• Capitolo 6. •

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L'aula del professor Owl era in cima alla torre destra dell'edificio e per arrivarci bisognava affrontare non pochi scalini. Era una stanza col soffitto a cupola e su ogni lato aveva delle finestre rifinite in legno, ma nonostante queste la luce che vi filtrava era appena sufficente per creare una calda penombra. Sul lato nord dell'aula una lavagna occupava quasi tutto il muro e più avanti ce n'era una più piccola di quelle a cui si può far ruotare il piano da lavoro. Su quest'ultima con un gessetto bianco era stato scritto "Alleati magici."
Notai solo allora i banchi schiacciati ai lati dell'aula e la mancanza di una cattedra.
- Mettetevi al centro dell'aula, quando chiamerò il vostro nome verrete avanti. - L'uomo dalla voce calda entrò nella stanza con un bastone da passeggio e con passo elegante, nessuno riuscì a non guardarlo incantato.
Francois Owl non aveva più la gamba destra, persa in circostanze misteriose, ma la sua innata eleganza e il suo passo deciso faceva pensare ai più che quel bastone non fosse altro che un accessorio di moda. Era abbastanza giovane per essere già un professore affermato, una leggera barba gli copriva il volto e i capelli scuri di terra bagnata incorniciavano selvaggi il viso dalla pelle olivastra e da essi spuntavano due robuste corna. Il professor Owl era un demone, uno dei più temuti, i suoi occhi di serpente si diceva avessero il potere di pietrificare chiunque li avesse guardati per troppo tempo. Indossava sempre abiti scuri ed eleganti, sempre camicia, gilet, pantaloni e mocassini, l'unica sua stravaganza era la scelta delle cravatte per cui era ormai diventato famoso nell'istituto. Oggi paperelle demoniache.
Si poggiò elegantemente al banco più vicino alla piccola lavagna e col bastone picchiettò sulla scritta.
- Alleati magici - Iniziò facendo calare nuovamente il silenzio e prendendo a camminare avanti e dietro per l'aula - Vi salveranno dalle situazioni peggiori. Sono animali per la maggiore, saranno vostri fedeli compagni, il vostro braccio destro insomma. Rispecchieranno in tutto e per tutto il vostro essere, dal carattere alla predisposizione magica, così potrete ritrovarvi un coniglio come un giaguaro, dipenderà da voi. Prendetelo come una sorta di test d'ingresso, il risultato ci darà utili informazioni su di voi. - Ci scrutò attentamente e poi conficcando gli occhi in un gruppetto di ragazze bellissime e dai capelli colorati disse - Spero non evochiate un merluzzo, care le mie sirenette. E spero anche che impariate a stare in silenzio e a non ciarlare come state facendo ora. - Non avevo mai visto delle sirene prima d'ora, erano tutte alte e magre con un viso splendido e i capelli dei colori dell'arcobaleno.
- Bene - Proseguì il professore portandosi al centro dell'aula poco più avanti di noi, col palmo della mano rivolto verso il pavimento - Dovrete solo dire " Custos es mei, brachium meum " e pensare al vostro modo di agire e reagire il più intensamente possibile. Sembra difficile ma vi assicuro che verrà naturale. -
Dopo aver ripetuto qualche volta la frase da pronunciare, per evitare incantesimi esplosivi, il professore prese un foglio dal taschino interno del gilet e iniziò a chiamare i ragazzi per eseguire l'esercizio. La prima fu una certa Jil Rose Everd, una ragazzina minuta e dall'aspetto innocuo, con trecce bionde e occhiali tondi dalla montatura sottile, aprì il palmo verso il pavimento e dopo che questo tremò leggermente sembrò fuoriuscirvi un animaletto nero e peloso tutto rannicchiato su se stesso, a primo impatto sembrò trattarsi di un gattino ma dopo poco si rivelò una pantera. La ragazza lo prese fra le braccia e tornò a posto.
- Ora sono piccoli. - Spiegò il professore - Ma nell'arco di tre giorni raggiungeranno l'età adulta e potremo iniziare l'addestramento. -
Il professore proseguì con l'elenco fino ad arrivare a me - Lilith Light. - Mi feci avanti sperando di non ricevere altri commenti poco cortesi da parte degli altri compagni e fortunatamente non successe nulla. Aprii il palmo della mano verso il pavimento e chiusi forte gli occhi. Subito dopo aver pronunciato la frase flash velocissimi mi passarono davanti, ricordi che pensavo aver rimosso o che credevo impossibili da ricordare arrivarono e fuggirono via come il vento. Sentii il pavimento tremare e un silenzio denso si condensò nella classe, quasi fosse solido, ed io sperai che il mio alleato non fosse un coniglietto paffuto e che quel silenzio non precedesse una forte risata.
Aprii gli occhi ed ai miei piedi un cucciolo rosso fuoco si rannicchiava il più possibile tremante di paura, lo presi fra le mie braccia e solo allora notai il becco e le grandi ali di splendide piume con cui cercava di coprirsi, lo coccolai un po' accarezzandogli la nuca, lui si strinse a me come un bimbo.
- È una fenice. - Sentenziò il professore quasi incredulo - Ci vogliono una maestria e un potere non indifferenti per riuscire ad evocare una creatura del genere. - I suoi occhi erano persi nel vuoto - C-complimenti signorina Light... Può tornare al suo posto. - Il professore sembrava aver appena visto un fantasma, non chiamava più altri ragazzi e aveva lo sguardo perso, strinse entrambe le mani sul bastone. Guardai verso i ragazzi che ancora mancavano all'appello e ne mancava solo uno, Ellis.
- Se non mi chiama lei verrò io! - disse il biondino spavaldo, facendosi avanti a gomitate - So che mi ha lasciato per ultimo per il gran finale, caro Francois. - Il professore sorrise ancora mezzo stordito. Ellis eseguì l'esercizio ad una velocità impressionante, senza chiudere gli occhi come la maggior parte di noi aveva fatto ma guardando dritto davanti a sé, come a voler dimostrare qualcosa. Dopo il solito tremolio ecco un leoncino stiracchiarsi sul pavimento, ma con una particolarità, aveva una testa d'aquila.
- Un grifone... Sole e tempesta. - Il professore era sempre più sgomento, guardava me e la mia fenice e poi il grifone di Ellis. La mia Fenice si agitava senza ritegno, mentre il grifone di Ellis dava segni di voler attaccare.
Ellis guardo tutti i ragazzi soddisfatto, con aria superiore come un re maligno guarderebbe i suoi sudditi più poveri, se ne tornò a posto a testa alta con un piccolo grifone saltellante al seguito.
- Professore si sente bene? - Chiese preoccupata una ragazza vedendo il suo colorito.
- S-sì sto bene grazie... La lezione... La lezione è finita. Tornate nelle vostre camere. - E scappò via veloce, zoppicando vistosamente.
Scoprii in seguito che quello era segnale di forte preoccupazione da parte del professore.
Mi incamminai verso la mia stanza giocherellando col mio cucciolo di fenice, fin ora unico mio compagno
- Sai che tutte le fenici sono maschi? Lo dicono le leggende egizie. - Disse un ragazzo mentre mi passava affianco col suo serpente, accarezzò delicatamente la testa della fenice e scomparve.
Ricordai le storie che mi raccontava mio padre sulle varie mitologie e ricordai che l'uccello che poi sarebbe stato conosciuto col nome di Fenice nell'antico Egitto era chiamato Benu ed era un airone portatore di vita, poi nell'antica Grecia collegato ad Apollo, dio del sole, che fermava il suo carro per ascoltarne il canto.
Tu sarai Benu,
pensai mentre mi dirigevo verso i dormitori.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora