sull'altrettanto assurda decisione del Preside. La risposta arrivò dopo pochissimo e, oltre ad un sacco di raccomandazioni e a qualche frase qui e lì inserita da mio fratello c'era scritto

" Pensa positivamente tesoro, se quel preside non fosse bacato più di una mela marcia e vuoto come i tronchi d'alberi tane di scoiattoli, non avresti incontrato quelle deliziose persone che sono gli elfi. "

Sapevo che a scrivere quelle righe fosse stata mia madre e immaginarla mentre scriveva quelle parole mi strappò un sorriso sincero, mi mancavano terribilmente.
Durante gli ultimi giorni di punizione il mio solito gruppo fu assegnato alla lavanderia e mi resi conto di quanta roba sporcassimo inutilmente ed in un solo giorno. Montagne di maglie gettate lì solo perché con qualche piega in più o pantaloni inutilizzati messi nel cesto del bucato per noia, e per fortuna non ero l'addetta alla biancheria intima. Io, assieme ad Aranel, eravamo le addette ai capi bianchi, principalmente coperte, asciugamani, lenzuola e tovaglie, un lavoro abbastanza 'semplice' per una novellina come me. Negli ultimi due giorni di punizione Aranel ebbe un crollo fisico a causa del troppo affaticamento, così decisi di coprire anche il suo turno e di lavorare sola in lavanderia, per mia fortuna gli orari di lavoro erano spesso oltre l'ora di cena così non ero costretta ad incontrare nessuno di indesiderato e la palestra, che era nella stanza affianco, era sempre vuota.
Erano quasi le undici mentre ripiegavo le ultime lenzuola e le posavo con cura nella grande cesta in vimini che avrei poi portato in terrazza per procedere col bucato, Aranel si era raccomandata di non gettarle alla rinfusa come facevo di solito poiché si sarebbero venute a creare altre pieghe e questo avrebbe significato altro lavoro, ma di piegarle delicatamente nelle varie ceste.
Sentii improvvisamente un rumore provenire dalla palestra. In allerta mi avvicinai silenziosamente alla porta che collegava le due stanze e notai tutte le luci accese e parecchi attrezzi fuori posto, un asciugamano bianco giaceva abbandonato ai piedi di una pedana per pesi e lo specchio difronte era appannato, segno che qualcuno vi si era avvicinato poco prima.
" Ma guarda che disordinato ed irrispettoso, non si lasciano in giro gli asciugamani che poi io dovrò lavare. "
Pensai mentre raccoglievo da terra il pezzo di stoffa, era ancora caldo. Il rumore delle docce negli spogliatoi mi fece immediatamente drizzare.
" Chi ha il coraggio di allenarsi alle undici di sera? "
Presi la pesante cesta con tutti i capi bianchi e raggiunsi la terrazza. La serata era splendida, una di quelle sere autunnali con una leggera brezza che fa danzare delicatamente ogni cosa, che stacca le foglie dai rami con una gentilezza materna, accompagnandole nella loro ultima danza. Mentre stendevo le lenzuola matrimoniali di alcune stanze il suono delicato che provocavano ondeggiando al vento mi ipnotizzava e rilassava, quella giornata non sarebbe potuta finire in maniera migliore. Decisi di legarmi i capelli in una treccia morbida per evitare che il vento li scompigliasse più del dovuto. Stavo sistemando l'ultimo lenzuolo candido come neve sul filo del bucato quando sentii cigolare la porta metallica dalla quale si accedeva alla terrazza. Mi nascosi fra le enormi lenzuola bianche per poter cogliere di sorpresa l'intruso, ma fu più veloce di me. In pochi attimi qualcuno mi bloccò dalle spalle e mi bendò gli occhi con un pezzo di stoffa bianco, sentii che era stato tagliato male e sperai che non provenisse da uno dei capi che avevo appena steso, poi il mio corpo si immobilizzò e non ci fu verso di sbloccarlo. Non rispondeva ai comandi, come quello di voltarmi e prendere a calci chi mi aveva appena bendata e immobilizzata.
Le sue mani viaggiarono lente dai miei polsi fino a sfiorare le spalle, il tocco era leggero eppure bollente, sicuro ma delicato. Sentivo le dita lunghe solleticarmi piacevolmente la pelle, non avevo la forza per ritirarmi, o meglio, non riuscivo a ritrovarla. Quel tocco mi provocava minuscoli ed infiniti brividi che si trasformavano sempre di più in una piacevole tortura alla quale non avevo intenzione di sottrarmi ed in quei pochi attimi di lucidità in cui riuscivo a riprendermi dalle sensazioni che il tocco dello sconosciuto mi provocava, la curiosità prendeva il sopravvento quasi uccidendomi. Sentii il suo respiro farsi più vicino, fino a posarsi sul mio collo, sentivo il suo profumo, me ne riempii le narici, non riuscivo a muovere nessun muscolo. Furono tre baci, lentissimi, che formarono un arco a partire dal mio orecchio a finire poco sopra la clavicola, poi diede un leggerissimo bacio nell'incavo del collo, ed i brividi si intensificarono. Risalì lentamente ripercorrendo lo stesso percorso, stinsi i pugni inarcando la schiena, sentivo di star per perdere il controllo di quella poca parte di corpo che sembrava essere rimasta attiva e reattiva.
Aprii la bocca in cerca d'aria ma il mio cervello aveva dimenticato come si facesse a respirare, il mio corpo non accennava a muoversi. Posò le sue mani sui miei fianchi mentre respirava lento vicino al mio orecchio,sentii il suo profumo di bosco con una nota speziata che non avrei mai saputo definire, dalla salda presa capii fosse un uomo, dalle sue labbra capii che mi sarebbe mancato quel contatto. Lo sentii staccarsi da me e solo allora il mio corpo riprese le sue normali facoltà. Mi voltai di scatto e mi sfilai la benda ma tutto ciò che vidi fu un ombra che svoltava l'angolo, ma riuscii a riconoscerne la chioma.

E ne rimasi sbigottita.


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Siamo arrivati a mille, grazie infinite a tutti non sapete quanto significhi questo traguardo per me.
Spero che la storia possa continuare a piacervi e spero che continuiate a leggere e a commentare, sappiate che adoro leggere i vostri commenti e che li apprezzo molto.
Vi mando tanti tanti bacini xoxo

P.s. Non vorrei spoilerare ma, sono in arrivo sempre più uragani all' A.M.A ;)

Un bacione e un caldo abbraccio, Nora D.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora