• Capitolo 40. •

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La mia mente era vuota, completamente vuota.
Un buco nero aveva preso possesso di ogni mio pensiero, ogni mia domanda e dubbio, lasciando solo un ronzio inesorabile e persistenze, capace di stordirmi. I miei occhi erano vitrei, fissavano il parco che si estendeva fuori dalla finestra alle spalle di zia Beth, andavano oltre senza posarsi su nulla, persi nel vuoto. Il mondo era tremendamente fermo, ma sentivo che la testa girava forte, talmente tanto da non riuscire più a sentire il mio battito cardiaco. C'erano solo due spiegazioni; o ero morta o quello doveva essere un incubo.
Sì, probabilmente mi dovevo essere appisolata prima dell'appuntamento con la zia, e chissà che lavata di capo mi avrebbe fatto una volta visto il mio ritardo, dovevo assolutamente svegliarmi.
- Lilith. - zia Beth parlò prendendomi la mano e a quel contatto caldo capii che non stavo sognando e, purtroppo, non ero nemmeno morta - Non posso esserlo. - balbettai - Ho vissuto tutta la mia vita sulla Terra, senza saperne nulla. Impossibile, avrei dovuto capire qualcosa, avrei dovuto sentire che qualcosa in me non andava nel verso giusto. - la mia voce era un flebile sibilo.
- Hai vissuto sulla Terra per questo. -
- No, avete sbagliato individuo, mi spiace. - insistetti, zia Beth sospirò - I poteri di ognuno sono "addormentati" al momento della nascita e lo rimangono finché non si decide di risvegliarli. Vivendo sulla Terra non hai avuto possibilità di attivare i tuoi poteri e questo ti ha mantenuta al sicuro.
- All'oscuro, vorrai dire. - sibilai.
- Come fate a esserne certi? - chiesi a voce più alta, ma ancora tremante - Come fate a sapere che io sono il guardiano di cui parlate? -
- Mia madre. - rispose Ellis.
- Tu sapevi tutto? - chiesi allibita voltandomi verso il mio amico - El... -
- No. O almeno, non fino a qualche giorno fa. - lo sguardo sempre più basso.
- La madre di Ellis può prevedere il futuro e manipolare l'inconscio. - intervenne zia Beth - Lei corse da tua madre ancor prima che si sapesse della gravidanza avvertendola del periodo e consigliandole la Terra come rifugio, aveva paura di suo fratello. -
- Anche lui sa del mio essere Guardiano? - chiesi esasperata, ero per caso l'ultima ad averlo saputo?
- Lo sospetta, come noi sospettiamo che voglia rovesciare il Consiglio e piegare il mondo magico ai suoi piedi, partendo dall'eliminazione di tutti i guardiani. - rispose lei guardandomi fisso - Ekaburat è un abile stratega e come demone anche un buon manipolatore. Siamo in guerra Lilith, dobbiamo combattere contro di lui e le forze oscure. È lui che le ha create, lui che le comanda. -
- Io non combatterò proprio nessuno. - incrociai le braccia al petto, risoluta.
- Devi, sei un guardiano. -
- Da appena tre minuti. Ce ne saranno altri. -
- No. - intervenne il professor Owl, che era rimasto in silenzio fino ad allora - Gli ex guardiani perdono gran parte del proprio potere una volta che il Fato ha scelto il nuovo depositario, trasformandosi in esseri magici come altri. -
- Non m'interessa. Non sarò il volto di questa guerra. - indurii lo sguardo.
- Lilith! - mi rimproverò Aki con una fermezza che non avevo mai visto in lei - La guerra serve la pace! -
- No, la guerra serve la morte! - ribattei convinta, non avrei portato avanti uno sterminio come quello della notte dell'attacco, non sarebbero morte altre persone innocenti in mio nome. - Nessuno morirà per colpa mia. - diedi fiato ai miei pensieri, con la voce fredda come il ghiaccio.
- Lilith, mio zio è spietato! Ucciderà comunque e se non facciamo niente per impedirglielo renderemo solo più semplice il suo piano! Lui non fa differenze, se non ti avessimo allontanata prima dell'attacco... -
- Allontanata? - mi voltai verso di lui, i miei occhi resi fessure, la rabbia bloccata forzatamente in gola. Sapevo a cosa alludeva, ma volevo una conferma dalle sue labbra.
- Avevo saputo dell'attacco. - parlò piano, ricordando ogni momento - Il giorno dello spettacolo, in corridoio, prima che lo fermassi per chiedere il perché del suo comportamento lo sentii parlare con un ologramma. Diceva che avrebbe attaccato l'Accademia, che avrebbe dato prova della sua forza, ma che nessuno avrebbe mai saputo che dietro tutto ci fosse lui, ne rideva compiaciuto. - mi lasciò il tempo di ricordare - Poi mi feci avanti, poi mi difendesti ed il resto lo sai. -
- Ekaburat è il presidente del Consiglio, ma abbiamo motivo di credere che vi sia insediato per poi rovesciarlo ed attuare il suo progetto di tirannia a capo delle forze oscure, che egli stesso guida. - spiegò zia Beth.
- Ne ho subito parlato con Benu, chiedendo consiglio. - riprese Ellis.
- Benu? - lo richiamai - Stavamo lavorando ad un progetto di sociologia. - rispose senza scomporsi, trattenni a fatica le palle di fuoco che sentivo implodere dentro di me - Benu ha suggerito di tenerti lontana dall'attacco, almeno durante la prima parte. Saresti stata un bersaglio troppo facile e succulento per dei demoni nel pieno delle forze, nonostante la loro poca intelligenza i loro sensi sono elevatissimi. - altra pausa - Così ti abbiamo portata lontano dall'Accademia con una scusa è tenuta "fuori gioco" quanto bastava per non metterti in pericolo di vita, poi ti abbiamo portata sul campo, per abituarti ad affrontare situazioni di pericolo reale. -
- Abbiamo? Siamo? Mi sono persa qualcuno? Io ne ricordo solo uno. - ringhiai fredda, rivolta al ragazzo e al pennuto, che avrei volentieri fatto arrosto.
- Mi avete presa in giro! - urlai esasperata, la rabbia ed il dolore non volevano sentir ragioni ed erano riuscite a deviare le mie barriere e i miei controlli.
- Lilith... - zia Beth provò a trattenermi con la sua voce dolce - No zia, no! Adesso basta, non sono più la vostra stupida pedina, mi rifiuto di esserlo! Siete solo dei bugiardi e, per quanto riguarda me, non so più chi io sia, perché mi avete mentito? Perché?! - piangevo e urlavo fino a graffiarmi la gola, ma non importava, dovevano capire cosa avevano fatto.
- Questa guerra affrontatela da soli! - urlai per l'ultima volta ed uscii dalla stanza sbattendo la porta e lasciandola alle mie spalle.
Ero stata inondata da menzogne per anni.
Tutto ciò che ero stata, tutto ciò che avevo costruito, aveva come fondamenta bugie su altre bugie, ben compattate ed impossibile da distinguere.
I miei genitori, che ripetevano di amarmi, mi avevano mentito da ancor prima che nascessi, mi avevano regalato immagini verosimili ma del tutto false, mi avevano mentito sull'essere un Guardiano e ancora prima sull'essere un mago e chissà quante altre bugia mi avevano rifilato.
Anche Benu, anche lui che doveva essere il mio specchio, il mio prolungamento, il mio più fidato e fedele compagno mi aveva tenuta all'oscuro di tutto, mi aveva tradita.
Zia Beth, quanto poco sapevo su quella donna, quanto poco sapevo su chiunque in quella dannatissima stanza, quanto li avevo considerati leali e quanto mi ero sbagliata?
"Perdonami." Le parole di quel ragazzo mascherato con i filamenti d'oro rilucenti sotto la luna continuavano a bombardarmi la memoria, fino a sfasciarla e a lasciarne cenere, come potevo perdonare?
Non potevo più fidarmi, avevo sbagliato tutto.
Fidarmi mi aveva portata ad essere l'oggetto del desiderio di due fazioni in guerra, una guerra di cui ero all'oscuro e al contempo portavoce.
Sentivo Ellis corrermi dietro, ma non volevo fermarmi né voltarmi, questa volta no.
Attorno a me il pulviscolo atmosferico reso visibile dai raggi solari si faceva sempre più denso, danzando silenzioso attorno al mio corpo.

" Cosa sta succedendo?"

La danza si faceva sempre più vorticosa ed il pulviscolo sempre più presente, mi impediva la vista, rendendo tutto sfocato.
- Lilith! - urlò Ellis correndomi in contro - Vai via di lì! È un portale di luce! - mi voltai di scatto e vidi i suoi bellissimi tratti affievolirsi e diventare quasi eterei, ovattati, come la sua voce, come i suoi passi frettolosi.
Poi fui inghiottita da quella strana danza.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora