• Capitolo 31. •

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Avevo lo sguardo basso, non sarei mai riuscita a reggere gli occhi di tutti puntati su di me.
- Sei uno schianto! - Jud corse verso di me - Dovrò lottare per non saltarti addosso qui, davanti a tutti. - mi sussurrò sollevandomi il mento con due dita, arrossii violentemente.

Usciti dall'Accademia un anziano autista ci stava aspettando - Quanti? - chiese, Arashi fece un sei con le dita e l'uomo con uno schiocco fece apparire un'auto nera lussuosissima.
- Prego, madame. - disse Jud invitandomi ad entrare per prima, io lo ringraziai con un cenno del capo ed entrai in macchina ma quando mi voltai vidi che al suo posto, accanto a me, c'era Ellis, che si era gettato in auto prima di Jud.
- Al Magiciant. - disse Arashi picchiettando tre volte contro lo sportello che divideva noi dall'autista, che partì a tutta velocità facendomi irrigidire, per riflesso strinsi forte l'orlo del vestito fra le mani - Tranquilla. - mi sussurrò Ellis posando una mano sulla mia gamba, ma non ottenne l'effetto sperato. Mi voltai verso il finestrino cercando di distrarmi dal brontolio continuo di Jud e dal buonissimo odore fresco di bosco che si era diffuso in auto a causa del profumo di Ellis, ebbi per un attimo l'impressione di sentirlo solo io. Mantenni la mia posizione schiva per tutto il viaggio, anche perché la mano di Ellis non intendeva lasciare la mia coscia ed io non osavo guardarlo.
Quando arrivammo l'autista frenò meno bruscamente rispetto alla partenza e i nostri sportelli si aprirono automaticamente come su una vera automobile di lusso. Una volta scesi il conducente scambiò qualche parola di circostanza con Arashi per poi ripartire a tutta velocità e scomparire nel buio e nella nebbia notturna.
- Ho sempre adorato Nil. - commentò Aki - È il vostro autista? - chiesi curiosa, lei alzò le spalle - Certo, all'Accademia tutti ne hanno uno. -

"Certo, il mio infatti è proprio dietro l'angolo."  Pensai.

Il pub era arredato in stile ultramoderno e futuristico, sebbene la struttura vista dall'esterno ricordasse un vecchio pub irlandese, e ancora una volta l'interno era decisamente più grande di quanto non sembrasse.
Le luci stroboscopiche spruzzavano lampi di viola e blu per tutta la sala, ai lati della quale c'erano delle tende nere che sembravano fluttuare grazie ad un vento inesistente.
- Privè per sei, interno destro, famiglia Saito. - disse Arashi ad un omone in canotta che ci scortò dietro ad una delle tende nere. Lì la musica arrivava stranamente ovattata, nonostante ci fosse solo della stoffa leggera a separare quel posto dal resto del pub, l'atmosfera era sì scura ma più accogliente, forse data dal tavolo tondo o dallo spazio in cui era situato questo privè, come fosse una grotta intagliata nella pietra.
- A tuo fratello piace molto organizzare. - commentai rivolgendomi alla mia amica - È una sua dote naturale - spiegò lei - riesce ad ottenere sempre ciò che vuole, da tutti. Beh tranne che da me ovviamente. - mi strizzò l'occhio facendomi sorridere.
Senza volerlo mi ritrovai tra Jud ed Aki, con di fronte lo sguardo duro di Ellis, affiancato da Arashi e Marina. Non potendo sostenere lo sguardo del mio amico guardai il tavolo notando delle scanalature nel legno laccato nero, ci passai un dito sopra per capire cosa potessero essere.
- Osserva. - mi sussurrò Jud e, disegnando qualcosa nell'aria, fece abbassare e poi sollevare quelle piccole scanalature, che illuminate formavano un cerchio, facendo apparire un drink blu dall'interno del tavolo.
- Che roba è? - chiesi storcendo il naso, sulla Terra avrei guardato con sospetto chiunque mi avesse offerto un drink.
- È analcolico, tranquilla. - sorrise Ellis addolcendo lo sguardo, gli sorrisi e fidandomi iniziai a sorseggiare il drink.
Mentre bevevo pensai che forse se a dire quelle parole fosse stato Jud non l'avrei neppure toccato, ma cacciai repentinamente quel pensiero focalizzandomi sul bellissimo color blu cangiante del liquido che c'era dentro l'elegante bicchiere.
- Non guardare tutto ciò che facciamo o che proponiamo come se fossimo degli alieni, veniamo da una dimensione diversa ma pur sempre sulla Terra e siamo pur sempre ragazzi. - rise Arashi vedendo come studiavo il bicchiere che avevo fra le mani, ancora un po' scettica nonostante le parole di Ellis ed il bellissimo blu cobalto che ora si sprigionava dal drink.

" Sì Arashi ma, se vivessi sulla Terra, capiresti perché lo faccio. "

Gran parte della serata passò fra drink, che imparai ad ordinare col menù virtuale, e piacevoli conversazioni, finché Jud, un po' alticcio, non mi prese per un braccio urlando - Ho voglia di ballare! - trascinandoci tutti in pista.
- Ti sai muovere! - mi urlò Marina nell'orecchio prima di essere rubata dalle braccia di Arashi - Ti tengo d'occhio. - le dissi prima che potesse allontanarsi troppo per potermi sentire, lei mi guardò complice e poi si voltò verso il gemello ridendo delle sue battute.
- Mi gira la testa. - ammise Jud ed il suo pallore poteva confermarlo - Ti accompagno a prendere una boccata d'aria. - proposi sovrastando la musica assordante, lui annuì e, trascinandolo di peso, riuscii a raggiungere un corridoio defilato con un buon riciclo d'aria, illuminato malamente dalle luci della discoteca.
- È un po' lugubre ma dovrebbe andare. - dissi poggiandolo sul muro, avevo le mani nelle sue per evitare che cadesse ma, in pochi secondi, lui riuscì a capovolgere la situazione e mi ritrovai incastrata fra il suo corpo possente ed il muro gelido - Perfetto. - mi sussurrò macabro.
- V-vedo che hai ripreso colore, c-che stai meglio. - sorrisi cercando di apparire calma e disinvolta, ma avevo ben notato i suoi occhi trasformarsi in rubini infuocati.

"Se gli occhi di un demone diventano rossi vuol dire che si è risvegliata la sua parte più oscura e selvaggia e che tu sei nei guai. "

Ripeteva spesso mio padre durante le lezioni di magia nera di quest'estate.

- Noi demoni sappiamo controllare il battito cardiaco e, se vogliamo, la circolazione del sangue, non lo sapevi? - inspirò a pieni polmoni - Stasera hai un odore irresistibile. - mi avvicinò di più a lui, le luci creavano sul suo volto ombre inquietanti.

- Strano, non ho cambiato profumo. - sapevo a cosa si stesse in realtà riferendo, ma avevo bisogno di tempo per trovare una via di fuga - Bene, dato che stai meglio io andrei. - cercai di defilarmi passando sotto il suo braccio, aveva i palmi ben piantati contro il muro all'altezza del mio viso, ma mi bloccò prendendomi per un fianco e stringendolo e bloccando la mia fuga facendomi scappare un mugolo di dolore - Ti prego Lil, non rendermi le cose troppo facili, ho voglia di giocare ancora un po'. - mi sussurrò, aveva il fiato caldo che sapeva di alcool. Iniziò a baciarmi la clavicola e, per quanto cercassi di divincolarmi, non riuscii a spostarlo di un solo millimetro. Sentivo pulsare innaturalmente la collana contro il mio petto, quasi pregava per uscire fuori dal suo involucro di legno e dare una bella lezione al demone che mi stava sovrastando, ma non potevo rischiare che Jud la vedesse, così la ignorai.
La pelle mi bruciava, tutto il corpo mi bruciava. 

Avevo bisogno di aiuto.

- La stai spaventando, basta. -

Sentii una voce provenire dalle spalle di Jud e vidi un'ombra stagliarsi su uno sfondo di luci accecanti e venire verso di noi.

L'ultimo dei Guardiani (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora